Avvenire di Calabria

Nel Santuario marchigiano è conservata la Santa Casa, quella in cui visse la Beata Vergine Maria

Oggi è la festa della Madonna del Loreto

Papa Benedetto la definì «una casa aperta a tutti noi, in cammino verso la Città eterna»

di Redazione Web

Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram
Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram

Una casa con sole tre pareti e quindi aperta, al mondo e a tutti gli uomini. Si presenta così, al di sotto del prezioso rivestimento marmoreo rinascimentale, la Santa Casa di Nazareth, secondo la tradizione trasportata «per ministero angelico» su una pubblica strada a Loreto: dimora terrena della Vergine Maria, luogo in cui ricevette l’annuncio dell’Angelo Gabriele e visse insieme a Giuseppe e a Gesù, è testimonianza dell’avvenimento più importante della storia: l’Incarnazione.



Madonna del Loreto, la Santa Casa testimonianza autentica

Le ricerche storiche, archeologiche e scientifiche sembrano confermarne l’autenticità, sancita per la prima volta nel 1310 da una bolla papale di Clemente V. Un recente studio ha dimostrato che le pietre della costruzione sono state lavorate secondo l’uso dei Natabei, diffuso nella Galilea ai tempi di Gesù. Su di esse sono incisi graffiti giudicati dagli esperti di chiara origine giudeo-cristiana e la malta di costruzione impiegata risulterebbe estranea agli usi edilizi marchigiani.

Inoltre, cinque croci di stoffa appartenute probabilmente ai Crociati e alcuni resti di un uovo di struzzo, simbolo del mistero dell’Incarnazione, sono stati ritrovati tra i mattoni della Santa Casa, il cui perimetro combacerebbe perfettamente con le dimensioni delle fondamenta rimaste a Nazareth. Ma perché tre pareti? Con ogni probabilità esse costituirono una sezione dell’abitazione della Vergine, l’anticamera in muratura che introduceva alla retrostante grotta scavata nella roccia, ancora oggi venerata nella Basilica dell’Annunciazione di Nazareth.

Santa Casa, il mistero del trasporto

In tanti continuano ad interrogarsi su come possa essere avvenuto il trasporto di questa reliquia-reperto che ad occhio nudo non sembrerebbe essere ricostruita e che è sopravvissuta anche al rovinoso incendio del 1921 in cui andarono distrutti parte della decorazione pittorica del Santuario e l’esemplare ligneo originale della Madonna Nera.

La tradizione racconta che nel 1291, dopo l’espulsione dei Crociati dalla Palestina, le pareti vennero trasportate dapprima in Illiria, nell’odierna Croazia e poi nella cittadina del Centro Italia. Riferisce una cronaca del 1465 redatta dal Teramano: «…dopo che quel popolo di Galilea e di Nazareth abbandonò la fede in Cristo e accettò la fede di Maometto, allora gli Angeli levarono dal suo posto la predetta chiesa e la trasportarono nella Schiavonia.

Ma lì non fu affatto onorata come si conveniva alla Vergine… Perciò da quel luogo la tolsero nuovamente gli Angeli e la portarono attraverso il mare, nel territorio di Recanati». In molti oggi tendono ad abbracciare l’ipotesi, avvalorata dall’antico codice Chartularium culisanense, secondo la quale gli angeli della tradizione a cui è attribuita la traslazione, altri non siano che la nobile famiglia Angeli, bizantina dell’Epiro, che nel XIII secolo mise in salvo via mare dalla furia saracena il venerato sacello. Tuttavia, il perfetto stato di assemblaggio e conservazione delle pietre ha mantenuto viva un’interpretazione del trasporto, aperta al soprannaturale.

Madonna del Loreto, le parole di Papa Benedetto

Colpisce poi la strana collocazione su «una pubblica via». «In questo aspetto – ha detto Benedetto XVI visitando Loreto nel 2012 - è custodito il messaggio singolare di questa casa: non è una casa privata, ma è aperta a tutti, sta sulla strada di tutti noi. Siamo tutti in cammino verso un’altra abitazione: la Città Eterna».

Articoli Correlati