Avvenire di Calabria

La Cei ha presentato il primo report sulle denunce raccolte nell'ultimo biennio circa presunti abusi in ambito ecclesiale

Giornata di preghiera per le vittime di abusi, le iniziative in Calabria

Presentata anche l'attività svolta dai Servizi regionali e diocesani a tutela dei minori: bene la Calabria sulle sinergie avviate con altri enti

di Redazione Web

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In occasione della Giornata di preghiera per le vittime di abusi, la Conferenza episcopale italiana ha presentato un primo report sulle denunce raccolte nell'ultimo biennio e sull'attività svolta dai Servizi regionali e diocesani istituiti in tutte le regioni ecclesiastiche, tra cui la Calabria, per contrastare eventuali abusi in seno alla Chiesa.

Tutte le regioni ecclesiastiche e tutte le diocesi hanno istituito un servizio regionale o diocesano (alcuni anche interdiocesano) per contrastare eventuali abusi su minori in ambito ecclesiale. È quanto emerge dal primo Report nazionale sulla rete territoriale per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili presentato dalla Conferenza episcopale in occasione della seconda Giornata nazionale di preghiera per le vittime e i sopravvissuti agli abusi sessuali che vedrà diverse iniziative anche in Calabria.


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L’iniziativa, istituita in corrispondenza della Giornata europea per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l’abuso sessuale, coinvolge tutta la comunità cristiana nella preghiera, nella richiesta di perdono per i peccati commessi e nella sensibilizzazione riguardo a questa dolorosa realtà. Il tema di questo secondo appuntamento di consapevolezza e comunione è tratto dal Salmo 147: «Il Signore risana i cuori affranti e fascia le loro ferite».

I casi segnalati negli ultimi due anni

I dati presi in esame dal report si riferiscono all’ultimo biennio, 2020-2021, e costituiscono una prima fotografia della situazione. Il dato sarà aggiornata di anno in anno.

Nei due anni analizzati il totale dei contatti registrati dai Centri di ascolto, cioè il numero delle persone che si sono rivolte a uno di questi Centri per segnalare un abuso, è stato di 86: 38 contatti nel 2020 e 48 nel 2021. I casi segnalati, anche per fatti riferiti al passato, riguardano 89 persone.

La Cei, in accordo con il dicastero per la Dottrina della Fede, inoltre, ha annunciato avvierà al più presto un’indagine sui 613 fascicoli depositati dalle diocesi italiane presso lo stesso Dicastero dal 2000 a oggi, relativi ad accuse di abuso a carico di chierici.

Il lavoro del Servizio regionale tutela dei minori in Calabria

Il Report passa in rassegna, inoltre, l’attività del Servizio regionale tutele dei minori istituito presso le 16 regioni ecclesiastiche italiane. I servizi regionali rappresentano il luogo di coordinamento tra i Servizi diocesani e organizzano iniziative di formazione dei membri degli stessi Servizi.

Le attività del SRTM sono state quasi esclusivamente iniziative di carattere formativo, con 36 incontri nel 2020 e 62 nel 2021 (per un totale di 98 incontri con 2.746 partecipanti).

Indagando le iniziative dal punto di vista del tema trattato, si osserva la prevalenza di “le ferite degli abusi su minori” (nel 2020 sono stati realizzati 13 incontri su questo tema, mentre nel 2021 sono stati 21); “valori e atteggiamenti legati al rispetto della dignità del minore” (dal 2020 al 2021 il numero di incontri è cresciuto da 14 a 17). Nel corso dei due anni considerati, i temi “l’ascolto delle vittime” e “le buone prassi in parrocchia” sono raddoppiati, passando rispettivamente da 10 a 20 e da 8 a 17.


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L’analisi delle risposte rivela quale aspetto critico la mancanza di collaborazione del SRTM con enti, associazioni o altre istituzioni non ecclesiali. Solo la Regione Calabria – emerge ancora dal Report – dichiara iniziative promosse in collaborazione con il Tribunale per i Minorenni, l‘Ordine Avvocati e il Tribunale Ecclesiastico. Le restanti 15 regioni dichiarano di non aver organizzato alcuna iniziativa con le istituzioni della società civile. Il Servizio regionale tutela minori della Regione Toscana ha partecipato a tavoli istituzionali regionali, a differenza delle altre 15 regioni che dichiarano di non avere in atto alcuna partecipazione.

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