Avvenire di Calabria

Una delle figure di spicco fra i discepoli di Gesù, autore del quarto Vangelo, testo caratterizzato da un linguaggio teologico molto raffinato

Oggi la Chiesa festeggia san Giovanni evangelista

A lui verranno attribuite risurrezioni di morti, miracoli e discorsi e la sua figura entrerà trionfalmente nella storia della teologia e della pietà popolare

di Redazione Web

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Oggi la Chiesa festeggia san Giovanni evangelista. Una delle figure di spicco fra i discepoli di Gesù, autore del quarto Vangelo, testo caratterizzato da un linguaggio teologico molto raffinato, nonostante Giovanni fosse un pescatore, come i suoi fratelli Simon Pietro e Andrea.

Oggi la Chiesa festeggia san Giovanni evangelista

Dell’apostolo Giovanni (nome ebraico che significa “Il Signore dona la sua grazia”) è nota nei Vangeli la famiglia: suo padre era Zebedeo, suo fratello l’apostolo Giacomo; di professione era pescatore, o forse membro di una società familiare di pesca a cui probabilmente collaboravano anche altri due fratelli, gli apostoli Simone Pietro e Andrea. La sua vocazione era appunto avvenuta nell’ambiente di lavoro e da quel momento Giovanni era stato cooptato da Gesù nel gruppo ristretto dei tre testimoni privilegiati comprendente anche Pietro e Giacomo. Sono loro ad assistere in esclusiva alla risurrezione della figlia di Giairo, alla trasfigurazione, alla preghiera del Getsemani.


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Gli studiosi hanno cercato di approfondire la genesi dello scritto, proponendo ricostruzioni molto complesse. Certo è che alla base del quarto Vangelo si ha la testimonianza dell’apostolo stesso che aveva condiviso la vita pubblica di Gesù da un angolo di visuale privilegiato. È lui a dare il via, attraverso le sue parole, a uno scritto che forse ebbe l’aiuto di un redattore qualificato che compose il Vangelo sulla base di quella testimonianza orale, ma anche con la sua esperienza, la sua preparazione spirituale e culturale, la sua abilità letteraria. Per alcuni studiosi potrebbe essere costui il “discepolo amato”, associato a Giovanni. Comunque stiano le cose, è indubbio che il quarto Vangelo rivela un’opera di formazione progressiva, tant’è vero che ci incontriamo con due finali diversi, segno almeno di un’ulteriore “riedizione”. L’insieme, però, del Vangelo rivela una sua compattezza e un’identità teologica ben netta. Per questo, esso fu particolarmente amato dalla tradizione che esaltava i grandiosi discorsi di Gesù contenuti in quelle pagine; i miracoli, “segni” del mistero profondo di Cristo; la grandiosa narrazione della Passione che vede la croce come il trono della gloria del Redentore; l’indimenticabile e stupendo prologo dove si celebra l’Incarnazione del Verbo; gli incontri di Gesù con personaggi che rappresentano altrettanti modelli di vita, come Nicodemo o la Samaritana; il tema reiterato dell’amore e così via.


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Ma attorno a Giovanni è fiorita anche una tradizione popolare molto vivace che si è basata su testi apocrifi e su vere e proprie leggende. Secondo queste memorie Giovanni, durante la persecuzione di Domiziano, sarebbe stato condotto da Efeso a Roma ove, a Porta Latina, sarebbe stato immerso in una caldaia di olio bollente, da cui uscì illeso. Sarebbe stato allora relegato nell’isola-prigione di Patmos nell’Egeo, ove avrebbe scritto l’Apocalisse. Da lì, trasferito a Efeso, avrebbe convertito un filosofo e, costretto dagli orefici di quella città – i quali producevano ex voto per la dea Artemide – a bere una coppa di veleno, con un segno di croce l’avrebbe purificata facendone uscire una serpe.

A lui verranno attribuite risurrezioni di morti, miracoli e discorsi e la sua figura entrerà trionfalmente nella storia della teologia e della pietà popolare, esaltato come “vergine” e “teologo”. Una lunga sequenza iconografica lo accompagnerà nei secoli: mentre l’Oriente lo rappresenta anziano, calvo e barbuto, l’Occidente medievale lo preferisce giovane e imberbe. Il suo Vangelo rimarrà, comunque, la stella polare della sua presenza nella storia della cristianità che lo festeggerà il 27 dicembre, in connessione col Natale da lui esaltato nella meditazione sull’Incarnazione che affiora nelle sue pagine. Il patriarca greco-ortodosso Atenagora dichiarava: “Giovanni è all’origine della nostra più alta spiritualità. Come lui, i ‘silenziosi’ conoscono quel misterioso scambio dei cuori, invocano la presenza di Giovanni, e il loro cuore s’infiamma”.

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