
Reggio Calabria, il 27 aprile concerto in onore di San Giorgio e Papa Francesco
Presso San Giorgio Extra, il secondo evento della rassegna “Musica al Centro” 2025: un intreccio tra spiritualità, polifonia sacra e cultura calabrese.
La bellezza del quotidiano “lavoro” in Piccola Opera è determinata dalla spinta motivazionale legata al suo esordio e allo spirito stesso con cui il nostro fondatore, don Italo Calabrò, ha dato avvio ad ogni cosa. Il senso profondo, infatti, che accompagna ogni intervento e che permette quotidianamente di arricchire le nostre vite personali e professionali è la profonda spinta a considerare il nostro agire in primis come un incontro da persona a persona.
Quello che siamo chiamati a fare, nelle varie forme previste dagli accordi convenzionali (si va da centri di riabilitazione sanitaria a case famiglia, a servizi di prossimità ecc. ecc.), è facilitare il più possibile, in funzione della condizione clinica di salute delle persone accolte, la loro piena espressione come individui, mettendo ogni persona al centro del suo stesso processo di sviluppo e di realizzazione e fornendogli le condizioni sanitarie e sociali che promuovano il suo protagonismo nell’indicarci la strada per essere quello che è, realizzando la propria dimensione esistenziale.
Se io dicessi solo che ho incontrato un ragazzo con “deficit persistente nell’iniziare e sostenere la comunicazione sociale e le interazioni sociali reciproche che sono al di fuori della gamma prevista di funzionamento tipico data l’età dell’individuo e il suo livello di sviluppo intellettivo, e che esprime modelli di comportamento, interessi o attività persistenti, ristretti, ripetitivi e inflessibili” [definizione di autismo per ICD 11], avrei forse trovato la strada per capire come quel ragazzo possa essere felice? Se invece, a questa cornice teorica essenziale per contestualizzare alcuni comportamenti, io aggiungessi tutta una serie di letture osservative e diagnostiche che mi fanno capire chi è veramente quel singolo ragazzo che incontro, che si chiama Francesco e che manifesta un certo temperamento, interessi e attitudini, modi di incontrare l’altro e il mondo, modi di stare bene, preferenze, desideri ecc. ecc., potrei costruire un progetto/programma di tipo riabilitativo e/o educativo.
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Tale progetto faciliterà il ridimensionamento di ciò che costituisce barriera per la sua espressione (sia interna che esterna) e svilupperà proposte che favoriscano una crescita e un miglioramento costante nell’inserimento sociale. Se poi la costruzione di questo percorso venisse realizzata attraverso una pluralità di contributi che vengono da diverse visioni professionali, avrei «composto» ed «eseguito» il miglior brano possibile come solo un’orchestra (équipe multidisciplinare) può fare.
Una delle dimensioni più delicate e rilevanti di cui tener conto durante il nostro lavoro quotidiano è costituita dalla sinergia da costruire e di cui prendersi costantemente cura, nel rapporto con le famiglie delle persone di cui ci occupiamo. In effetti la peculiarità delle condizioni di partenza, legate soprattutto all’incapacità del mondo ad accogliere tutti, causa un’alterazione permanente del rapporto genitore/figli, che spesso si trovano ad affrontare una “crescita senza fine” in cui sono chiamati ad impattare i bisogni speciali di cui sono portatori i loro cari, in solitudine e in sostituzione di azioni che dovrebbero essere garantite a livello istituzionale e sociale. In tal senso, il legame più forte, spesso, è quello con noi operatori sanitari e sociali che condividiamo l’accompagnamento alla persona e che costruiamo legami emotivo-affettivi che, seppur con obiettivi diversi, costituiscono ambiente relazionale.
La difficoltà e il dolore delle famiglie diventano ancora più acuti pensando a quello che potrebbe succedere dal momento in cui, a livello esistenziale, inevitabilmente si venga a creare un vuoto causato dalla morte dei loro cari. È per questo che diventa indispensabile costituire dei luoghi che abbiano le stesse caratteristiche di una famiglia (comunità Dopo di noi) che possano accogliere e consentire una dimensione esistenziale tutelata e calda, anche quando la famiglia di origine non ci sarà. Un’esperienza di riferimento in tal senso è Casa Gullì, costituita nel 2009 e diventata negli anni, oltre che la famiglia per quattro uomini e due donne, punto di riferimento e testimonianza sul territorio di una vita inclusiva, che permetta di guardare ai «padroni di casa» come risorse che si offrono come opportunità per la loro comunità, attraverso una fattoria e un orto testimoni di un approccio di tutela della persona e dell’ambiente.
Il privilegio che è riservato alle persone che si permettono di andare oltre gli stereotipi e le letture parziali della dimensione del funzionamento atipico è quello di incontrare persone che hanno una spiccatissima intelligenza emotiva e una capacità relazionale al di fuori della norma (quella sì, pienamente), capaci di stabilire contatti intimi, profondi e generosi, e di stabilire salde e sane relazioni che durano per sempre e all’interno delle quali noi “normali” veniamo straordinariamente riconosciuti e valorizzati come difficilmente succede nel mondo che “funziona”.
*Psicologa dello sviluppo e dell'educazione e psicoterapeuta Approccio Umanistico Esistenziale - Referente del centro di riabilitazione sanitaria "Tripepi Mariotti"; Responsabile della comunità alloggio Casa Gullì (legge Dopo di noi); Responsabile del centro socio sanitario Zuccalà Manganaro (Fondo Versace) per l'Associazione Piccola Opera Papa Giovanni onlus
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