Accoglienza, «Il modello Riace non era criminale»
Importante sentenza in appello nel processo che vedeva alla sbarra l’ex sindaco di Riace, Mimmo Lucano e il “suo” modello d’accoglienza. La procura generale aveva chiesto 10 anni di reclusione.
Il sindaco sospeso di Riace Mimmo Lucano è stato rinviato a giudizio assieme agli altri 26 indagati nell'ambito dell'inchiesta denominata "Xenia" sulla gestione dei migranti a Riace. La decisione è stata letta dal Gup del Tribunale di Locri Amelia Monteleone dopo sette ore di camera di consiglio. Il processo è stato fissato per l'11 giugno prossimo a Locri. A Lucano, ancora sottoposto al provvedimento di divieto di dimora a Riace, e alle altre 26 persone rinviate a giudizio, l'accusa contesta, a vario titolo, i reati di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e abuso d'ufficio. Nessuno degli indagati era presente in aula alla lettura del dispositivo da parte del Gup, così come era accaduto anche nelle cinque giornate di udienza.
Lucano, al terzo mandato come primo cittadino di Riace, proprio nell'ambito dell'operazione Xenia della Procura di Locri, il 2 ottobre, era dapprima stato posto agli arresti domiciliari, misura poi trasformata nel divieto di dimora a Riace.
Importante sentenza in appello nel processo che vedeva alla sbarra l’ex sindaco di Riace, Mimmo Lucano e il “suo” modello d’accoglienza. La procura generale aveva chiesto 10 anni di reclusione.
Tra le pagine dei giudici emerge una figura cinica del politico: «Piuttosto che restituire ciò che veniva versato, aveva pensato di reinvestire in forma privata gran parte di quelle risorse».
Pubblichiamo la riflessione del vescovo di Campobasso-Boiano rilasciata nel 2018, anno dell’inizio dell’inchiesta: «Ritengo che l’agire di questo sindaco, coraggioso e tenace, sia stato fecondo di bene».