Avvenire di Calabria

Sono don Davide Maschella, della Parrocchia S. Famiglia di Vibo Valentia; e don Giuseppe Vallone, della Parrocchia S. Pietro di Brattirò, comune di Drapia

Ordinati due nuovi giovani presbiteri nella diocesi di Mileto

Redazione Web

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Grande gioia sabato scorso nella diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea per l’ordinazione presbiterale di due giovani: don Davide Maschella, della Parrocchia S. Famiglia di Vibo Valentia; e don Giuseppe Vallone, della Parrocchia S. Pietro di Brattirò, comune di Drapia (VV).
La celebrazione, presieduta dal Vescovo Mons. Luigi Renzo, è avvenuta nella Basilica Cattedrale di Mileto, alla presenza del clero, dell’èquipe formativa del S. Pio X e dei fedeli laici.

Con questi due nuovi presbiteri, sono 27 i sacerdoti da ordinati da Mons. Renzo in 13 anni di Episcopato, assieme anche a 2 religiosi ed un Vescovo, Mons. Francesco Massara.
A conclusione della celebrazione Mons. Renzo ha annunciato anche il nuovo Vicario Generale, Mons. Filippo Ramondino, già Cancelliere, che sarà sostituito dal successore Don Lucio Bellantoni.

L’omelia del Vescovo Mons. Luigi Renzo.

Fratelli carissimi saluto tutti voi, ma in particolare la famiglia Moschella di Vibo e Vallone di Brattirò. A loro dico grazie per il dono che fanno alla Chiesa dei figli D. Davide e D. Giuseppe, che stasera saranno ordinati Sacerdoti in eterno. La celebrazione, prevista per il 4 luglio, abbiamo dovuto ritardarla ad oggi a causa del coronavirus, ma questo certamente ha intensificato l'attesa e non ha sminuito la gioia di vederli stasera Sacerdoti.
Sappiamo bene quanto sia prezioso il dono del Sacerdozio senza il quale non potrebbero esserci i Sacramenti del Perdono e della Eucaristia, su cui si fonda l'esistenza stessa della Chiesa e della comunità cristiana.

Nei mesi di lockdown da tutti è stata lamentata e sofferta la mancanza dell'Eucaristia, della messa di presenza e la mancanza delle relazioni umane con gli altri. Non siamo fatti per vivere da soli. La vita cristiana poi si caratterizza per questo rapporto vivo e sacramentale con Dio che anima, cambia e trasfigura il nostro rapporto col prossimo in fraternità: "Se due di voi sulla terra si metteranno d'accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà", ci ha detto Gesù nel Vangelo (Mt. 18,15-20).

È come dire che l'unione fa la forza, ma per noi cristiani non basta perchè i nostri rapporti devono essere espressione di fraternità e la fraternità è molto di più perchè centrata su Gesù e Gesù è l'anima e la forza dei nostri rapporti col prossimo. Questa è la regola per tutti, ma lo è ancora di più per e tra i Sacerdoti.
Come è brutto e sconcertante sentire di sacerdoti che non si vogliono bene, che parlano male gli uni degli altri, che ce la mettono tutta per mettere in cattiva luce i confratelli. Per usare una frase di Gesù "sarebbe meglio che si gettassero a mare con una pietra al collo". Al contrario Gesù ci chiede di trovare armonia, di cercare accordi e, per usare un'immagine musicale, comporre insieme una sinfonia.

Due che si mettono d'accordo è l'inizio della sinfonia della fraternità, è l'inizio della comunità di fratelli che decidono di camminare insieme e decidono di diventare un "noi". Non è certamente automatico che due suoni formino subito un accordo, ci vuole pazienza, ma quando si trova l'accordo tutti (suonatori e partecipanti) gustano la dolcezza dell'armonia: è straordinario che voci e strumenti diversi eseguano un'unica melodia.
Nella vita della comunità l'armonia della melodia è grazia, è dono di Dio, ma ogni grazia ha un costo, richiede fatica, ecco perchè Gesù, nel Vangelo, prima di parlare dell'accordo ha premesso che tutto deve partire dalla capacità di perdono nei riguardi del fratello che sbaglia: "Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va', ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà avrai guadagnato il tuo fratello, se non ti ascolterà... non sarai responsabile della sua perdizione".

Gesù chiede ai suoi la correzione fraterna ed il perdono, non il giudizio di condanna, o peggio mettere alla berlina, magari anche sui social.
Sapersi correggere è la prova che si è fratelli. La Chiesa voluta da Gesù è una comunità di peccatori, che però sono capaci di caricarsi anche il peso dei propri compagni di viaggio. Questo è peraltro lo stile di una Chiesa sinodale che stiamo cercando di maturare tra di noi. Non possiamo essere sordi, o far finta di niente, davanti al Signore che bussa alla nostra porta.
Calza molto bene anche l'esortazione di Paolo ai cristiani di Roma: "Fratelli, non siate debitori a nessuno se non dell'amore vicendevole, perchè chi ama l'altro ha adempiuto la Legge". (Rm. 13,8-10).

Carissimi D. Davide e D. Giuseppe, Gesù vi chiama a far parte della sua fraternità, scelta e selezionata, che sa mettere gli altri al centro della propria vita e sa essere, come ci ha ricordato Ezechiele nella prima lettura, "sentinella per la casa di Israele" (Ez. 33, 1.ss.). Per un Sacerdote, accanto all'immagine della sentinella che veglia sul suo popolo, si addice quella del "pastore" perchè il pastore è tutto per il gregge ed il gregge è tutto per il pastore.

In una società in competizione ed indifferente a tutto come la nostra, il cristiano, e tanto di più il pastore, non si contentano di essere socievoli, ma si pongono come fratelli, preoccupati per la sorte l'uno dell'altro. Non basta limitarsi a dire "noi siamo a servizio della Verità" (anche con la lettera maiuscola) perchè la verità senza amore e senza spirito di fraternità porta ai conflitti e rende sterile e bugiarda la stessa Verità: "la verità si costruisce nella carità", come ci ricorda S. Paolo, e la carità è la lingua della fraternità.

Con l'imposizione delle mani e la preghiera consacratoria che compirò per voi e su di voi, la vostra vita sarà "altra", diversa: sarete "alter Christus", non al posto, ma come Cristo, che ha amato i suoi fino a dare la vita; "usque ad sanguinem", ci raccomanderebbe don Mottola.
Il sacerdote sia il servo fedele, su cui Gesù potrà contare in ogni momento. Come Gesù, deve essere "voce che chiama" (per accogliere e non dividere); "presenza che consola" per amministrare la bontà e la misericordia di Dio; "dedizione che edifica" il regno santo di Dio nel mondo per consentire a Lui di impiantare la sua tenda in mezzo a noi.

Mi piace concludere con quanto scrive nella sua "Regola pastorale" S. Gregorio Magno: "L'amore tocca vette altissime quando si piega misericordioso sui mali profondi degli altri. La capacità di piegarsi sulla miseria altrui è la misura della forza di slancio verso l'altro. Per i pastori è fondamentale possedere quella disponibilità di cuore e quella forza di attrazione, per cui i fedeli non trovano vergognoso aprire loro la coscienza. Quando i flutti della tentazione si abbattono sui fedeli, il cuore del pastore diventa il loro naturale rifugio. Come il fanciullo nel seno della madre".
Vi accompagni nel vostro apostolato e nel vostro cammino la preghiera e l'affetto del popolo di Dio a cui sarete assegnati e vegli su di voi la Madonna madre dei Sacerdoti. Auguri e grazie per il dono di voi stessi al Signore ed alla Chiesa. Amen.

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