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Il 25 aprile tra passato e presente
Il diritto alla salute ancora una volta al centro della protesta dei cittadini. Dopo la mobilitazione, nei mesi scorsi, per il presidio ospedaliero di Oppido Mamertina, questa volta la cittadinanza della Piana di Gioia Tauro scende in strada a difesa del nosocomio di Polistena.
Si è svolto nel weekend il sit-in organizzato dal Comitato spontaneo a Tutela della Salute presso il Santa Maria degli Ungheresi di Polistena. Al centro della mobilitazione la difesa del diritto alla salute e, in particolare, l'appello rivolto alle istituzioni competenti perché riprenda la normale attività del blocco operatorio dell'ospedale.
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Non un ospedale qualsiasi quello di Polistena. Ospedale spoke, è infatti il presidio sanitario più importante dell'intera Piana di Gioia Tauro. La goccia che ha fatto traboccare il vaso, il fatto che dal primo gennaio siano saltati e rinviati a data da destinarsi ben 80 interventi programmati a causa della mancanza di anestesisti.
Inevitabili le conseguenze per la popolazione sanitaria, con le liste d'attesa che si sono allungate a dismisura. Mentre qualcuno ha pensato di rivolgersi altrove per sottoporsi a intervento, naturalmente rimettendoci di tasca propria pur di non aspettare oltre.
Sulla vicenda è intervenuta anche la Chiesa locale. Il parroco del Duomo di Polistena e referente di Libera, don Pino De Masi, ha lanciato un chiaro messaggio alla politica: «Basta equilibrismi e lobby di potere, i cittadini hanno diritto a risposte serie», le sue parole.
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«Equilibrismi politici, autoreferenzialità lobbistiche e campanilistiche continuano ancora a disattendere il diritto sacrosanto dei cittadini della Piana alla cura», denunciano del resto con forza i componenti del comitato per il diritto alla salute. Un pensiero espresso nero su bianco anche sui volantini e i manifesti affissi non solo a Polistena, ma in altre località del territorio.
Il richiamo è all'applicazione dell'articolo 32 della Costituzione secondo cui lo Stato deve tutelare il diritto «fondamentale» alla salute. Un diritto troppo spesso disatteso da queste parti. «Chiediamo con forza la riorganizzazione e il funzionamento dell'ospedale spoke di Polistena», ma anche di «tutta la rete ospedaliera», è ancora la richiesta dei cittadini.
Non una rivendicazione campanilistica. Da questa battaglia, viene ribadito, dipende il futuro della sanità di tutto il comprensorio pianigiano. Tra le richieste avanzate, in particolare a Regione e Asp, c'è la riorganizzazione di tutti i servizi sanitari territoriali, «come risposta urgente e necessaria ai bisogni oggettivi dei cittadini senza guardare agli interessi dei soliti noti».
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Secondo il Comitato, va ripensato anche il rapporto «tra pubblico e privato, mettendo al centro l'ammalato soprattutto il più povero e il più disagiato con i suoi bisogni e la legalità "senza se e senza ma"».
In questi giorni a scrivere al presidente della Regione, Roberto Occhiuto, è stato il sindaco di Polistena, Michele Tripodi. «Nel messaggio che gli ho inviato - afferma - ho espresso forte preoccupazione per quanto sta avvenendo».
Per il primo cittadino, «il comparto operatorio infatti costituisce il cuore pulsante dell’ospedale e, se non messo nelle condizioni di funzionare h24, determina una compressione del diritto alla salute che nel territorio della Piana deve essere garantito normalmente come in ogni altra parte della Calabria e dell’Italia».
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Tripodi spiega cosa abbia creato l'attuale intoppo: «Sembrerebbe che gli anestesisti a gettone dietro convenzione non vengano pagati regolarmente e per questo motivo si rifiuterebbero di continuare le loro prestazioni extra-aziendali a Polistena».
«Se questo è l’andazzo - il timore del sindaco - l’ospedale di Polistena rischia di non arrivare alla prossima estate. Per tali ragioni non si può rimanere indifferenti, serve una mobilitazione gigante che coinvolga comitati, associazioni, enti, partiti, scuole ma soprattutto i cittadini di tutto il territorio ai quali viene sistematicamente negato il diritto di cure e assistenza».
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