Avvenire di Calabria

Paolo Borsellino, un uomo giusto

La riflessione del Coordinatore di Libera Calabria

Ennio Stamile

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Un uomo giusto. Sì, credo abbia ragione Alessandra Turrisi, giornalista pubblicista siciliana, a definirlo così nel suo ultimo lavoro editoriale dall’omonimo titolo dedicato alla vita di Paolo Borsellino. Non c’è termine migliore di questo per sintetizzare la sua vita di uomo, ancor prima che di magistrato. Credo che la domanda sorga spontanea in molti: quando un uomo può effettivamente essere chiamato giusto? Nella Bibbia il termine “giustizia” esprime il rapporto che lega l’uomo a Dio: “[Abramo] credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia” (Gen 15,6). Indica anche il rapporto che lega l’uomo al suo prossimo (come leggiamo nei libri profetici). Riferito all’uomo, il termine “giustizia”, sempre secondo il testo sacro, indica il compimento della volontà di Dio, l’ascolto della sua parola, come è detto nei Vangeli nei confronti di Giuseppe, lo sposo di Maria: “Giuseppe… era uomo giusto” (Mt 1,19). In questa luce va interpretato anche un testo del profeta Abacuc, che ispirerà l’apostolo Paolo nella sua dottrina sulla giustificazione: “Il giusto vivrà per la sua fede” (Ab 2,4; Cfr Rm 1,17). Borsellino è stato un uomo giusto, non solo e non tanto perché servitore fedele dello Stato nel delicato e complesso ruolo di Magistrato, ma innanzitutto per la sua fede semplice fatta di Eucarestia domenicale, di preghiera e di carità pronta verso il prossimo. Uomo giusto è colui che ama la verità, è fedele (fino alla morte) ai valori in cui crede, anche quando molti che condividono il suo stesso ruolo sembrano offuscare quei valori di fedeltà allo Stato; nel caso di Borsellino, magistrati presi, come sappiamo, dalla logica delle appartenenze partitico-massoniche che hanno ostacolato fino all’ultimo la figura carismatica e lungimirante di Giovanni Falcone, suo fedele amico d’infanzia, oltre che collega; non cede alla tentazione dell’invidia anche quando c’è di mezzo la propria carriera; sa discernere i carismi; è consapevole che al di sopra della giustizia c’è la carità come forza che la fonda, la sostiene e l’alimenta, come forma che la manifesta e la compie; sa rispettare le opinioni altrui anche quando sono contrarie. Sono note le vicende che riguardano l’istituzione della superprocura antimafia (DNA) e delle procure distrettuali (DDA) ideate da Falcone e di come Borsellino, pur non condividendole, ne rispettasse l’idea. Un uomo giusto non si limita a compiere il proprio dovere, ma dedica tutta la sua completa dedizione al lavoro che svolge, al ruolo che ricopre, sentendo il peso della responsabilità che non l’opprime, ma che lo spinge continuamente a fare di più ed a farlo meglio. Un uomo giusto è colui che si mette spesso in discussione, sa accettare le critiche, è consapevole delle proprie fragilità e di quelle altrui. Non cerca mai di essere protagonista, crede nel noi più che nell’io. L’idea del pool antimafia, ideato da Rocco Chinnici, con Falcone e Borsellino raggiunse risultati davvero eccellenti. E’ sempre il noi che vince. Credo che uno dei maggiori ostacoli da superare in ogni ambiente in cui si “plasma l’uomo”, ma in modo particolare nella magistratura, nella politica, nella vita ecclesiale, nella scuola, sia il superamento dell’invidia. In-video, non voler vedere, essere contro l’altro, è azione demoniaca per eccellenza perché tende a nientificare ciò che impedisce al proprio io ad emergere ed espandersi: dall’essere al nulla. Contraria all’azione di Dio che scaturisce da un amore generante: dal nulla all’essere, che fa crescere, emergere ed esistere l’altro fino a nientificare se stesso. A distanza di 25 anni dalla strage di Via D’Amelio, in cui persero la vita Paolo Borsellino e i cinque agenti di scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi (prima donna a far parte di una scorta), Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina, massimo dovrebbe essere il nostro impegno nella consapevolezza che le varie mafie non si sconfiggono solo sul piano repressivo, ma occorre un movimento culturale e collettivo tale da coinvolgere le migliori energie della società civile. Proprio loro, Falcone e Borsellino, hanno avviato un grande processo di consapevolezza che ciascuno di noi è chiamato a tener desto e riattivare anche quando alcune situazioni particolari sembrano rallentarlo o soffocarlo. A questo impegno concreto fatto di responsabilità, di legalità e giustizia, siamo chiamati ogni giorno e non solo durante gli anniversari.

 

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