Avvenire di Calabria

Intervista al neurologo del Grande ospedale metropolitano di Reggio Calabria, dottor Damiano Branca

Parkinson, la ricerca e la socializzazione migliorano la cura

Tra i massimi esperti della malattia in Calabria, lo specialista spiega come terapie tradizionali e innovative possano migliorare le condizioni di vita del paziente

di Redazione Web

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La Giornata Mondiale del Parkinson - World Parkinson’s Day (WPD) ricorre l’11 aprile, giorno della nascita del dott. James Parkinson, celebre per aver riconosciuto per primo il Parkinson come condizione medica nel suo saggio del 1817 “An Essay on the Shaking Palsy”.

Giornata mondiale del Parkinson, occasione di confronto e conoscenza sulla malattia

Sin dal 1997, la Giornata è un’opportunità di confronto per pazienti, famiglie e operatori sanitari, e per lavorare fianco a fianco con l’obiettivo di accrescere le conoscenze sulla malattia e il suo impatto sugli individui, sui loro caregiver e sulle comunità di riferimento.

La Giornata è anche un’occasione per richiamare l’attenzione dei decisori politici in ambito sanitario sulla necessità di nuove strategie per migliorare la qualità della vita dei pazienti e delle loro famiglie e favorire la ricerca medico scientifica per trattamenti innovativi.

Parkinson, il neurologo Branca: «Insieme ai farmaci fondamentale la socializzazione»

Il Parkinson è una delle malattie neurodegenerative più comuni nell’età adulta e rappresenta una crescente fonte di disabilità. L’incidenza nella popolazione generale di età superiore ai quarant’anni è di quasi cento casi su centomila persone.


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«Ogni anno, in una città come Reggio Calabria di centottantamila abitanti, si verificano trenta nuovi casi. In Italia, con una popolazione di cinquantasei milioni, si contano diecimila nuovi casi all’anno», afferma il dottor Damiano Branca, neurologo in servizio al Gom di Reggio Calabria e tra i maggiori esperti di Parkinson della regione.


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«Sicuramente - aggiunge il dottor Branca - non è tutto da addebitare al progressivo invecchiamento della popolazione. Basti pensare che nel 1990 i pazienti affetti nel mondo erano 2 milioni e mezzo saliti a 7 milioni nel 2016».

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Quali i sintomi principali della malattia e come influenzano la vita dei pazienti?

La malattia di Parkinson è riconosciuta come una condizione molto più complessa di quanto si pensasse in passato, con una varietà di caratteristiche cliniche che vanno oltre i sintomi motori come rigidità, tremore e lentezza nei movimenti. Include manifestazioni non motorie che influenzano significativamente la qualità di vita del paziente. Questi sintomi, unitamente alla progressione della malattia, portano a una perdita progressiva dell’autonomia funzionale.


PER APPROFONDIRE: Parkinson a Reggio Calabria: la vera forza arriva dalle relazioni


Nonostante il Parkinson non sia di per sé mortale, il deterioramento progressivo della qualità di vita richiede un’attenzione costante sia nella gestione clinica che nel supporto quotidiano al paziente.

In che modo ricerca e tecnologia hanno migliorato la diagnosi nelle fasi iniziali?

La ricerca sta facendo progressi significativi, soprattutto attraverso ’uso di tecniche avanzate come la scintigrafia cerebrale con trasportatore della dopamina (DATSCAN) e la scintigrafia cardiaca, che hanno migliorato la capacità di diagnosi precoce. Questi strumenti aiutano a distinguere il Parkinson da altri parkinsonismi, permettendo trattamenti più mirati e tempestivi. Un recente studio, pubblicato nel mese scorso sulla rivista neurologica internazionale “Jama” ha messo in evidenza come con una semplice biopsia cutanea – metodica poco invasiva e poca costosa – possa rilevare la presenza dell’alfa-sinucleina patologica. Questo apre nuove strade per una diagnosi precoce, consentendo una migliore gestione della malattia.

Qual è la terapia più efficace?

La gestione della malattia di Parkinson richiede un’attenta considerazione dei sintomi del singolo paziente, dell’età, dello stadio di malattia e del livello di disabilità. Oggi, sempre di più, è disponibile un’ampia gamma di terapie sintomatiche, farmacologiche, non farmacologiche e chirurgiche che rendono possibile migliorare la qualità della vita durante tutto il decorso della malattia. Appena ricevuta la diagnosi bisogna necessariamente partire con la somministrazione del farmaco più efficace: la levodopa.

È uguale per tutti i pazienti?

Siccome il decorso clinico è variabile tra i singoli pazienti, il follow up clinico regolare è essenziale per ottimizzare la funzione motoria con i farmaci sintomatici. Fondamentale instaurare una sorta di “patto di ferro” tra il medico di fiducia e il singolo paziente. Solo questo garantisce nel tempo una terapia “sartoriale”, insomma cucita su misura in base al decorso clinico che ci sarà nei mesi e negli anni successivi». 

L'approccio solo farmacologico è sufficiente?

All’approccio farmacologico, è consigliabile anche associare un’attività fisica regolare e riabilitativa, insieme ad una terapia occupazionale (musicoterapia, danzaterapia, meditazione, etc.), utile a favorire la socializzazione e scongiurare l’isolamento a cui il paziente parkinsoniano tendenzialmente è portato.

Dottor Branca, guardando al futuro, quali sono le speranze per i pazienti affetti da Parkinson?

Dobbiamo essere speranzosi, in quanto le terapie digitali e l'intelligenza artificiale contribuiranno sempre di più a una migliore gestione del disturbo. Negli ultimi anni, diversi progetti che si avvalgono dell'intelligenza artificiale, soprattutto orientati a cogliere e ad aiutare nella diagnosi precoce della malattia di Parkinson, sono stati messi in campo. Sono a conoscenza, per esempio, di un progetto portato avanti da un brillante giovane ricercatore italiano, Calligari. Grazie a due telecamere posizionate ai lati di una stanza mentre il paziente viene invitato a camminare, e con un sistema di intelligenza artificiale, si riesce a calcolare l'oscillazione della spalla e del gomito mentre il paziente cammina. Insomma si va alla ricerca di quella riduzione delle sincinesie che il neurologo cerca di trovare durante l'esame obiettivo neurologico.


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L'intelligenza artificiale può giocare un ruolo cruciale nel migliorare la diagnosi, in particolare la diagnosi precoce, in una malattia così complessa. Ciò può avere un'importanza terapeutica alla luce della nascente medicina predittiva, che ha lo scopo di avviare cure mirate prima ancora che i sintomi della malattia si manifestino. Guardando al futuro, nel mondo della salute e della malattia di Parkinson, possiamo essere ottimisti, in quanto l'uso crescente e sano delle tecnologie di intelligenza artificiale affiancherà sempre di più il medico in numerosi aspetti clinici, dalla diagnosi alla cura, fino al follow-up dei pazienti.

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