Avvenire di Calabria

In particolare, il candidato comunista auspica che «su rifiuti e welfare occorre riportarli nella gestione pubblica»

Parola ai candidati. Siclari: «Patrimoniale sui più ricchi»

Federico Minniti

Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram
Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram

PAROLA AI CANDIDATI/5 - Il professore Pino Siclari ci ritenta. Alla sua terza candidatura col Partico Comunista dei Lavoratori, ecco le sue idee per Reggio.

Rifiuti, come si esce dall’emergenza?
Nella scorsa primavera si è rivelata non vera la promessa che entro la fine di febbraio il Comune avrebbe ripulito la città in 20 giorni. Nei primi di giugno il Pcl ha richiesto la proclamazione dello stato di emergenza ambientale. Da sindaco, cioè da figura responsabile della salute sul territorio, porrei tutto il servizio sotto la gestione diretta del Comune e farei urgentemente i passi necessari per quanto riguarda la requisizione delle discariche. Il tutto nella prospettiva di avviare una reale politica di riciclo dei rifiuti con benefici certi sul terreno della produzione di ricchezza e di sviluppo dell’occupazione.

Condizioni finanziarie, come amministrare?
Il baratro in cui versa il Comune è frutto di un intreccio di indirizzi nazionali e voracità delle classi dominanti locali. Da un lato la politica delle privatizzazioni promossa tanto dal centrodestra quanto dal centrosinistra, dall’altro i tentacoli dei gruppi affaristico–mafiosi hanno affossato Reggio Calabria con connivenze trasversali ai vari settori del ceto politico dominante. In breve, occorre requisire i beni dei responsabili del sacco di Reggio, abolire il debito pubblico verso le banche, le leggi di stabilità per trovare risorse per la finanza locale. Occorre varare una nuova politica tributaria legata alla fruizione reale dei servizi e ai diversi livelli di reddito degli utenti per contrastare l’evasione di necessità da parte di chi non può consertirsi il lusso di versare le tariffe; è la stessa logica con la quale richiediamo a livello nazionale una patrimoniale sulle grandi ricchezze detenute dal 10% della popolazione italiana.

Mala–burocrazia. Come intervenire?
Occorrono scelte diverse da quelle dettate dalla controriforma Bassanini. Occorre superare i criteri aziendalistici in tutti i settori in teoria pubblici (sanità, scuola, enti locali) che danno ai dirigenti poteri e privilegi; occorre che i lavoratori possano concorrere alla scelta dei dirigenti, varare un sistema di rotazione delle cariche. Le infiltrazioni mafiose possono essere al più contenute da normative specifiche, esse potranno essere battute solo se i soggetti più deboli della società saranno coscienti della realtà e troveranno la forza di rompere con il dominio della borghesia mafiosa.

Welfare, quale strada da seguire?
I bisogni sociali sono diventati sempre più bisogni o, peggio ancora, diritti fittizi. Una miriade di anziani, portatori di handicap, donne in condizioni di straordinario disagio, immigrate e immigrati, poveri sempre più numerosi sono figure che in realtà hanno perso ogni diritto. Tutto ciò non può essere risolto dal volontariato.

Lavoro, quale è la sua ricetta?
Occorre porre tutto nelle mani del pubblico, con un intreccio virtuoso tra definizione dei bisogni, formulazione dei piani a partire dal risanamento ambientale e territoriale) specifici da collocare, in un intervento pubblico generale a sostegno della nuova occupazione. Non ponti sullo Stretto, non politiche di riarmo, non TAV, ma, anche a Reggio, ospedali, scuole, strade, ferrovie che valorizzino le aree interne in modo reale (e non come quello aleatori della Gallico – Gambarie). Occorre ridurre l’orario di lavoro a parità di paga perché tutte e tutti possano lavorare.

Politiche familiari. Quali strumenti ipotizza?
Si parla di diritto alla famiglia mentre si nega il diritto alla casa, alla salute. All’ assistenza all’infanzia, agli anziani e ai disabili. Si parla di diritto alla famiglia proprio mentre milioni di famiglie di immigrati sono costretti a separazioni forzate, alla clandestinità, a ogni ricatto. Il tutto dentro una grande crisi che accentua divisioni ed emarginazione, disprezzo chi è più debole o diverso. In questo discorso va dunque ricondotta la condizione di tutti quei rapporti di unione che, fondati su di un autentico vincolp d’amore, devono avere il riconoscimento e i diritti di tutti gli altri.

 

Leggi le nostre interviste agli altri candidati:

Articoli Correlati