
Limbadi, il 6 maggio si illumina per Maria Chindamo: memoria viva contro la ‘ndrangheta
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Uno dei killer di Lea Garofalo è morto nei giorni scorsi: incredibile presa di posizione del Comune di Petilia Policastro. Il sindaco Saporito e la Giunta comunale, infatti, hanno fatto affiggere un manifesto di cordoglio alla famiglia dello 'ndranghetista.
Sta suscitando polemiche il manifesto funebre che il comune di Petilia Policastro (Crotone) ha esposto per la morte di Rosario Curcio, con il cordoglio di sindaco e giunta. L' uomo è morto a Milano alcuni giorni fa, ma era detenuto a Opera a seguito della condanna per l'omicidio della testimone di giustizia Lea Garofalo.
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Curcio faceva parte del commando che su ordine del clan Cosco, uccise e fece sparire il cadavere di Lea. L'uomo, 46 anni, partecipò al delitto e venne indicato come la persona che ne distrusse il cadavere. Lo scorso 29 giugno tentò il suicidio in cella, è morto qualche ora dopo. L'amministrazione comunale di Petilia Policastro, suo paese di origine, ha giustificato il manifesto spiegando che esiste un accordo con le pompe funebri locali per indicare la partecipazione del comune a ogni defunto del paese.
Tuttavia, il sindaco, Simone Saporito, ha aggiunto una spiegazione che è stata contestata dalle opposizioni in consiglio comunale: “L’opportunità di fare il manifesto è in effetti opinabile - ha riconosciuto - ma noi abbiamo fatto il manifesto a tutti. Perché a lui no? Davanti alla morte si è tutti uguali. Sarebbe stata una discriminazione al contrario non farlo”.
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«L’iniziativa del sindaco di Petilia Policastro, che ha voluto commemorare con un manifesto funebre a nome dell’amministrazione comunale la morte di uno degli assassini di Lea Garofalo, è indecente. Le istituzioni non devono dimenticare, la ‘ndrangheta va sempre isolata».
Lo scrive su Twitter Roberto Occhiuto, presidente della Regione Calabria, dopo la decisione dell'amministrazione del Comune crotonese di far affiggere un manifesto di cordoglio in occasione dei funerali di Rosario Curcio, uno dei killer della testimone di giustizia Lea Garofalo, uccisa, data alle fiamme e sciolta nell’acido nel novembre del 2009.
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Tags: Lea GarofaloNdrangheta