Avvenire di Calabria

Nonostante questo operatori e volontari de La Provvidenza e Agiduemila non si arrendono mai

Poli di prossimità, Sara Bottari: «Viviamo alla giornata»

Federico Minniti

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Il Coronavirus ci invita a restare da soli. C’è chi, però, ha profonda necessità di compagnia. Sono le donne e gli uomini che vivono i poli di prossimità (La Provvidenza e Agiduemila) guidati da Sara Bottari. Ecco come si vive questo periodo tra restrizioni e paura.

Come si custodiscono le fragilità?
Il periodo di isolamento che abbiamo vissuto ci ha messo a dura prova. Le persone disabili che più di ogni altro hanno bisogno di contatti e manifestazioni rassicuranti, hanno subito un arresto dalle proprie abitudini e una pausa dei legami affettivi. L’isolamento in casa, infatti, provoca smarrimento e talvolta reazioni nervose che le famiglie hanno dovuto gestire con difficoltà. Ci è stata segnalata più volte dai familiari la richiesta pressante di rivedere i compagni e gli operatori.

Come vi siete organizzati?
Attraverso una chat dedicata ai ragazzi e ai loro famigliari, abbiamo mantenuto il contatto con la collaborazione delle mamme, delle sorelle e dei fratelli che li hanno aiutati a risolvere facili problemi e cruciverba; a leggere storie da commentare o illustrare e perfino ad inventare passi di danza. Dal 15 giugno al 15 luglio abbiamo riaperto le attività anche se non abbiamo potuto fare le nostre consuete vacanze in montagna e al lido comunale, ma la gioia di ritrovarsi e i giochi all’aperto hanno consentito la ripresa del percorso interrotto. Il 22 settembre abbiamo riavviato i servizi qualche giorno prima delle scuole e da allora stiamo incontrando ogni giorno i ragazzi. Siamo anche usciti per andare in Cattedrale e come ogni anno abbiamo pregato insieme davanti all’icona della Madonna della Consolazione.

Provate a vivere delle giornate “normali”?
La nostra grande famiglia vive le difficoltà con leggerezza per non riversare sui ragazzi le nostre preoccupazioni. Come si dice nei gruppi scout “noi sorridiamo e cantiamo nelle difficoltà”. Logicamente tutti i dispositivi di sicurezza vengono messi in campo per proteggere tutti noi. Termoscanner, disinfettanti, mascherine, visiere, guanti e distanziamento, vengono accettati con paziente diligenza e le attività si svolgono indossando le mascherine. Viviamo alla giornata, preoccupati, non si può negare, per eventuali nuove restrizioni.

Vi sentiti supportati nella vostra azione dalle Istituzioni?
Non chiedo nulla alle istituzioni per ora. Aspetto tempi migliori per sollecitare nuovi bandi necessari a sostenere la vita e il futuro dell’associazione e delle famiglie che a noi si rivolgono. Recentemente ho proposto che le realtà come Agiduemila, convenzionate o meno, si incontrassero in rete per affrontare problemi comuni quali: barriere architettoniche e/o psicologiche, possibilità di lavoro e formazione, iniziative per realizzare strutture per il “dopo di noi” ed altri che sono fondamentali per il riconoscimento ed il soddisfacimento dei diritti delle persone disabili. Infatti, una rete che superi le derive individualiste potrebbe favorire una comunione di intenti, di azioni ed essere utile per mettere in rilievo le fragilità e la solitudine delle persone, soprattutto disabili, che vivono questo particolare momento storico con maggiore apprensione e difficoltà.

E rispetto alla scuola? Quale didattica «a distanza» per gli studenti disabili?
La scuola è ancora lontana da una politica inclusiva e almeno nella nostra realtà non affronta il tema della formazione degli insegnanti di sostegno. È certamente un argomento di grande rilievo, ma credo che in questo periodo i problemi della scuola siano diversi e molto consistenti. Non si può accettare a mio parere che le scuole superiori rimangano chiuse per non sovraccaricare i mezzi pubblici. Credo che la politica talvolta si dimostri miope di fronte alle vere esigenze dei giovani. L’anno in corso certamente sarà ricordato come quello meno idoneo alla maturazione dei ragazzi.

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