Avvenire di Calabria

Tanta emozione, preoccupazione e gioia. Attraverso i loro racconti, scopriamo come i piccoli catechisti affrontano la tappa che li preparerà a ricevere il dono dell’Eucarestia

Confessione, verso il primo incontro con la Misericordia di Gesù

Il sacerdote: «Quello che ricevono i bambini è un grande dono di Dio partecipato loro attraverso le mani della Chiesa»

di Davide Imeneo e Francesco Chindemi

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L’emozione di avvicinarsi per la prima volta al sacramento della Riconciliazione. Il momento che precede di un anno la prima comunione non è un semplice atto “formale” del percorso di catechesi del fanciullo, come se fosse un lasciapassare per l’Eucarestia. È qualcosa in più. Scopriamolo attraverso le voci di bambini, genitori, catechiste e sacerdote.

Prima Confessione, voce ai bambini

La Prima confessione un momento certamente vissuto con grande trepidazione e attesa in particolare dal bambino, ma anche dai genitori che, insieme ai catechisti, hanno un importante compito: accompagnare il proprio figlio in quel cammino di fede che lo porterà all’incontro con la misericordia del Signore. E proprio insieme a loro, in questo periodo dell’anno pastorale in cui iniziano le prime confessioni, abbiamo raccolto alcune impressioni.


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Lo abbiamo fatto, in particolare, presso la parrocchia reggina di Santa Maria della Candelora. Il racconto di come mamma e papà stiano preparando i propri figli alla prima confessione è legato agli stessi quesiti che i loro piccoli sollevano. La domanda più frequente è «perché vanno detti i peccati al sacerdote?».

Una mamma spiega che «abbiamo fatto capire a Marco che è come se parlasse con Dio che è sempre pronto a perdonarci, soprattutto quando ammettiamo di aver sbagliato». «Per farlo comprendere meglio - la testimonianza dei genitori di un altro bambino - abbiamo fatto degli esempi semplici, legati alla vita quotidiana. Abbiamo detto che anche se qualcuno sbaglia nei tuoi confronti, che sia un compagno, la sorella o altre persone, un vero cristiano deve essere sempre pronto a perdonare». «Valore del perdono - spiega un’altra mamma - che cerco di far capire contestualmente al significato di peccato, attraverso la spiegazione dei 10 comandamenti che, come le preghiere, non basta vengano recitati a memoria».

Tra emozione, attesa e gioia

Se a Leonardo, «pur preparandosi con consapevolezza a questo momento, il pensiero della prima confessione un po’ lo turba, proprio perché non è facile spiegare il significato di “perdono” e “peccato”», «Gabriele – racconta un altro genitore – sa che alla sua prima confessione dovrà rivolgersi a Dio e chiedere il perdono per ciò che ha fatto di sbagliato». Certo, aggiunge, «spiegare ad un bambino cosa significa peccato e perdono è stato difficile, ma lo abbiamo fatto nel modo più semplice possibile». I genitori di Stephan, invece, stanno cercando di «fargli capire la differenza tra perdono e peccato (due parole piene di significato e che non possono essere interpretate in maniera superficiale), mettendole in relazione con le azioni quotidiane».

Riconciliarsi con il Signore, la confessione spiegata dai genitori

«Con la nostra piccola Francesca aggiunge ancora un altro genitore parliamo spesso di quanto sia importante pregare perché questo ci avvicina al Signore». E a chi «è un po’ agitata al pensiero della prima confessione perché non sa cosa fare», la rassicurazione della mamma è stata che «la confessione è un mezzo per liberarsi dai propri peccati chiedendo perdono a Gesù». Mentre mamma e papà di una altra bambina hanno spiegato alla loro piccola «che il perdono che si riceve dopo la confessione è come quando, dopo avere fatto una cosa che non doveva, ha la voglia di confessarcelo per sentirsi più leggera, e ricevere i nostri abbracci».

Al di là dei tanti quesiti e anche un po’ di preoccupazione - tra i piccoli c’è chi ha chiesto ad esempio «se la confessione è come le verifiche che si fanno a scuola» - tanta è la gioia nel vivere questo importante momento di crescita personale e nella fede.

«Gaia - è la testimonianza della sua mamma - sta vivendo con impegno la preparazione alla confessione e anche lei è entusiasta del cammino che sta facendo con gli altri bambini e le catechiste». I genitori di Giorgia la stanno preparando a questo momento spiegandole che «la prima confessione è un piccolo traguardo che raggiungono i bimbi che stanno crescendo. Un traguardo che li avvicina pian piano a Gesù».

Il cammino e la gioia di «crescere» insieme al Maestro

Entusiasmo, gioia e consapevolezza di star percorrendo un cammino che li avvicinerà sempre più a conoscere l’amore del Signore. Sono i sentimenti con cui i piccoli catechisti si stanno avvicinando al sacramento della prima confessione. Quell’atto in cui, subito dopo il battesimo, «ci si spoglia dei propri peccati con Dio chiedendo il suo perdono per poter mangiare del suo corpo, come fatto da Gesù spezzando il pane nell’ultima cena».

I figli chiedono ai genitori e i genitori rispondo ai figli, sforzandosi a utilizzare un linguaggio semplice, come amava fare il Messia. E proprio grazie alla semplicità delle parole e dei gesti utilizzati anche durante il catechismo che comincia a rimanere qualcosa di significativo, impresso nel cuore dei bambini. Il valore e il significato non solo della parola “perdono”, ma di cosa questo termine comporti nella vita di ogni giorno. Giulia, ad esempio, spiega la mamma, «sta preparando il suo percorso molto intensamente. La sera - dice - recitiamo una o più preghiere, dedicando un pensiero a quanto succede nella vita quotidiana». «Le sto spiegando - continua - che non solo la confessione precede la preparazione alla comunione, ma che solo se il suo cuore sarà veramente pentito potrà essere perdonata e ricevere l’abbraccio di Dio».

Un momento di crescita spirituale e personale

È anche questo un momento di crescita non solo spirituale, ma personale attraverso la fede. Una tappa fondamentale nel cammino verso l’acquisizione di quella consapevolezza e maturità che, una volta cresciuti, accompagnerà ogni giorno nella propria vita gli attuali bambini. L’entusiasmo di quanto appreso sulla vita di Gesù e non solo durante gli incontri con le catechiste e gli altri bambini si coglie ancora dalle loro testimonianze riportate dai genitori. «Mio figlio partecipa con gioia a questi momenti», dice un papà a cui fa da eco la mamma di un’altra piccola: «mia figlia non vede l’ora di raccontare a casa quello che ha fatto durante il catechismo.

Insieme, poi, recitiamo le preghiere già dette insieme agli altri». Un sentimento comune ad un altro compagnetto il cui «cammino verso l’incontro con Gesù - raccontano mamma e papà - sta diventando sempre più intenso, anche grazie all’aiuto delle catechiste». Anche con lui, spiegano, «recitiamo spesso le preghiere prima di andare a letto e tante volte ci racconta cose meravigliose apprese proprio durante le ore di catechismo». Anche in questo, nell’innocenza e nella semplicità del racconto dei bambini, si coglie appieno la presenza del Signore.

La bellezza del primo sacramento «consapevole»

Perché è importante il momento delle prime confessioni nella vita dei bambini e come dovrebbero essere preparati per questo sacramento? È il quesito che abbiamo posto al sacerdote, don Luigi Cannizzo, parroco di Santa Maria della Candelora.

«Più che parlare di importanza del sacramento della penitenza amministrato per la prima volta ai fanciulli che poi dovranno incontrare Gesù eucaristia verosimilmente l’anno successivo», ha motivo di ritenere il sacerdote, «credo sia bene preparare i fanciulli facendo loro capire che quello che ricevono è un grande dono di Dio partecipato loro attraverso le mani della Chiesa, inoltre esso è anche il primo dei sacramenti che in maniera personale e consapevole vivono nella fede. È necessario dunque che prendano coscienza della bellezza di tale dono a partire dalla gratuità del perdono di Dio che viene richiesto e ottenuto da un cuore altrettanto pronto ad accogliere la misericordia del Padre».

Come affronta la questione della confessione con i bambini che possono non capire appieno il significato del peccato e della penitenza?

Celebrare i sacramenti significa contemplare la bellezza della grazia di Dio che raggiunge l’uomo per sostenerlo nella vita presente e donargli la salvezza per l’eternità. Come tutti sappiamo essi agiscono e sono efficaci al di là delle disposizioni personali di grazia e dunque anche se i ragazzi non dovessero pienamente comprendere ciò che andranno a vivere e celebrare nella liturgia basta a mio modesto parere spiegare loro con semplicità che l’amore di Dio padre ci raggiunge e ci perdona sempre. Anche quando commettiamo qualche errore nella nostra vita. Essere perdonati da Dio e riconciliati con i fratelli ci fa riprendere vigore e ci fa rialzare dalle nostre cadute quotidiane.

Come aiuta i genitori a preparare i loro figli per la prima confessione e a incoraggiarli a continuare a confessarsi regolarmente?

È molto semplice: basta fare comprendere ai genitori la necessità di frequentare questo sacramento con assiduità per essere a loro volta, per i loro figli, testimoni credibili del perdono di Dio partecipato attraverso l’assoluzione sacramentale. I primi catechisti sono i genitori e con esempi semplici e immediati che potranno mutuare dalla vita quotidiana dovranno impegnarsi ad educare i loro figli all’umiltà e alla necessità di riconoscersi bisognosi dell’amore misericordioso di Dio dopo aver sbagliato e peccato.

Quali consigli ha per i genitori che vogliono aiutare i propri figli a comprendere l’importanza della confessione e del perdono di Dio nella loro vita?

Anzitutto vorrei ricordare loro l’importanza del compito genitoriale loro affidato dal buon Dio che li impegna quotidianamente a vivere questo ruolo con disponibilità, maturità umana e cristiana, generosità e spirito di servizio. È necessario il loro esempio fatto non soltanto di parole ma di concretezza di vita. Si è credibili nella misura in cui si testimonia con la vita ciò che si comprende con la ragione e si annuncia con le parole. Bastano piccoli gesti in famiglia di accoglienza e perdono reciproco per insegnare ai propri figli che non si può pretendere il perdono di Dio se non ci si accoglie e perdona vicendevolmente.

Dalle catechiste, una risposta ad ogni perché

Non è facile spiegare a un bambino cosa sia la confessione. Non è facile perché non è semplice spiegargli cosa sia il concetto di peccato. Eppure è fondamentale per la sua crescita come essere umano e come cristiano fargli comprendere cosa significhi peccare, e ancora di più, cosa significhi poter confessare i propri peccati a Dio, che è infinitamente buono e misericordioso ed è pronto a perdonarti ed aiutarti. Ancor più dei genitori, un ruolo fondamentale, in tutto ciò, lo hanno le catechiste.

Chiamate per prime a rispondere alle domande più comuni che un bambino o una bambina di otto anni possono rivolgere ad un adulto. «Cos’è la confessione? Perché bisogna farla?» sono i quesiti più ricorrenti. «Noi rispondiamo: la confessione è un sacramento istituito da Cristo per tutti i battezzati che con il peccato si sono allontanati da lui. La confessione è indispensabile perché ci fa ottenere il perdono di Dio e ci fa sentire più vicini a lui».

Un sacramento «importante»

Anna, Rosanna e Lidia, tuttavia, non nascondono le difficoltà più comuni che incontrano durante la preparazione dei bambini alla prima confessione. «Le maggiori - affermano - sono legate alle assenze dei piccoli agli incontri di catechismo, non per loro volontà. Ma perché o i genitori sono impegnati o hanno altre attività».


PER APPROFONDIRE: Messaggio di Francesco dedicato al sacramento della Confessione


Si fa ancora fatica a far comprendere l’importanza di questi momenti, fondamentali per la crescita dei ragazzi non solo dal punto di vista spirituale. «Cerchiamo in tutti i modi di superare queste difficoltà spiegano ancora le catechiste concordando con i genitori giorni e orari possibilmente disponibili per tutti». Un cammino di accompagnamento verso il sacramento della riconciliazione importante non solo per i ragazzi, ma per lo stesso catechista a livello interiore.

«Per noi - dicono ancora Anna, Rosanna e Lidia - è una responsabilità non solo cristiana, con un valore morale, ma anche sociale. Come noi tutti siamo chiamati a rispettare le leggi che lo Stato ci dà, dobbiamo rispettare anche la “legge” dell’amore che Dio ci ha lasciato».

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