Avvenire di Calabria

Due famiglie sono ospitate da Collina del Sole. In arrivo altri 12 profughi. La responsabile Quattrone: «Hanno voglia di normalità»

I primi rifugiati ucraini a Reggio Calabria: lontani dagli orrori, rifiorisce la speranza

Da Kiev a Reggio Calabria: la fuga sotto le bombe di Vadim e Ross con mogli e bambini. Il loro arrivo grazie al “gancio” sul territorio

di Federico Minniti

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I primi rifugiati ucraini a Reggio Calabria. Due famiglie sono ospitate da Collina del Sole a Gallico. In arrivo altri 12 profughi. La responsabile Quattrone: «Hanno voglia di normalità». Da Kiev a Reggio Calabria: la fuga sotto le bombe di Vadim e Ross con mogli e bambini. Il loro arrivo grazie al “gancio” sul territorio. Adesso vogliono aiutare tanti altri a scappare dall’Ucraina.

I primi rifugiati ucraini a Reggio Calabria

La bandiera della Pace campeggia all’ingresso della sede di Collina del Sole nel quartiere di Gallico marina a Reggio Calabria. Quello che è il Centro diurno per minori “La bellezza in cammino” si trova a un tiro di schioppo dalla parrocchia intitolata a Santa Maria di Porto Salvo. E quel luogo che visitiamo insieme alla presidente della cooperativa, Mariella Quattrone, al momento è un approdo sicuro per chi scappa dalla guerra in Ucraina.


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Al momento sono due le famiglie fuggite da Kiev che hanno raggiunto la Calabria grazie a una loro parente che ha attivato il canale di accoglienza: a breve dovrebbero raggiungerli altri due nuclei familiari. «Abbiamo aperto una finestra su una situazione che, ascoltando le parole di chi è arrivato da lì, è molto più drammatico di quanto riusciamo a percepire attraverso i media», questo il primo commento di Mariella Quattrone nell’introdurci nei locali che sono stati adibiti a centro d’accoglienza. Una casa ripensata - in fretta e furia - sui bisogni delle famiglie con stanze-gioco, cucina e lavanderia.

Lontani dagli orrori, rifiorisce la speranza

«L’obiettivo è quello di provare a dare loro una forma di normalità. E questo passa dall’autonomia», prosegue la presidente di Collina del Sole. In casa, quando arriviamo, ci sono solo le due giovanissime mamme coi loro bambini. Parlano ucraino e provano a farsi comprendere a gesti, ciò che ci sorprende, però, è il loro fragoroso «Ciao!» accompagnato da un sorriso sincero. I loro mariti sono poco distanti, in un’altra struttura della cooperativa: sono alle prese con il loro primo lavoro in Italia. Stanno tinteggiando quello che sarà un centro di formazione professionale.

«Tra le primissime richieste d’aiuto che ci hanno fatto ci sono alcune attenzioni per i loro figli, su tutto la possibilità di frequentare la scuola, e poi la volontà di rendersi utili, lavorando», sottolinea Mariella Quattrone. I nomi dei due mariti sono Vadim e Ross. Sono poco più che ragazzi: «Siamo scappati per salvare la nostra famiglia: abbiamo assistito a un “insediamento” dei militari russi davvero orribile», ci dice Vadim. Gli fa eco Ross che dettaglia questa informazione: «Per noi, il popolo russo è sempre stato amico, fraterno. Per questo quando abbiamo visto che quei militari non risparmiavano donne e bambini, abbiamo deciso di portare le nostre mogli e i nostri figli lontano da tutto quello».


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Nei loro occhi c’è un misto tra terrore e fierezza. Scappano dalle bombe: si sono aperti una breccia al confine grazie al “gancio” di una loro parente che vive ormai stabilmente nella zona nord di Reggio Calabria. «Vorremmo aiutare quanti più amici, familiari o semplici connazionali a raggiungerci qui, lontano da quell’inferno» aggiunge Ross. Prima di congedarci da loro, gli chiediamo come si stanno trovando in questi primi giorni in riva allo Stretto: «Bene - ci dicono - qui si vive in pace».

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