Avvenire di Calabria

Oggi è la Giornata mondiale del libro. Per questa ricorrenza vi proponiamo la lettura di un volume di un'autrice reggina

“Un senso di te”, in un libro il racconto di un legame attraverso il linguaggio dell’amore

La scrittrice Eleonora Geria racconta la sua esperienza di mamma di un bimbo sordo in un libro tutto da leggere

di Mariarita Sciarrone

Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram
Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram

Oggi è la Giornata mondiale del libro, ricorrenza fissata dall’Unesco il 23 aprile del 1996 con lo scopo di promuovere il «continuo progresso culturale attraverso la lettura, a protezione della pace, della cultura e dell’educazione di tutti i popoli». Vi proponiamo la testimonianza di una mamma e autrice reggina che proprio grazie alla lettura è riuscita a creare un forte legame con il proprio figlio sordo dalla nascita. Lo ha voluto raccontare proprio in un libro.

"Un senso di te", il romanzo che lega madre e figlio

Laureata in scienze politiche, specializzata in neuroscienze, Eleonora Geria ha sempre studiato l’influenza delle parole sul comportamento umano e l’importanza di una comunicazione efficace. Di certo non immaginava che quegli studi l’avrebbero aiutata a varcare la soglia di un mondo inesplorato, all’apparenza inaccessibile, che le ha cambiato per sempre la prospettiva.


Non perdere i nostri aggiornamenti, segui il nostro canale Telegram: VAI AL CANALE


“Un senso di te”, pubblicato da La Corte Editore, è il suo romanzo d’esordio, in cui racconta in modo autentico la storia di suo figlio Nicola, sordo dalla nascita, e dei passi che hanno percorso assieme per scoprire il linguaggio più importante, quello dell’amore.

Hai scelto una narrazione autobiografica, in cui anche i nomi dei personaggi sono rimasti fedeli a sé stessi. Qual è il motivo di questa scelta e com’è cambiato il rapporto con tuo figlio dopo la pubblicazione?

Ho cominciato a scrivere la mia storia per un bisogno interiore, ma più scrivevo più mi rendevo conto che Nicola, mio figlio, non conosceva i dettagli della sua storia, perché nessuno gli aveva mai spiegato quello che stava succedendo. Ho arricchito, giorno dopo giorno, il racconto di dettagli, per restituire a lui un pezzo del suo passato o forse solo per farmi perdonare per le scelte fatte al posto suo. Per fare questo, dovevo essere sincera fino in fondo, ammettere le mie paure, la mia vergogna, la mia difficoltà ad accettare quello che ci era successo, il mio senso di inadeguatezza come madre. Una volta finito, rimaneva la paura più grande da affrontare, quella di esporre mio figlio, non potevo sapere quanto fosse pronto a conoscere la verità e infatti la sua reazione non è stata positiva. Non voleva che pubblicassi il romanzo, non capiva perché volessi rendere pubblica la nostra storia. È stato grazie all’intervento della sua logopedista che Nicola ha capito le mie ragioni e oggi racconta la sua esperienza durante le presentazioni. Questa per me è la vera magia di questo libro.

Nel libro parli spesso di Dio, della preghiera. A un certo punto scrivi che non hai il coraggio neanche di pregare. Quanto ha inciso il tuo rapporto con la fede in questo percorso tortuoso?

Ho sempre riposto nella fede le mie speranze; da bambina se desideravo qualcosa, la chiedevo ad alta voce, volgendo lo sguardo verso l’alto. E sempre con la testa rivolta verso l’alto ho affrontato le prove più difficili a cui la vita mi ha sottoposto, fino a quando è arrivata la notizia della sordità di Nicola. Da quel momento la mia testa ha vacillato, quel cammino, fino ad allora così intimo, è diventato complesso, controverso, ma la preghiera ha sempre rappresentato un momento cruciale nella ricerca di segnali che mi aiutassero a interpretare il volere di Dio. Quando non si è più lucidi a causa del dolore, tutto diventa


PER APPROFONDIRE: Leggere con i bambini, così i libri sviluppano linguaggio e creatività


buio, perfino la fede. L’unico segnale che vedevo era il silenzio di mio figlio, ma è stato proprio in quel silenzio che la mia fede ha trovato terreno fertile regalandomi la capacità di trovare significato anche nell’incertezza, di capire e accettare il dolore, trasformandolo in una risorsa cui attingere e non qualcosa da cui scappare. Perché un dolore così forte non ti abbandona mai, diventa un rumore di sottofondo sempre presente, serve a ricordarti che se ce l’hai fatta una volta puoi farcela ancora.

Oggi è la Giornata mondiale del libro. I dati Istat ci dicono che in Italia si legge ancora poco. Quanto è importante la lettura per scrivere?

La chiave che apre il mondo della scrittura è proprio la lettura. La prima regola che insegnano nei corsi di scrittura è che non si può saper scrivere se non si legge. Per questo è fondamentale educare alla lettura, dovrebbe essere una materia scolastica, in cui ognuno possa analizzare un testo a suo piacimento, per poter scoprire se stesso e oltrepassare i confini dentro i quali spesso rimaniamo intrappolati a vita. Come diceva Marcel Proust: «Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L’opera dello scrittore è soltanto uno strumento ottico offerto al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso».

Il tuo libro è stato di recente proposto al Premio Strega 2024. Nella motivazione si legge, tra l’altro: «Quella intrapresa dall’autrice non è solo una battaglia (umana e narrativa) ma è anche e soprattutto la costruzione d’un modo di vedere le cose». Cosa ha significato per te questo momento?

Quando ho saputo che “Un senso di te” era tra le proposte per il Premio Strega ho visto materializzarsi lo sguardo compiaciuto di mio figlio Nicola, il sostegno di tutti coloro che hanno contribuito alla pubblicazione di questo romanzo, il sorriso di tutte le persone che mi sono vicine. Non posso che essere grata per questo traguardo così importante, dopotutto il mio hashtag preferito è #gratasempre.

Articoli Correlati

Tags: