Avvenire di Calabria

Nelle sale cinematografiche spopola il film sulla vita di Enzo Ferrari: ecco un rapporto poco conosciuto con la Calabria

Ferrari, un tuffo nella storia: quel filo rosso con la Calabria

Parliamo di corse lungo le strade tortuose della Calabria che ospitarono le vittorie del Cavallino rampante

di Redazione Web

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Nelle sale cinematografiche spopola il film sulla vita di Enzo Ferrari: ecco un rapporto poco conosciuto con la Calabria. Parliamo di corse lungo le strade tortuose della Calabria che ospitarono le vittorie del Cavallino rampante.

Ferrari in Calabria, la storia sconosciuta

È in distribuzione nelle sale cinematografiche il film “Ferrari” di Michael Mann, una produzione americana girata a Modena. Protagonista del film è l’attore Patrick Dempsey, anche lui americano, nella parte del pilota, ingegner Piero Taruffi (aveva 51 anni quando corse la gara in questione) che vinse la Mille Miglia del 1957, salvando Enzo Ferrari dal crac.


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Il rapporto tra le auto da corsa Ferrari e la Calabria è stato strettissimo perché, come massimo esempio, due bolidi della Casa di Maranello vinsero la 2° (1950) e la 4° (1952) edizione del Giro delle Calabrie di automobilismo sul circuito stradale che formava un grande 8 geografico; questa vicenda diede il titolo a un saggio del 2013 prodotto dal sottoscritto per i tipi della Città del Sole di Reggio Calabria.

Nell’Italia uscita distrutta dalla guerra le grandi manifestazioni sportive contribuirono a sollevare il morale degli italiani. Il ciclismo innanzi tutto, ma anche l’automobilismo che portava una ventata di modernismo, di audacia, di spensieratezza. Anche il Sud arretrato e affamato assaporò quelle emozioni che duravano giusto il tempo per rimanere indelebili nella memoria. Almeno sino a quando si poterono fare gare automobilistiche di velocità su strade destinate al traffico veicolare. Le tre più seguite competizioni furono, in ordine d’importanza, la mitica Mille Miglia (Brescia-Roma-Brescia), la Targa Florio (circuito delle Madonie e il Giro delle Calabrie (Catanzaro-Cosenza-Reggio Calabria-Catanzaro). La prima e la terza s’interruppero nel 1957, la seconda nel 1977.

La Mille Miglia è una pagina del Novecento italiano cantata da Paolo Conte e Lucio Dalla, scritta da Enzo Biagi, filmata da Federico Fellini, testimoniata dagli sceneggiati dedicati a Enzo Ferrari, resa famosa dagli assi del volante del tempo che fecero entrare la corsa nella leggenda: da Villoresi ad Ascari, da Nuvolari a Varzi e Fangio.


PER APPROFONDIRE: La saga dei Florio, i “Leoni di Sicilia” erano di… Bagnara Calabra


La Targa Florio segue a ruota per fama. Del Giro delle Calabrie, al di là della meritoria attività degli appassionati di auto d’epoca e di expertise di motori, non c’è traccia nella memoria storica; neppure in quella calabrese. Circostanza non originale per un popolo di contemporanei che ricorda solo il presente e non già anche il passato. La Calabria di quegli anni era una regione poverissima, completamente isolata, senza infrastrutture, con uno scarso parco motoristico dal momento che possedere un’auto era un lusso che pochi si potevano concedere. E poi le strade tortuose.

Uno scenario poco adatto a ospitare una gara nazionale, eppure l’Automobil Club di Catanzaro – all’epoca associazione molto elitaria – riuscì ad inventarsi un bellissimo otto volante attirando l’attenzione di molti piloti che correvano per scuderie famose come la Sant’Ambroeus di Milano, tra questi piloti come Cabianca, Biondetti, Leto di Priolo, Thiele, Zagato, Scarfiotti, Spychiger, Colin, Starrabba, Lualdi, Vaccarella, Boffa, Scarlatti, Taruffi, Abate, i fratelli Giannino e Paolo Marzotto (chiamati i “conti correnti” per via della loro vera nobiltà e per il fatto della loro passione per le auto da corsa) e la mitica Maria Teresa De Filippis, la prima donna in Italia a guidare una macchina da corsa.

Il Giro delle Calabrie era un percorso lunghissimo che si snodava, in un solo giorno, lungo le statali 106 jonica, 18 tirrenica e 19 appenninica, in un tracciato a forma di 8 che toccava tre volte Catanzaro, alla partenza, nel passaggio intermedio dopo aver toccato le province di Cosenza e Reggio Calabria, e all’arrivo. Percorso complicato. L’altitudine andava dai 5 metri sul livello del mare di Locri ai 1.620 metri di Montescuro.

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