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Il risultato referendario dell’8 e 9 giugno conferma anche in Calabria la tendenza nazionale. Solo poco più di un elettore su cinque si è recato alle urne, segnando una partecipazione tra le più basse degli ultimi anni.
Il dato ufficiale diffuso dal Ministero dell’Interno parla chiaro: in Calabria, l’affluenza definitiva ai referendum del 2025 si è fermata al 23,81%. Una percentuale che si colloca ben al di sotto della soglia necessaria per la validità della consultazione e che conferma un trend ormai consolidato: la crescente disaffezione al voto e la crisi della partecipazione democratica, anche nelle regioni del Sud storicamente più coinvolte nei temi della giustizia sociale e del lavoro.
Peggio della Calabria ha fatto la Sicilia, dove ha votato il 23,10% degli aventi diritto. Ma la regione dove si è registrata la più bassa partecipazione al voto per i referendum non è al Sud, bensì nell'estremo Nord: con il 22,70% il Trentino-Alto Adige è maglia nera in Italia.
Analizzando i dati per provincia, Catanzaro risulta la più attiva con un’affluenza del 28,6%, unico territorio calabrese a superare la soglia del 25%. Seguono Cosenza, con il 26,18%, e poi Reggio Calabria, che si attesta sul 20,09%, mentre Vibo Valentia si ferma al 19,64%. Chiude la classifica Crotone, dove ha votato solo il 19,09% degli aventi diritto.
Si tratta di numeri che evidenziano una profonda crisi di fiducia nei confronti degli strumenti referendari. In molte realtà, la consultazione non è stata percepita come un’occasione concreta per incidere sulla realtà quotidiana dei cittadini.
«Il mancato raggiungimento del quorum è un fatto di grande rilevanza e dimostra lo stato di prostrazione della democrazia in Italia» – così Anna Nucera apre la sua analisi sui risultati dell’ultima tornata referendaria, segnando un netto giudizio sulla crescente disaffezione politica. Un quadro segnato da una cronica astensione che coinvolge ormai la metà degli elettori, e che secondo Nucera denuncia «la mancata reazione collettiva allo smantellamento progressivo dei diritti e delle tutele, alla precarietà e allo sfruttamento».
Per l’ex assessore, esiste una responsabilità personale in chi ha scelto di non partecipare al voto: «Una responsabilità che non può essere semplicemente attribuita all’informazione carente o alla confusione dei social. La verità è che molti cittadini hanno abdicato alla cura dei propri interessi, dimenticando che nessuna protesta digitale può sostituire un’azione concreta».
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Per Anna Nucera, «una democrazia nella quale la metà decide di non votare è malata». Quindi, «Riflettano seriamente tutti gli strumenti di partecipazione e rappresentanza: i partiti, i sindacati, le associazioni di categoria, le istituzioni locali e centrali. Bisogna rimettere in moto la democrazia e la partecipazione ritornando ad essere strumenti di confronto e di mediazione delle idee e degli interessi, ma anche punti fisici in cui le persone possono incontrarsi e partecipare alla vita collettiva. È molto interessante che a Reggio si stiano diffondendo sempre più Comitati di Quartiere che svolgono un’opera di aggregazione sociale, culturale e umana, elaborano piani di gestione dei loro rioni, fanno iniziative culturali e di intrattenimento. Mentre continua, e speriamo che arrivi a definizione prestissimo, il dibattito che porterà alla approvazione dei Consigli di Circoscrizione, altro strumento di misura della volontà popolare».
Non è però sufficiente, aggiunge Anna Nucera, «occorre incrementare le occasioni e i luoghi della democrazia e del confronto, i posti in cui si crea una classe dirigente nuova che non ha l’handicap di essere portata al guinzaglio dai potenti ma di essere espressione, magari limitata, di volontà e mandato popolare. Non è casuale che le mie idee di partecipazione e responsabilità siano il punto fondamentale della impostazione della mia campagna elettorale, addirittura un presupposto. Dobbiamo tutti spingere i cittadini ad essere artefici del loro destino, anche per il pochissimo che può essere deciso e fatto con un contributo collettivo».
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