Avvenire di Calabria

Sul banco degli imputati la guida tecnica di Karel Zeman

Reggina – Fidelis Andria a reti inviolate tra i fischi

Federico Minniti

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Reggina - Fidelis Andria è una gara senza alibi. La classifica e il digiuno - prolungato - di vittorie consegnano a Karel Zeman poche alternative in una sfida ostica contro la formazione allenata da Giancarlo Favarin. 

Le scelte. L’italo-boemo si affida ai «suoi» undici titolari e al solito 4-3-3: Sala, Cane, Kosnic, Gianola e Possenti a comporre la linea difensiva; Botta, De Francesco e Bangu in mediana, col trio offensivo Porcino, Bianchimano e Tommasone che vince il ballottaggio su Tripicchio. I pugliesi rispondono con il 3-5-2 che vede Poluzzi tra i pali; Aya, Rada e Colella compongono il terzetto difensivo, folta mediana con Tartaglia e Tito esterni e il centrocampo affidato a Piccinni coadiuvato da Onescu e Matera; in attacco la coppia Fall e Cruz.

Primo tempo. Reggina che prova a fare la partita, proponendosi con continuità sull’out di sinistra, senza trovare lo spazio giusto per concludere a rete. Sulla ripartenza dal primo corner, Porcino, in ripiegamento, rimedia il cartellino giallo al 7’ del primo tempo. La Fidelis prende confidenza col “Granillo” e prende campo, alzando il baricentro, e facendo scivolare i primi venti minuti della gara in una partita a scacchi senza emozioni. L’Andria tiene un buon ritmo, vanificando la spinta iniziale delle motivazioni amaranto, facendo indietreggiare la Reggina, che appare contratta a centrocampo. Le uniche due conclusioni su azioni d’angolo: prima Rada di testa, al 21, poi Botta da fuori, al 26’, però sparano alto sulle due traverse difese da Sala e Poluzzi. Reggina che prova, alla mezz’ora, ad alzare il ritmo, sull’asse Bangu-Porcino, ma racimola solo corner. Al 34’ la prima conclusione verso lo specchio della porta è degli ospiti con Cruz che impegna dalla distanza Sala che respinge coi pugni. Quattro minuti dopo ancora Andria pericolosa con una bell’azione vanificata dalla chiusura difensiva di Kosnic che vanifica un rasoterra pericoloso di Tito.

L’intervallo. Il minuto addizionale comminato dall’arbitro Andreini di Forlì serve a far piovere i fischi su una Reggina apparsa ben poca cosa per poter offendere una Fidelis Andria ordinata.

Secondo tempo. La Reggina parte guadagnandosi due calci d’angolo, non concretizzati, provando a imporre il proprio gioco in un quarantacinque minuti che possono valere una stagione per Zeman che non opta per nessun cambio dagli spogliatoi. Al 4’ carambola in area pugliese con Tommaso che non può correggere con precisione verso la porta. Al 7’ Cruz riprova ad aggiustare la mira dal limite dell’area, ma non trova l’angolo giusto e Sala rimane inoperoso. Al 12’ la prima conclusione in porta della Reggina per il capitano Botta che dai venti metri impegna Poluzzi che rinvia in angolo. Ci prova due minuti dopo Tommasone alla stessa porzione di campo, con un giro debole. Reggina che prova a proiettarsi con costanza nella metà campo ospite. Primi cambi: per Favarin, entra Minicuci per Matera; per Zeman staffetta tra Tommasone e Tripicchio. Al 24’ sempre Cruz, l’unico dell’Andria a provarci, con un diagonale che si spegne alla sinistra di Sala. Ancora cambi per la Fidelis, Starita per Fall. Momenti di tensione in campo culminati col doppi giallo, al 28’, a Bangu e Piccinni. Due minuti dopo il neo-entrato Starita rimedia un cartellino giallo per un intervento scomposto su Bangu, il migliore degli amaranto. Al 32’ è Sala a regalare brividi al “Granillo” con un’uscita-harakiri che sguarnisce la porta, ma non trova nessun pugliese pronto ad insaccare la palla in rete. Al 33’ Zeman getta nella mischia Romanò togliendo Bangu, una sostituzione che lascia più di una perplessità. Un minuto dopo continua il festival dei gialli con De Francesco che rimedia il terzo per la Reggina. L’Andria si posiziona col 5-3-2 a difesa dello 0-0, Zeman non muta il suo sterile 4-3-3 in una gara da vincere assolutamente. L’epilogo di queste scelte è un Andria che costringe gli amaranto ad agire solo di contropiede. Al 42’, al decimo angolo per la Reggina, paura per l’Andria per una carambola in area neutralizza da un attento Poluzzi. Al 45’, mentre il quarto uomo segnala i tre minuti di recupero, Romanò si fa ammonire e Zeman fa uscire per centottanta secondi Bianchimano per Lancia. Al 47’ è Cruz a sfiorare il gol del ko, ma lo stacco di testa finisce alto e “salva” Sala

Fine partita. Zeman ha ampiamente finito le sue fiches. I cambi della ripresa sono la testimonianza di una guida tecnica abulica e di una squadra che non ha fiducia nel suo allenatore. La Reggina perde altri due punti in chiave-salvezza, che con la vittoria del Taranto a Vibo si tramutano in un amarissimo “de profundis” a progetto Zeman. Lo zero a zero premia il Fidelis Andria, apparsa squadra di categoria in questa trasferta del “Granillo”. 

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