
Fake news e infosfera: come aiutare i figli a distinguere il vero dal falso
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Una nuova speranza per le famiglie che si aprono all'affido a Reggio Calabria. L’incontro promosso dal Centro Comunitario Agape è iniziato con una citazione dei Vescovi italiani che in occasione della emanazione della legge che sanciva la chiusura degli istituti scrissero: Se una famiglia si dimostra disponibile ad aprirsi all’accoglienza di un minore in difficoltà non va lasciata sola. Deve avvertire attorno a sé una rete di solidarietà concreta, fatta non solo di complimenti ed esortazioni, ma di tante forme di aiuto e di solidarietà. E chi si rende disponibile per l'adozione o l'affido, deve sentirsi parte di un'avventura collettiva, in cui gli altri ci sono, vivi e presenti.
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Questa esortazione è stata raccolta dal Centro Agape che ha deciso di avviare in collaborazione con l’assessorato alle politiche sociali un gruppo di auto aiuto e di sostegno delle famiglie e/o di singoli che hanno in corso un affidamento, compresi quelli parentali e quelli di famiglie che risiedono nel circondario della città metropolitana. Il percorso è stato presentato da Gianni Trudu, psicologo della associazione Agape e si svolgerà in presenza ed in remoto.
La presentazione del percorso è stata una occasione per una riflessione di carattere generale sulla situazione degli affidi nel territorio di Reggio Calabria. Sono intervenuti la psicologa del Comune Maria Grazia Marcianò che ha rappresentato il disagio e a volte la rabbia dei bambini che gli succede di ascoltare nei confronti degli adulti e delle istituzioni che spesso non danno loro risposte e li fanno rimanere nel limbo e nella precarietà affettiva, chiede per questo uno sforzo di tutti per ridurre i tempi di attesa delle decisioni del Tribunale per i Minorenni.
PER APPROFONDIRE: Lo psicologo Trudu: «I genitori del Duemila? Iperprotettivi o disimpegnati»
Il Giudice Minorile Paolo Ramondino ha dato la disponibilità del Tribunale per i minorenni di Reggio Calabria ad avviare un confronto con gli attori istituzionali e sociali interessati per migliorare il sistema affido evidenziando l’importanza di interventi che portino all’allontanamento del minore dalla sua famiglia d’origine solo nei casi gravi, così come chiede anche il parlamento che ha avviato su questi temi un monitoraggio a livello nazionale.
Pasquale Cananzi della Camera Minorile ha presentato una proposta di linee guida nella programmazione e gestione dell’affido che deve vedere tutte le parti coinvolte lavorare in stretta sinergia evidenziando come i due anni di collocamento dei minori in affido devono essere sufficienti per elaborare un progetto che porti al rientro del minore nella sua famiglia biologica o all’adozione.
Mario Nasone per Agape ha riassunto le proposte che sono emerse dal dibattito da condividere con l’Assessorato regionale alle politiche sociali retto da Tilde Minasi, tra queste, l’attivazione dei centri servizi affidi ai sensi delle linee guida della regione mai applicate, creazione di una cabina di regia sull’affido per il territorio metropolitano con Tribunali per i Minorenni, ambiti territoriali comuni, azienda sanitaria, terzo settore, assunzione nei comuni e nell’ asp di assistenti, psicologi, neuropsichiatra infantili, attivazione da parte dei comuni di centri di valutazione delle competenze genitoriali a supporto dei Tribunali per i Minorenni attraverso il fondo regionale per le famiglie, favorire gli affidi consensuali, attivare una anagrafe regionale delle famiglie affidatarie e famiglie disponibili all’affido.
Al Tribunale per i Minorenni si chiede una modifica della istanza di adozione che preveda la disponibilità all’affido solo per quelli a rischio giuridico, una verifica e un monitoraggio degli affidi riducendo al massimo quelli a tempo indeterminato, l’obbligatorietà per le famiglie affidatarie di seguire la formazione, una verifica sugli affidi ai parenti che non possono essere automatici, l’adempimento semestrale delle segnalazioni sui minori accolti che spetta alle comunità residenziali.
Infine una proposta innovativa, pensare ad un progetto neonati e per bambini piccolissimi da collocare in famiglie affidatarie con figli propri in alternativa alla ospedalizzazione o al collocamento in comunità residenziali che incidono pesantemente sullo sviluppo psichico dei bambini, prendendo come modello quanto realizzato dalla Regione Piemonte.
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