
Reggio rimane «invivibile». Lo mette nero su bianco Il Sole 24 ore nella sua classifica, giunta alle ventisettesima edizione, sulla qualità della vita nelle maggiori città di Italia. Il dato è drammatico, nella misura in cui, i bassifondi del ranking siano stabilmente occupati da altre province calabresi, come Vibo Valentia e Crotone. Qualcuno ha pensato di evidenziare il «passo in avanti» dell’unica Città metropolitana di Calabria, Reggio, dall’ultimo al penultimo posto. Una trovata fin troppo entusiasta e autoreferenziale. La «bella e gentile» culla della Magna Grecia annaspa.
Problemi atavici? Il pessimista reggino, narrato come pochi da Corrado Alvaro, deve essere «parlato ». Reggio non è solo ‘ndrangheta, assolutamente. C’è un tessuto di impegno sociale vivace e interessato alle sorti del territorio in cui vive. Ma non può bastare. C’è un’altra spada di Damocle a pendere sulla testa dei reggini e calabresi: è quella dell’immobilismo amministrativo che sta desertificando l’ultimo lembo di terraferma della Penisola.
Nei corridoi della Cittadella di Germaneto sono ormai sicuri di un fatto: Mario Oliverio non è uno sprovveduto, solo che è «lento ». Una lentezza che ben si coniuga con la macchina elefantiaca dell’apparato regionale. Tempo orsono un politico navigato li definì «Burosauri». Non aveva tutti i torti e ad aggravare la situazione è la poca scaltrezza di un esecutivo tecnico ritenuto tiepido dalla popolazione.
Discorso diametralmente opposto per quanto concerne l’asse Città Metropolitana/Comune di Reggio Calabria. Giuseppe Falcomatà è smart, come pochi. Forse anche troppo, secondo alcuni. Quello che preoccupa è il silenzio tombale su un rimpasto di Giunta a metà tra la bocciatura per alcuni e una prova (elettorale) d’appello per gli altri. Il risultato è una vacatio amministrativa che si mescola al muro–contro– muro con il Presidente in prorogatio della Provincia di Reggio Calabria e quel mancato passaggio di consegne settembrino che ha fatto procrastinare i tempi di un ente, la MetroCity, sulla cui «cifra operativa» – vista l’assenza formale di assessori delegati – si nutrono forti dubbi.
Reggio e la Calabria, quindi, sono invivibili. Lontani anni–luce dai centri del Nord Italia dove i servizi essenziali, divenuti parametri per la classifica del giornale di Assindustria, sembrano essere cuciti su misura per i cittadini.
In queste colonne scriviamo di un diritto, quello alla mobilità, spesso divenuto simbiotico di scettri di potere da contendersi dallo spoil system di questo o quel governo territoriale. L’esempio lapalissiano dell’Aeroporto dello Stretto ne è la riprova. Un’infrastruttura su cui ricadono le colpe della politica e le incompiute dell’imprenditoria, soprattutto la tanto sbandierata «vocazione turistica» di una terra, la Calabria e l’Area dello Stretto, che permangono in una dimensione potenziale.
L’ultima stagione, quella dei flussi migratori contigentale a una crisi dell’intero sistema produttivo locale, hanno portato a una depressione economica che – di fatti – crocifigge i nuclei familiari monoreddito sulle cui spalle ricade buona parte della pressione tributaria alle stelle.
Alla politica il primato, certamente, per poter far uscire la Città fuori dalle sacche in cui è precipitata; per far ciò – però – non si può proseguire a fare la corsa «sul posto», ma urge uno scatto in avanti.