Se dovessimo accostare l’attuale fase politica reggina alla scene di un film, allora quello più adatto sarebbe Pomi d’ottone e manici di scopa della Walt Disney.
Si tratta di un lungometraggio, uscito nel 1971 e riedito, poi, a varie riprese, ispirato ai romanzi di Mary Norton, così simili a quel mondo magico-fantasy de Le Cronache di Narnia e di Harry Potter. I protagonisti del film, viaggianti a bordo di un letto fatato che si attiva sfregando il pomo d’ottone, devono recuperare un talismano che è finito nelle mani di un leone, Re di uno stato abitato da soli animali parlanti, circostanza facilmente riconducibile a La fattoria degli animali di Orwell.
Quando i protagonisti arrivano nell’isola dove vivono gli animali parlanti, si trovano coinvolti – loro malgrado – in una incredibile partita di calcio, giocata dagli stessi animali che, divisi in due squadre, si contendono il pallone. Ciò che accade durante il match è politicamente emblematico. Dopo poche battute, gli schieramenti delle due squadre sono irriconoscibili. La partita si trasforma in un tutti contro tutti, e a farne le spese è il pallone, che finisce sgonfiato e distrutto dopo pochi minuti di gioco. Alla fine il Re leone, con un forte ruggito, fa finire in rete tutti i giocatori, e recuperato il pallone, sgonfio e irriconoscibile, segna il gol della vittoria.
L’impressione, in riva allo Stretto, è che i contendenti delle varie squadre che parteciperanno alle elezioni del 20 e 21 settembre stiano giocando al tutti contro tutti che, alla fine, registrerà un solo sconfitto: il pallone, ossia Reggio.
La Città, infatti, pagherà cara la mancanza di una coesione politica all’interno delle future forze di maggioranza, sia che esse siano di destra o di sinistra. Già perché in questa rissa totale, tutti tirano colpi, da ogni schieramento.
Reggio, presa a calci e sgonfiata da una politica reggina senza fiato, senza idee, si assottiglia sempre più e paga il prezzo dell’irrilevanza, non solo a livello nazionale, ma ancor più a livello regionale. Mentre Catanzaro, Cosenza, Lamezia, Rende e Corigliano-Rossano viaggiano ad un’alta velocità di servizi, Reggio arretra, sommersa dai rifiuti e affossata nelle buche.
Ma il problema non è solo il passato-presente, è soprattutto il futuro. In riva allo stretto manca una visione, una strategia di sviluppo, un programma di valorizzazione della Bellezza e dei beni culturali e un piano di marketing territoriale. Ed infatti, propongo ai lettori uno sforzo: rispetto a uno o l’altro dei tanti candidati a sindaco, chi sta leggendo riesce subito a ricordare almeno tre proposte, progetti o idee di sviluppo per la città, che il candidato abbia presentato a sostegno della sua candidatura?
Cosa andremo a votare, dunque, il 20 settembre?
Se dovessimo valutare in base allo stato dell’arte – fermandoci nella nostra osservazione alle due coalizioni che presenteranno più liste, dato che un’analisi più approfondita, anche sulle liste civiche, l’abbiamo già scritta – la scelta di molti si giocherà tra il sindaco uscente e una o più alternative presentate da un centro destra unito o frammentato.
Falcomatà, dopo aver fatto i conti con le lotte interne al centro sinistra e al mondo civico di ispirazione d’area, ha prospettato continuità rispetto al mandato in scadenza. Il centro destra ha la facoltà di concedergliela o meno: se i maggiorenti dei partiti della coalizione, da mesi in trattativa per decidere il candidato delle comunali reggine, alla fine partoriranno un topolino, allora contribuiranno sostanzialmente alla vittoria di Falcomatà: fino ad oggi, ad onor del vero, non è stato individuato il candidato in grado di competere con il sindaco Giuseppe. E il tentennamento su Minicuci, dimostra come anche all’interno della coalizione non c’è convinzione sulla forza del candidato, che non appare così schiacciante rispetto a Falcomatà.
La destra non ha ancora fatto pace con sé stessa. Al suo interno sta giocando un’altra partita di Pomi d’ottone e manici di scopa: tutti contro tutti, ciascuno attento alla propria casacca, pochi si dimostrano preoccupati del futuro della città. Ma la sinistra non brilla per compattezza e proposta, impoverita anch’essa dalle divisioni interne e sofferente per mancanza di idee e visioni…impossibile non notare come – a differenza del 2014 – Falcomatà non abbia un programma elettorale.
Da entrambi gli schieramenti, quindi, non arrivano segnali confortanti. Chi ha a cuore il futuro di Reggio non può che implorare lo sforzo dell’unità, sia negli intenti che nei progetti.