Avvenire di Calabria

Regionalismo differenziato, bisogno di un’autonomia solidale

Vincenzo Bertolone *

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«Nessun uomo è un’isola; nessuno è interamente di se stesso; ogni uomo è un pezzo del continente, una parte della terraferma». Ricordare le parole del poeta John Donne può aiutare a tenere sempre ben presente il dovere di coltivare il campo della solidarietà, per mettervi a dimora il seme di ogni iniziativa umana. Un orizzonte di giustizia e armonia, sotto il quale sembra non aver attecchito il processo di autonomia portato avanti da alcune Regioni, da altre auspicato, da altre ancora fieramente avversato. Al centro del confronto, un modello di regionalismo differenziato, sin qui slegato dai principi di cooperazione pure esaltati dalla Costituzione, che nelle ultime settimane ha innescato un dibattito che rischia di tradursi nell’ennesima – per questo vacua – contrapposizione tra Nord e Sud, capace di oscurare sia le ragioni del valore dell’autonomia, sia l’anelito all’unità che di essa deve essere parte fondante.
 
Spogliandosi dei colori del tifo, non può non ravvisarsi la necessità d’una approfondita riflessione sui contorni che il federalismo a geometrie variabili pare assumere sulla base delle proposte in discussione. Per sommi capi: le Regioni fortemente attrattive per gli investimenti godranno di una quota di gettito fiscale. Le altre, quando pure scegliessero la via dell’autonomia differenziata, potrebbero trattenere minori risorse. Con riferimento al capitolo dell’istruzione, si avrebbero l’istituzione del ruolo regionale del dirigente scolastico e la regionalizzazione dei professori: a scelta per i già assunti, obbligatoria per i vincitori di nuovi concorsi. Ancora: significative novità si manifesterebbero col ridimensionamento dell’amministrazione statale periferica ed il contestuale trasferimento di beni e risorse alle Regioni autonome, e con la totale ridefinizione (anche quanto all’assegnazione dei correlati stanziamenti) del sistema sanitario. Insomma, in un’Italia in cui a Nord di Roma si sono recuperati i livelli pre-crisi, mentre a Sud si contano ancora 400.000 occupati in meno rispetto al 2008, sembra affacciarsi l’ipotesi di un riconoscimento ex lege del diritto a marciare a velocità diverse, senza la previsione di un’adeguata rete di sicurezza a sostegno di chi procede più lentamente.
 
Non s’avverte, in questa storia, il profumo della solidarietà. E quando la società ne smarrisce il senso, matura lo scandalo di persone che vivono nella miseria estrema accanto a grattacieli, alberghi imponenti e lussuosi centri commerciali, invece simbolo di strepitosa ricchezza. Lo ha sottolineato anche Papa Francesco, quando ha detto che «globalizzare la solidarietà significa mettere a disposizione di Dio quello che abbiamo, le nostre umili capacità, perché solo nella condivisione, nel dono, la nostra vita sarà feconda, porterà frutto».
 
Si vada avanti, allora, perché è dell’uomo il progredire. Ma non si perda il contatto con le proprie radici, affondate nell’humus della solidarietà: per dirla col violoncellista Pablo Casals, ognuno di noi «è una foglia di albero, ma l’albero è l’intera umanità, e nessuno può vivere senza l’albero e le altre foglie».
 
* Arcivescovo di Catanzaro-Squillace e presidente della Conferenza episcopale calabra

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