Avvenire di Calabria

Regione dello Stretto, lezione ai politicanti: ecco una «visione»

Il grande merito dei due intellettuali, Castrizio e Perna, è quello di avere fornito una visione futuro per il territorio di Reggio Calabria e Messina. Può sembrare un fatto scontato, ma non lo è. Negli ultimi anni (e ci riferiamo a più di un lustro) la politica si è defilata, per dare spazio ai personalismi di diversa estrazione.

Federico Minniti

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La proposta della Regione metropolitana dello Stretto ha un merito. Qualcuno, e nel caso parliamo di due intellettuali del calibro di Tonino Perna e Daniele Castrizio, ha delinato una visione futura per le città di Reggio Calabria e Messina. Può sembrare un fatto scontato, ma non lo è. Negli ultimi anni (e ci riferiamo a più di un lustro) la politica si è defilata, per dare spazio ai personalismi di diversa estrazione. Il risultato è che, in modo pachidermico, la Città non solo non si è mossa in avanti, ma – per via della pesantezza di questo immobilismo – sta sprofondando come se fosse sulle sabbie mobili. Uscendo dallo schema dello scambio di accuse tra fazioni, occorrerebbe non prendere la mira per colpire l’avversario di turno, ma riconoscere che la classe dirigente ha sonnecchiato (tranne alcune eccezioni) senza fornire delle visioni agli uomini e alle donne chiamati a condurre le sorti della vita pubblica. Non si può governare, senza una visione. Né ci si può innamorare di un’idea e far tracimare le casse per perseguirla. Costi quel che costi. Spesso, la cronaca ci impone di inseguire la notizia, ma la proposta del duo Perna–Castrizio, è il segnale che soltanto laddove c’è un’idea, si può davvero sperare in un cambiamento. E se a farlo sono uomini, le cui velleità di fare politica sono pa- ri a zero (per scelta, certo, non per competenza), è chiaro che l’intero arco costituzionale dei partiti viene messo sottoaccusa.

La Regione metropolitana dello Stretto è un’idea culturalmente ineccepibile. Molto meno semplice da perseguire sotto il profilo amministrativo. Fallita la maxi–operazione del Ponte sullo Stretto (infrastruttura– simbolo, ma non per questo da idolatrare), in realtà, si è spostato tutto un asse di investimenti europeo – il Corridoio 1 – che di fatti ha «tagliato fuori» l’area dalla sfera d’influenza tedesca che è quella che, realmente, controlla i flussi economici nell’eurozona.

Provare a interrogare il Legislatore su una nuova realtà territoriali, quello dello Stretto di Messina, oltre che adeguare il progetto sugli Stretti d’Europa, può rappresentare una delle ultime ancore di salvataggio per un territorio in crisi di identità. Certo, la provocazione di Perna e Castrizio cade in un tempo poco proficuo (seppur cronologicamente il più adeguato): la campagna elettorale, ormai alle porte, ha tradotto un input su cui riflettere in modo comunitario, alla corsa alla primogenitura sull’idea. I personalismi di cui si parlava poc’anzi rischiano di fagocitare un processo che, per essere davvero tale, deve coinvolgere i cittadini attraverso quei corpi intermedi che – nella ratio dell’egocentrismo del consenso – stanno sempre più disperdendo la propria capacità aggregante. L’auspicio è che, dietro questa proposta dei due accademici, ne seguano delle altre, magari maturate in modo collegiale da quanti si sentono all’altezza di poter governare questo territorio. «Qual è la tua visione per Reggio Calabria da quì a 20 anni? », questa è la domanda da porre ai candidati. Un quesito che, implicitamente, può misurare le capacità prospettiche dell’interlocutore: alla politica dei Social Network, va contrapposta quella della programmazione. I cui frutti, spesso, maturano quando una stagioen politica è finita e i personalismi ormai svaniti.

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