Avvenire di Calabria

La casa un tempo abitata dal beato di Tropea torna a essere luogo di spiritualità per i fedeli devoti del sacerdote calabrese

Riapre la Casa della Carità di don Mottola

La riapertura voluta dalle figlie e dai figli spirituali è avvenuta nella solennità di Ognissanti con una celebrazione eucaristica.

di Zaira Sorrenti

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Riapre la Casa della Carità di don Mottola. La casa un tempo abitata dal beato di Tropea torna a essere luogo di spiritualità. La riapertura voluta dalle figlie e dai figli spirituali è avvenuta nella solennità di Ognissanti con una celebrazione eucaristica.

La Casa della Carità di don Mottola

Il tabernacolo, il mare e l’orizzonte infinito. Nella Cappella della Casa della Carità, un tempo abitata da don Mottola, le sue figlie e i suoi figli spirituali pregano Gesù Eucarestia nella solennità di Ognissanti dando il via a un percorso di adorazione eucaristica pensato “per lasciarsi amare da Dio e imparare ad amare gli altri”, come scrivono le Oblate sulla brochure di presentazione dell’iniziativa.


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Proprio in quella stessa cappella, di fronte allo stesso tabernacolo e al medesimo paesaggio naturale, don Mottola riceveva dal mare i quattro verbi o gradi d’amore. Così scriveva in un Editoriale apparso nel 1941 su Parva Favilla: “Li ho rimeditati recentemente nella cappella della Casa della Carità: ardeva la lampada dinanzi al tabernacolo dell’Eucarestia con perseveranza d’amore, mi giungeva dal mare il canto dell’onda, perenne come un amore inesausto. Eccoli i quattro verbi: soffrire, tacere, godere, dimenticarsi: sono quattro gradi d’amore – l’amore che soffre, l’amore che tace, l’amore che gode, l’amore che dimenticando s’india”.

L’Eucarestia, la lampada ardente riaccesa dalla Sorella Maggiore Liliana, la reliquia (osso ioide) del Beato, le figlie e “madri” cresciute lì: Don Mottola è parso vivo ai presenti, commossi e gioiosi di ritrovarsi nella casa del loro “padre”.


PER APPROFONDIRE: Don Mottola è beato, festa grande a Tropea


Un anticipo di paradiso: “anche noi già qui, vivendo nella carità, nell’amore di Dio e del prossimo, cominciamo a sperimentare una se pur pallida e incompleta dimensione del Paradiso” sono le parole di don Sergio Meligrana osc che ha presieduto la santa messa concelebrata, da don Felice Palamara osc e don Bruno Verduci.

La festa è continuata dopo la messa con l’esultante invito di don Palamara a continuare a pregare nello stesso luogo dove a lungo nell’orazione sostarono la Serva di Dio Irma Scrugli e il Beato Mottola: “si può essere santi solo partendo da Gesù Eucarestia: senza Gesù non si può fare nulla”.

“Vivere nell’adorazione eucaristica ci permette di crescere e portare a pienezza le scelte e responsabilità concrete della vita. Con l’adorazione continua, questa Casa sarà un faro per tutta la Calabria non solo per Tropea”, ha concluso don Verduci.

Finalmente la Casa è riaperta e risplende della luce della Carità di Dio per tutti coloro che come don Mottola credono che la “ruota maestra della vita spirituale” è il cuore pulsante di Gesù Eucarestia.

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