Avvenire di Calabria

Il presidente del Forum del Terzo settore analizza l'attuale contesto e indica le prospettive

Riforma del Welfare in Calabria, il 2023 l’anno della svolta?

Squillaci: «Servono investimenti seri sulle politiche sociali»

di Luciano Squillaci *

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Si apre un anno decisivo per il welfare in Calabria, un anno che dovrebbe vedere finalmente la conclusione dell’iter attuativo della Legge 328/00 anche in Calabria. Dopo ritardi e rinvii vari, e da ultimo quello stabilito in extremis il 14 dicembre con la Delibera della Giunta regionale 669 che ha prorogato al prossimo 30 settembre il termine per l’adeguamento delle quasi 500 strutture socio-assistenziali calabresi, ora è lecito attendersi un deciso passo in avanti nel cammino regolamentare di riforma.

Welfare in Calabria, non è solo questione di risorse

Peraltro da gennaio sarà già in vigore la prima novità sulla distribuzione delle risorse tra i diversi ambiti comunali. Come noto, infatti, in Calabria sono operativi 32 ambiti socio assistenziali tra i quali vengono distribuiti i soldi derivanti dal fondo regionale e dal fondo nazionale politiche sociali.


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Si tratta in totale di circa 30 milioni di euro, per una media pari a meno di 16 euro pro capite ad abitante. È questa la dotazione con la quale gli ambiti territoriali dovranno garantire la gran parte dei servizi nel 2023, anche perché il resto delle risorse, in particolare quelle derivanti dal Fondo non autosufficienze (Fna), dovrà essere destinato a finalità specifiche (domiciliarità e servizi diurni per persone non autosufficienti). Peraltro va segnalato l’enorme ritardo con il quale gli ambiti stanno programmando l’Fna, con alcuni territori ancora fermi all’annualità 2015 (oltre 7 anni di ritardo!).

La novità però non sta nell’evidente, ed ormai storica, insufficienza dei fondi, ma nella nuova modalità di distribuzione delle risorse tra gli ambiti che progressivamente porterà nel 2024 a risolvere l’annoso squilibrio tra territori, distribuendo le risorse in ragione dei residenti e non più dei posti letto e delle strutture esistenti nell’ambito. 

Si conferma quindi l’intenzione di passare da un sistema fondato esclusivamente su strutture socio-assistenziali, ad un modello di programmazione che dovrebbe prevedere l’effettiva realizzazione di politiche sociali integrate, territoriali e di prossimità. Se le intenzioni però sono totalmente condivisibili, permangono enormi dubbi (e purtroppo alcune certezze) sulla concreta tenuta di un sistema così concepito. 

La nuova sfida di Regione e Terzo settore

La madre di tutte le questioni è sempre la stessa: per garantire un modello innovativo, di presa in carico territoriale delle fragilità, capace di mettere al centro la persona e volto a garantire dignità e la massima autonomia possibile, è necessario investire risorse economiche adeguate. I 30 milioni sul piatto sono già di per sé insufficienti a garantire la sopravvivenza dei servizi esistenti, che dovranno adeguarsi a requisiti professionali e strutturali importanti entro il 30 settembre prossimo senza che vi sia la copertura economica di tali spese, peraltro in un momento di forte crisi e congiuntura sfavorevole legata alle note difficoltà energetiche.

Una insufficienza certificata dallo stesso Dipartimento Politiche sociali della Regione Calabria che negli ultimi tempi ha più volte chiesto un’integrazione del fondo regionale pari ad almeno ulteriori 5 milioni. Fuori da retorica, vi è quindi il serio rischio di implosione del sistema, rischio che la Dgr 669 ha solo posticipato di qualche mese. E le conseguenze potrebbero essere molto gravi per migliaia di calabresi, anziani, minori, con disabilità, che potrebbero essere privati di servizi fondamentali.


PER APPROFONDIRE: La lettera al Governo Meloni: «Prima il Welfare»


Una partita molto delicata aspetta quindi la nuova assessora Emma Staine, ed in generale l’intero apparato regionale, ma anche gli ambiti e lo stesso terzo settore calabrese. Si dovrà infatti mettere mano al Regolamento modificandolo per renderlo sostenibile, a partire dalla definizione di tariffe adeguate ai requisiti organizzativi richiesti e non tarate semplicemente sulle risorse disponibili. E sarà soprattutto necessaria una battaglia politica e sociale che restituisca dignità al settore, imponendo al bilancio regionale investimenti seri sulle politiche sociali, per garantire tenuta e continuità ad una riforma che non può più attendere.

* portavoce Forum terzo settore Calabria

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