Avvenire di Calabria

Non si placano le polemiche dopo la decisione della Cassazione

Riina scarcerato: le opinioni di don Ciotti e Gratteri

Toni Mira

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«Il diritto a morire dignitosamente vale per ogni persona detenuta, in accordo a quella più ampia umanizzazione della pena che contrassegna la civiltà di un Paese, come ci ricorda la Costituzione». Così don Luigi Ciotti commenta la decisione della Cassazione su Totò Riina. Ma subito aggiunge: «C’è dunque un diritto del singolo, che va salvaguardato. Ma c’è anche una più ampia logica di giustizia di cui non si possono dimenticare le profonde e indiscutibili ragioni».

Siamo a Sessa Aurunca nel bene confiscato «Alberto Varone», vittima innocente della camorra, gestito dalla cooperativa sociale «Al di là dei sogni», impegnata nell’integrazione di persone con disagio mentale. Si inaugura una nuova importante iniziativa, un hub per il riutilizzo dei beni confiscati e lo sviluppo dell’agricoltura sociale, nato grazie al sostegno della Fondazione con il Sud e del-l’Istituto di studi politici San Pio V e realizzato dal consorzio NCO/Nuova cooperazione organizzata. Don Luigi riflette sulla notizia, ci dice come lo stesso Papa Francesco «ci ricorda sempre che la misericordia è inscindibile dalla giustizia ». Pensa, il presidente di Libera, a «una persona malata, al quale lo Stato deve riservare un adeguato trattamento terapeutico a prescindere dai crimini commessi » ma anche a «una vicenda di violenza, di stragi e di sangue che ha causato tante vittime e il dolore insanabile dei loro familiari».

Pensa alla storia di Alberto Varone e anche a quella di Miro Kodelja al quale piaceva molto raccontare. Raccontava del lavoro in miniera in Belgio, appena adolescente. Raccontava degli anni nel campo di sterminio nazista di Dachau, numero di matricola 142237. Non raccontava, invece, dei 25 anni nel manicomio di Aversa. Gli ultimi anni della sua vita li ha passati proprio con la cooperativa «Al di là dei sogni», che ora gli ha voluto intitolare la nuova iniziativa. «Tutti i giorni ci salutava dicendo 'Buona vi- – ricorda Simmaco Perillo, presidente della cooperativa –. Prima non gli era stata data la possibilità di raccontare. Con noi l’ha fatto, ma dopo la morte la sua narrazione non si è spenta. Questo luogo vuole dare la possibilità di ritrovare la dignità attraverso il lavoro su un bene confiscato».

«Questo è un bene liberato perché i cittadini se ne riapproprino» sottolinea Gianni Solino, referente di Libera per il Casertano; «Un presidio di civiltà, di recupero del senso di comunione», si associa il presidente del 'San Pio V', Antonio Iodice. Ma tenendo sempre alta l’attenzione. «Siamo molto preoccupati – denuncia don Lorenzo Langella, responsabile del Polo per la legalità della diocesi di Sessa Aurunca –. C’è un rialzare la testa in modo spudorato da parte di chi ha devastato questo territorio». Ma oggi, ribadisceValerio Taglione, coordinatore del Comitato don Peppe Diana, «è un momento di gioia. Si può cambiare, si può vivere in un territorio liberato dalla camorra. Ora – si rivolge ai tanti studenti – abbiamo bisogno che altri prendano il testimone che noi abbiamo raccolto da don Peppe».

Anche don Ciotti cita il parroco di Casal di Principe ucciso dalla camorra: «Dobbiamo essere capaci di illuminare il positivo che c’è per valorizzarlo e sostenerlo. Anche grazie a una bella 'pedata' del nostro don Peppe». E qui tanto si è fatto. «Qui – aggiunge don Luigi – si realizza la Laudato si’. Papa Francesco parla del grido della terra e qui la terra grida, ma voi siete stati capaci di ascoltarla. Liberare le terre vuol dire liberare le persone». Come è stato per Miro, come è per Erasmo, che assieme a don Luigi taglia il nastro dell’inaugurazione. Anche a lui il manicomio aveva tolto la vita. Quella vita che i mafiosi tolgono. «Dobbiamo ricordarlo anche oggi, soprattutto oggi».

Gratteri: «Basta con l'ipocrisia»

«Non dimentichiamo che il 41bis è stato istituito per evitare che i capimafia mandino segnali di morte verso l'esterno». È il duro commento che il procuratore antimafia di Catanzaro, Nicola Gratteri, ha formulato in un intervento pubblico all'Università della Calabria commentando l'apertura da parte della Cassazione, alla scarcerazione di Totò Riina per ragioni di salute.«È ora di finirla con l'ipocrisia di chi sale sui palchi a commemorare Falcone e Borsellino e poi fa discorsi caritatevoli: un boss come Riina comanda anche solo con gli occhi».

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