Avvenire di Calabria

Il messaggio di Giovanni Paolo II nella “Mulieris Dignitatem”

Riscoprire dignità e bellezza

Dio entra nella storia e la redime

Redazione Web

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Come ogni anno l’8 Marzo ha il merito di accendere un riflettore particolare sulle donne seppur non sempre con grande merito. Non solo per gli eccessi della cultura consumistica ma anche per il rifiorire di una cultura relativistica e ideologica che riduce la donna al suo solo corpo. Il femminismo, che come movimento è partito da giuste rivendicazioni, in realtà è approdato a delle degenerazioni che addirittura hanno teorizzato e reso la rottura di quell’alleanza fra l’uomo e la donna, specchio dell’amore di Dio. Chi ha analizzato bene questa deriva è stata Therese Hargot, giovane sessuologa belga. Nel su libro , spiega come il movimento per l’emancipazione delle donne in realtà ha costituito un danno perché lo slogan di fatto è diventato , disponibile per la pulsione sessuale maschile che non è ostacolata in nulla. La contraccezione, l’aborto, il “controllo” della procreazione non pesano che sulla donna. La liberazione sessuale, così, avrebbe modificato solo la percezione del corpo della donna, non quello dell’uomo. Con la scusa di liberarla, il femminismo egualitario vorrebbe imporre nello spazio pubblico un rispetto disincarnato della donna ma è nell’intimità, e specialmente nell’intimità sessuale, che si vanno a ristabilire i rapporti di violenza. Nella sfera pubblica si esibisce rispetto per le donne, in privato si consuma pornografia dove le donne sono trattate come oggetti. Si introduce così una guerra fra sessi in cui le donne si sono messe in competizione diretta con gli uomini. La dignità della donna e la sua vocazione sono stati al centro di una grande riflessione nella Chiesa, in particolare negli ultimi decenni grazie a numerosi interventi del magistero. Tra i diversi interventi pontifici spicca la lettera pastorale del 1988. In questo documento, papa Giovanni Paolo II difende la specificità femminile e mette in evidenza il fondamento biblico dell’uguaglianza fra uomo e donna, poiché la dignità della persona consiste <nell’elevazione soprannaturale all’unione con Dio in Gesù Cristo, che determina la profondissima finalità dell’esistenza di ogni uomo sia sulla terra che nell’eternità>. Nel racconto della creazione troviamo le basi fondanti della dignità dell’essere umano: la donna viene creata dell'uomo e viene posta accanto a lui come un altro io. L'uomo nel mondo tra tutte le creature è solo, non trova in nessuna di queste un aiuto adatto a sé. La donna è immediatamente riconosciuta dall'uomo . Per questo motivo la donna non deve la sua dignità all’uomo, ma a Dio. E il dominio della terra è affidato dal Creatore ad entrambi, maschio e femmina. Il peccato, però, viola l’uguaglianza davanti a Dio. Questa violazione è di svantaggio per la donna ma, allo stesso tempo, . Il giusto rapporto tra l’uomo e la donna, infatti, è basato esclusivamente sulla reciprocità che non significa . , è questa la novità evangelica che ci svela il papa polacco. In questa condizione reciproca si supera quello stato discriminatorio della donna che il peccato aveva provocato e si realizza quell’uguaglianza ma che le armonizza e le completa.

Valentina Caminiti

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