Avvenire di Calabria

La sua storia ci è stata raccontata da lei stessa in prima persona in una lunga lettera-confessione in cui ha ripercorso fatti ed emozioni di una storia d’amore tossico che l’ha ridotta a fin di vita: la ripubblichiamo in questa pagina

Se è violento non è amore: Maria Antonietta Rositani racconta il suo calvario

Era il 12 marzo 2019 quando il nome di Maria Antonietta Rositani divenne conosciuto ai più. Il motivo è crudele: l’ex marito, Ciro Russo, provò a darle fuoco. Da quel momento l’esistenza di Maria Antonietta è stata una lotta; costantemente aggrappata alla vita e, poi, alla ricerca di giustizia e verità.

di Stefania Laganà

Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram
Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram

Era il 12 marzo 2019 quando il nome di Maria Antonietta Rositani divenne conosciuto ai più. Il motivo è crudele: l’ex marito, Ciro Russo, provò a darle fuoco. Da quel momento l’esistenza di Maria Antonietta è stata una lotta; costantemente aggrappata alla vita e, poi, alla ricerca di giustizia e verità. La sua storia ci è stata raccontata da lei stessa in prima persona in una lunga lettera-confessione in cui ha ripercorso fatti ed emozioni di una storia d’amore tossico che l’ha ridotta a fin di vita

Il mio primo vero amore. Maria Antonietta Rositani ripercorre la sua storia

Era il 12 marzo 2019 quando il nome di Maria Antonietta Rositani divenne conosciuto ai più. Il motivo è crudele: l’ex marito, Ciro Russo, provò a darle fuoco. Da quel momento l’esistenza di Maria Antonietta è stata una lotta; costantemente aggrappata alla vita e, poi, alla ricerca di giustizia e verità. La sua storia ci è stata raccontata da lei stessa in prima persona in una lunga lettera-confessione in cui ha ripercorso fatti ed emozioni di una storia d’amore tossico che l’ha ridotta a fin di vita. «Correva l’anno 1999. Ricordo era un pomeriggio d’estate quando, complice mia nonna Maria Antonietta, presentai alla mia famiglia il mio principe azzurro» esordisce la Rositani nella sua lettera. «Indossava la divisa da carabiniere. Era il mio primo vero amore.

Pochi mesi e ci sposammo. Un matrimonio da favola, tantissimi invitati. La gioia regnava sovrana nel mio cuore, poi arrivò A., la dolce, piccola A. E poi, poi pian piano, ogni gioia e ogni momento dentro il tempo che volava, le nostre vite si vestirono di paure e di ansia. Le mie notti – prosegue – non erano le notti di una giovane sposina che conduceva una vita serena». Aggiunge la donna reggina: «Ero da sola, non ero pronta per una cosa così grande.


PER APPROFONDIRE: Maria Antonietta Rositani si racconta: «Nella violenza non siamo mai sole»


Impreparata ad affrontare qualcosa di così brutto al di fuori della mia vita reale, quella vita che avevo vissuto nella mia famiglia dove regnava amore e pace. Era qualcosa che disconoscevo e che mai, dico mai, la mia giovane mente poteva immaginare: che potesse albergare tanta paura all’interno delle mura domestiche. Man mano che il tempo passava, io mascheravo giorno dopo giorno il mio volto per nascondere agli altri il mio umore triste, vestendo tutte le albe col mio sorriso per poi calarmi nelle tenebre più buie dentro i tanti tramonti a venire, alle nuove notti lunghe che per me diventavano ragioni di paure, intrecci di fitte, strette, buie, ragnatele». «E dentro gli anni a sorridere sempre davanti a tutti per mascherare la mia paura, la mia infelicità. Per amore continuavo a vivere una vita fatta di speranze e di sogni accanto a una persona che non era più il mio principe azzurro. Una persona che ancora all’epoca purtroppo io amavo. Poi arrivò W., il maschietto di famiglia. Speravo tanto che le cose potessero cambiare, ma paura e ansia regnavano lo stesso fra le mura di casa mia. E io a nascondere, a sorridere, e a difendere il mio uomo sempre e comunque davanti a tutti: “Lui mi ama, lui mi vuole bene, lui si fa in quattro per me, per noi e per i nostri figli”».


Adesso siamo anche su WhatsApp, non perdere i nostri aggiornamenti: VAI AL CANALE


Maria Antonietta Rositani entra nel dettaglio di quanto vissuto in quegli anni

«Lui che plagia con gli occhi l’anima e il cuore, e riesce a mettermi anche contro mio padre, la mia famiglia e a mentire anche a loro: “Io sto bene con lui. Lui mi adora. Non mi fa mancare nulla”. E intanto comprava una moto dove ad andare era solo lui. Mentivo a mio padre che mi regalò con grandi sacrifici una macchina per potermi muovere con i miei figli. Mentivo a me stessa.

Mentivo con le amiche. Mentivo con i miei fratelli e con mia sorella. Una vita di menzogne. Urla, schiaffi, calci, paura, terrore. “Se parli, tu sai che farò, stai zitta”. Parolacce, parolacce sempre. “Tu non vali nulla”, “tu mi hai rovinato la vita”, “hai soffocato le mie speranze, i miei sogni”. Ancora schiaffi, calci, urla e nelle notti ero prigioniera a casa mia. Una vita di menzogne. Una famiglia diversa dalle altre, da quella dove io ero vissuta. Diversa da quella di mia sorella. Diversa da quella delle mie amiche».

A leggere le parole di Maria Antonietta si tocca con mano uno strato di tristezza spessissimo: «Mai insieme io al parco con i figli, sola a scuola al colloquio con i professori e le maestre. Io a fare sempre tutto: a cucinare, a stirare, a lavare, a pulire e a spendere i soldi. Soldi di mia nonna e della mia famiglia di origine per mantenere i miei figli e lui. E pensare che mia nonna lo trattava meglio di un figlio. Lui a cercare sempre un lavoro, quando non stava a letto a dormire. Un lavoro che potesse stare bene a lui, solo a lui, un lavoro cucito addosso a lui, lui a pensare a sé stesso, solo a sé stesso. A fumare, a mangiare, a dormire: a comandare e io a sperare che lui un giorno potesse cambiare». E, invece, questo cambiamento non è mai arrivato: «Mai programmi, mai progetti per la vita. Lui Dio, l’imperatore in casa. E noi a dire sempre di sì. Finché la sua mano vigliacca colpì un giorno il volto dolce della mia bambina, intervenuta in mia difesa mentre lui – violento – urlava e violentava di calci e schiaffi il mio volto, il mio corpo, la mia vita, la mia famiglia. Disprezzando ogni cosa di me, come donna, mamma, sposa, figlia. Figlia dei miei genitori che amo. Da quel giorno dissi basta! Basta pur ancora amandolo! Basta per i miei figli! Basta!».

Prosegue Maria Antonietta Rositani nel suo racconto

«Decisi così quel 20 dicembre del 2017, sotto quell’albero di Natale che invitava all’amore, nell’attesa dell’arrivo del Redentore, di recarmi da sola e di nascosto da tutti a denunciare il padre dei miei figli. L’uomo che avevo sposato. Col cuore in mano, piena di paura ma certa delle istituzioni, a cui ancora oggi credo e a cui affido la vita dei miei figli, lasciai casa mia, come una ladra, per recarmi alla Stazione dei carabinieri più vicina. Trovai il coraggio, mettendo su un foglio bianco davanti a persone sconosciute le mie paure, la mia ansia, la mia vita, tutta la mia famiglia, mostrando a loro i segni ancora visibili sul mio corpo delle sue violenze, che affliggevano ancora oltre il mio corpo, l’anima e il cuore. “Vada tranquilla a casa, signora, tra poco arriveremo noi”.

Mai nessuno arrivò a bussare alla porta di casa mia. E poi arrivarono ancora botte, urla, schiaffi, minacce. Era il giorno prima dell’arrivo dei re Magi alla capanna di Gesù. Era il 5 gennaio del 2018, sedici giorni dopo la mia prima denuncia ai carabinieri. Nonna Antonietta nel soggiorno a recitare la novena e lui mio marito, a menare, mai esausto dopo una notte di botte e io a tenere stretti i denti per non urlare, per non farmi sentire dai miei figli e dalla nonna. Lui col volto di chi si sente giusto, padrone di tutto, a menare, ancora dopo avermi tenuta tutta la notte stretta, legata alle spalle del letto dalle sue braccia non umane, ma d’animale. Al di là della parete W. e A. a tremare e a pregare. Quello fu l’ultimo giorno che mi alzò le mani». «Adesso, dopo essere stata bruciata, offesa e umiliata, finalmente ho capito che il mio non era più amore e che la paura lentamente prendeva il volto dei miei due innocenti figli. Ho trovato la forza di ribellarmi e di dire basta!. E di togliere dal cuore quell’uomo. Quello non era amore. Solo adesso – conclude – ho capito».

Articoli Correlati