
Le erbe di San Francesco di Paola: un viaggio tra fede e scienza
Un avvincente viaggio tra fede e scienza emerge dalle pagine de “Le erbe di San
Ieri - 2 aprile - come da tradizione la Calabria ha festeggiato il suo santo patrono, san Francesco da Paola. Con monsignor Fiorini Morosini, padre Trebisonda e padre Tolaro approfondiamo i tratti di calabresità del Santo.
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Parlare di san Francesco da Paola con monsignor Giuseppe Fiorini Morosini apre sempre a riflessioni mai banali sulla fede sia sul piano individuale che sul piano comunitario. In occasione della memoria liturgica del Patrono della Calabria abbiamo interloquito con l’arcivescovo emerito di Reggio Calabria - Bova.
San Francesco da Paola cosa insegna agli uomini e alle donne del nostro tempo?
Tra le tante cose che si possono dire in relazione alla “problematica religiosa” del nostro tempo ce n’è una presentissima in san Francesco, cioè quella della centralità della fede nella propria vita. Per il Santo, il tema del rapporto con Dio è stato centrale, ma un rapporto che non era solo pietistico, ma forte a tal punto da fondare il senso della vita. La sua esperienza - soprattutto nell’ottica delle relazioni vissute e dell’interazione con la società del suo tempo - racconta che tutto partiva e tutto ritornava dal rapporto con Dio. Un esempio che andrebbe riproposto alla società secolarizzata e scristianizzata in cui viviamo.
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Quali sono i tratti di San Francesco in cui lei vede una autentica “calabresità”?
San Francesco è stato definito dalla tradizione popolare come il santo «nzirrusu» (schietto) per individuare una sua caratteristica: Francesco era talmente franco nella sua vita che non temeva di dire la verità, mai, anche quando si trovava di fronte a persone che potevano incutergli timore. Accanto a questo c’è il senso dell’accoglienza: non solo come virtù cristiana, ma in modo universale. Nelle fonti che si riferiscono alla sua vita viene spesso usato l’aggettivo umano per definire il suo atteggiamento. Individuerei anche l’intraprendenza: dinnanzi ai problemi della vita, San Francesco ha sempre pensato di trovare dentro di sé le capacità per risolverli. Infine, il coraggio di essere sé stessi: non ha mai rinnegato le sue umili origini.
Perché San Francesco ha conquistato la sua vita ed ha deciso di seguirlo (sin da piccolo)?
Non c’è un momento preciso in cui questo rapporto è cominciato, penso - piuttosto - che la vita mi ha lentamente aperto al rapporto con lui. Sono entrato piccolissimo nel Seminario dei minimi a Paola, la mia città dove il carisma di Francesco si respira a pieni polmoni; lo studio della sua vita mi hanno messo in sintonia con lui.
In che modo l’esempio di Francesco ha influenzato il suo ministero episcopale?
Ho cercato di ispirarmi fondando tutto sul rapporto con Gesù: nel mio stemma si rintraccia l’alimentazione reciproca di fede e carità così come nel mio motto, «Vivo nella fede del Figlio di Dio che mi ha amato», rinsalda la volontà di specchiarmi sempre nella vita di Gesù nel mio impegno come vescovo. San Francesco è stato per me maestro proprio per questo perché ha alimentato il mio rapporto con Gesù per agire di conseguenza.
Quali consigli san Francesco darebbe ai giovani di oggi?
Riscoprire i valori che hanno manifestato a noi la calabresità del santo: guardare la realtà e intervieni per come puoi senza aspettare che il giudizio degli altri o senza piangersi addosso. Ancora: essere fieri di essere sé stessi senza accettare e piegarsi ai condizionamenti.
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Padre Francesco Maria Trebisonda, 39 anni, è stato riconfermato correttore (superiore) provinciale dei frati minimi di San Francesco di Paola che comprende i tredici conventi presenti in Calabria, Puglia e Messico. È anche rettore del Santuario di San Francesco di Paola, delegato in Calabria del Collegamento nazionale dei Santuari e presidente della Fondazione San Francesco di Paola.
Che legame esiste tra la città di Paola e il suo Santo?
È un legame che dura da più di seicento anni e che ha le sue radici nella casa natale del Santo che è stata adibita a luogo di culto subito dopo la canonizzazione di san Francesco. Un altro segno importante è la presenza dei terziari, ovvero il terzo ramo dell’Ordine dei minimi, laici che vivono nella società e cercano di portare avanti il carisma penitenziale. A questo si aggiungono anche le feste votive: i 7 febbraio, il 14 luglio e l’8 settembre quando il busto argenteo viene portato in processione per proteggere la Città. A questo si aggiunge il patronato del 2 maggio con grande concorso di popolo. Settimanalmente, ogni venerdì i paolani salgono in Santuario per venerare il loro Santo: si tratta del giorno di nascita e di morte di Francesco entrambe le volte di venerdì santo.
Possiamo parlare anche di un “ruolo sociale” di San Francesco di Paola?
San Francesco è il Santo della carità, antesignano della Dottrina sociale della Chiesa. Era un eremita, ma non stava sempre nella sua grotta per scendere in paese e stare tra la gente. Ha assunto su di sé tutte le problematiche della gente del suo tempo, era sempre affianco dei poveri e dei sofferenti. Oggi come allora, l’azione sociale di Francesco si porta avanti attraverso il suo Ordine parlando a governati e società civile denunciando il profitto sterile sulle spalle della povera gente.
Ci racconti la realtà dei Pellegrinaggi al Santuario: cosa la colpisce?
Non nascondo la gioia di tutti i Minimi: arrivano i pullman pieni di pellegrini da tutte le parti di Italia e dell’Europa dopo i momenti bui della pandemia. Il Santuario si colloca all’interno della gola delle montagne di San Francesco spalancandosi alla vista del mare Tirrenico e delle Isole Eolie. Ciò che mi colpisce è la grande sete di Dio: tutti corrono alla “cucchiarella”, la fonte dell’acqua che Francesco fece scaturire nel 1400. Emerge anche il bisogno di essere ascoltati: noi frati cerchiamo di stare al loro fianco per sostenerli nel loro cammino di fede.
Nel Santuario molti si accostano al sacramento della Penitenza…come vivete voi padri minimi questo servizio di riconciliazione?
Il momento delle confessioni è molto importante perché il Sacramento della penitenza è un carisma specifico del nostro ordine. Bisogna stare attenti a scrutare i segni dei tempi: le nuove generazioni (e i nuovi problemi) hanno bisogno di risposte di senso.
PER APPROFONDIRE: Alla scoperta della chiesa di San Francesco da Paola a Reggio Calabria
Padre Giovanni Tolaro si occupa della pastorale giovanile, vocazionale e missionaria della Provincia minima in cui rientrano Calabria e Puglia.
Ci può raccontare l’iniziativa delle missioni a Brancaleone?
Le missioni popolari nascono negli anni ’50, all’indomani della fine della Seconda guerra mondiale, fu allora che i frati del Santuario pensarono di creare questa lampadina votiva per il Patrono della Calabria. Fu deciso, pertanto, di sviluppare delle missioni - nei mesi precedenti a maggio - in tre comuni della Calabria questa esperienza di grazia: da allora sino a oggi, si chiede alla gente di aprire le porte delle loro case e del loro cuore. Quest’anno tra i comuni individuati c’è anche Brancaleone: guardando alla risposta ricevuta possiamo affermare che la missione popolare è uno strumento semplice, ma sempre valido.
Quali spunti della vita di san Francesco che suggerirebbe ai giovani di oggi?
La bellezza di conoscere s an Francesco da Paola è la validità del suo messaggio nonostante i cinque secoli passati dalla sua morte. Un primo aspetto che mi piace sottolineare nella sua vita è quello della ricerca: durante la sua adolescenza ha cercato continuamente di capire cosa Dio gli chiedeva. È quello che oggi papa Francesco chiama «il coraggio di sognare»: il patrono ci insegna proprio questo.
Ci può parlare del Cammino di San Francesco?
È un’altra bella iniziativa sostenuta dal Santuario regionale di Paola. Siamo giunti all’apertura del terzo cammino, “La via dei monasteri”, che segue “La via dei giovani” e “La via dell’Eremita”. Sono proprio i percorsi fatti dal Santo nelle varie tappe della sua vita. Quello appena sviluppato è il percorso, fatto di 130 km, da Paterno Calabro a Corigliano Calabro. Durante questo itinerario si incontreranno le prime case religiose fondate da San Francesco: oltre alla riscoperta storica, i partecipanti puntato a ritrovare il proprio cammino di fede.
Che consigli da a un giovane che capisce di essere chiamato alla vita religiosa?
Spesso quando si parla di vocazione sembra un sinonimo di privazione, ma non è così. Il mio consiglio è quello di non avere paura: la vocazione alla vita religiosa porta tantissime ricchezze di umanità. Essere santi vuol dire essere felici.
Un avvincente viaggio tra fede e scienza emerge dalle pagine de “Le erbe di San
Il 2 agosto 1969, Giuseppe Fiorini Morosini è stato ordinato sacerdote. Un lungo cammino iniziato 55 anni fa, ispirato all’amore per Gesù di San Francesco di Paola.
“Mi compiaccio per il tema scelto, la pace, che è della massima attualità e urgenza. Sono lieto che abbiate voluto proprio nella cornice di una rappresentazione artistica, perché l’arte è sorgente di pace”