Avvenire di Calabria

Sacchi a pelo e coperte. Così i ragazzi provano a mitigare la durezza dell’inverno nella Piana di Gioia Tauro

Tutt’altro che invisibili. Gli scout alla tendopoli di San Ferdinando

Pomeriggio di incontri, di baracca in baracca, per conoscere da vicino le vere conseguenze del caporalato locale

di Redazione Web

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Tutt'altro che invisibili. Gli scout alla tendopoli di San Ferdinando. Sacchi a pelo e coperte. Così i ragazzi provano a mitigare la durezza dell’inverno nella Piana. Ad accompagnarli c’è il direttore Caritas della diocesi di Oppido, il diacono Cecè Alampi. Pomeriggio di incontri, di baracca in baracca, per conoscere da vicino le vere conseguenze del caporalato locale

Tutt'altro che invisibili. Gli scout alla tendopoli di San Ferdinando

Gli scout condividono un pomeriggio con gli “invisibili”. Non stiamo parlando di fantascienza, ma di prossimità. È accaduto, nei giorni scorsi, presso la tendopoli di San Ferdinando, nel territorio diocesano di Oppido Mamertina - Palmi.


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I protagonisti di questa esperienza, definita da loro stessi come «una delle esperienze più significative ed emozionanti della nostra vita scout», è stato il clan di “Mesma Rosarno 1”. A guidarli i loro capi con l’assistente ecclesiastico, don Giovanni Rigoli, insieme al diacono don Cecè Alampi, responsabile della Caritas diocesana.

Durante la loro visita alla “baraccopoli” di San Ferdinando i ragazzi hanno offerto ai braccianti sia sacchi a pelo che coperte per affrontare al meglio gli ultimi scampoli di inverno. L’esperienza è stata svolta in collaborazione con la Caritas anche in prospettiva sinodale per camminare nella verità. «All’inizio eravamo pieni di insicurezze, paure ed incertezze su come saremmo stati accolti» dicono i ragazzi.

Che aggiungono: «Tuttavia, quando siamo arrivati abbiamo subito toccato con mano la triste realtà: ci siamo resi conto delle condizioni critiche, a tratti disumane, in cui i ragazzi africani vivono, soprattutto da un punto di vista igienicosanitario. Questa situazione ci ha colmato il cuore di angoscia facendoci sentire impotenti e, senza dubbio colpevoli, rispetto a come noi, membri della cosiddetta società civile, avremmo potuto essere d’aiuto».

Proseguono i fazzolettoni nei loro racconti: «Su tutto, ciò che ci ha colpito maggiormente è stata la perseveranza e l’impegno che i ragazzi hanno messo nell’adattarsi a quelle precarie condizioni, nonostante avessero pochissimi mezzi. Infatti, hanno costruito, da soli, un posto dove pregare insieme, un palestra dove allenarsi, un luogo dove riscaldare l’acqua per potersi lavare».


PER APPROFONDIRE: Sit-in della Caritas calabrese all’interno della Tendopoli di San Ferdinando


Durante il pomeriggio, spazio anche al confronto: «Nonostante tutto, ci hanno accolto con il sorriso, con una dignità disarmante, raccontandoci la loro storia e come fossero arrivati in Italia. Vi è stato anche un vero e proprio scambio interculturale tra di noi, conoscendo gli Imam, con i quali abbiamo recitato insieme sia una preghiera islamica ed una cristiana».

«È stata, senza dubbio, un’esperienza piena di emozioni, siamo andati con l’obiettivo di portare qualcosa che gli potesse servire, ma in realtà - concludono gli scout rosarnesi - sono stati loro a lasciare qualcosa di grande esempio a noi».

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