Avvenire di Calabria

Secondo gli esperti gli abusi subiti dalle madri sono fonti di traumi anche per i figli specie se piccoli

Scuola, presidio di prevenzione contro violenza su donne e bimbi

Mario Nasone

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Si è aperto con il ricordo di Marco, di 11 anni, che a Sabbioneta, in provincia di Mantova, ha perso la vita nell’incendio della sua casa appiccato dal padre, che ha voluto così vendicarsi dalla moglie con la quale era separato, l’incontro formativo su “Violenza assistita e minori, il ruolo della scuola e dei servizi” promosso dall’Osservatorio regionale sulla violenza di genere. Un’altra vittima innocente di una vera e propria guerra non dichiarata che continua a colpire donne e bambini grazie anche ad uno Stato che su queste situazioni continua ad andare in confusione, incapace di creare una vera rete protettiva in grado di prevenire questi eventi. Il seminario ha cercato di leggere il fenomeno proprio con gli occhi dei minori, definiti vittime collaterali di questa piaga sociale.

E dopo che si accerta il danno, quello che segue è il deserto: chi cerca di farsi cura di questi bambini trova burocrazia, una giustizia che non funziona, istituzioni che non si parlano. Un esempio tra tutti: i figli minori di Mary Cirill , come ha scritto il nonno in una lettera agli organizzatori del seminario. Soltanto dopo due anni dall’omicidio della madre hanno iniziato ad avere qualche aiuto dallo Stato. “Save The Children” ha ricordato che la violenza sulle donne costa allo Stato Italiano 13 miliardi di euro, in termini di aggravio sul sistema giudiziario, a questo si aggiunge l’ulteriore e più grave danno sociale, psicologico, educativo che genera e che coinvolge anche i minori: circa 400mila ragazzi negli ultimi cinque anni. Durante l’evento formativo, coordinato dalla psicologa Laura Amodeo, è stato presentato un dossier che contiene inedite elaborazioni realizzate dall’Istat per Save the Children, con un’ampia analisi qualitativa, oltre che quantitativa, del fenomeno e delle esperienze di violenza subite dalle donne.

Gli interventi del garante per l’infanzia Antonio Marziale, dei dirigenti scolastici Romeo del “De Amicis”, Anna Nucera del “Panella Vallauri”, Ornella Occhiuto del “Telesio” di Cosenza, del magistrato onorario del Tribunale per i minorenni Patrizia Surace, hanno sottolineato il ruolo da protagonista che deve avere la scuola, perché incontra quotidianamente i ragazzi e soprattutto gli insegnanti, i quali devono essere aiutati con specifiche attività formative a dotarsi di chiavi di lettura e di strumenti per fare emergere il disagio e per intervenire in modo più efficace. Molto apprezzata è stata la sessione dei lavori che ha dato voce ai ragazzi delle scuole del “Piria” di Reggio e dell’Ips di Siderno che hanno presentato, tramite video e slide, i risultati del loro lavoro di conoscenza e di presa di coscienza di questa preoccupante realtà.

L’esperienza, presentata dall’associazione Spazio Donne di Caserta, di lavoro nelle scuole ha arricchito i lavori indicando percorsi possibili per una azione educativa che ha visto protagonisti inseganti e discenti. Per favorire queste progettualità l’osservatorio avvierà protocolli di collborazione con le Università calabresi e con le reti nazionali come “Save The Children” con la convinzione che questa battaglia di civililtà si vince solo con alleanze educative dei diversi attori istituzionali e sociali interessati.

Unica nota stonata, la partecipazione limitata degli insegnanti, come ha stigmatizzato il vice coordinatore dell’osservatorio Giovanna Cusumano a conclusione dei lavori, auspicando per il futuro una maggiore collaborazione e coinvolgimento da parte dell’ufficio scolastico regionale.

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