Avvenire di Calabria

Senza decentramento, nessun futuro per le periferie

La sindrome del reggiocentrismo e l'assenza di risposte a chi vive le aree suburbane: un'emergenza sottaciuta

Federico Minniti

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Spazzatura a parte, ciò che serve alle periferie reggine è una visione politica multicentrica. Il territorio di Reggio Calabria, di per sé, è variegato e presenta peculiarità che andrebbero valorizzate e non “affogate” nel «reggiocentrismo» tipico di chi svolge la missione amministrativa rinchiuso nella torre di Babele degli uffici centrali. Non una novità, a dire il vero, nelle diverse stagioni politiche della Città. Eppure il decentramento amministrativo, cancellato con un colpo di spugna poco più che un decennio fa con l’abolizione delle circoscrizioni, sarebbe una prima risposta concreta ai bisogni dei cittadini.

Rivedere il piano di funzionamento dei servizi erogati dal Comune al pari a un sistema di mobilità dolce, da coniugare con la realtà territoriale dei diversi quartieri, avvicinerebbe le periferie al centro. Ma non basta: c’è bisogno di un corposo investimento nelle politiche sociali diffuse. Impossibile farlo con l’organico attualmente in servizio.

Il prezzo più alto da pagare, quindi, si riversa sulle già fragili spalle dei cittadini alle prese con una crisi socio-economica senza precedenti. La “variante” da arginare è il virus dell’abbandono che apre praterie al malaffare (spesso fatto di escamotage per sopravvivere) e alla ‘ndrangheta.

La politica, in tutto questo, non può auto-assolversi trincerandosi dietro l’alibi dell’assenza di risorse. Programmare e intervenire non è solo necessario, ma urgente.

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