Avvenire di Calabria

Nel giorno in cui si celebra la Giornata mondiale dei senzatetto, da Reggio Calabria vi raccontiamo una bella storia di fraternità e speranza nata nel cuore e dal cuore della parrocchia di Santa Maria della Candelora

Senzatetto, quando il pasto caldo è «parola di speranza»

Ogni giorno un esercito di 150 volontari si alterna per distribuire un pasto caldo e una parola di conforto agli "invisibili" della città dello Stretto

di Francesco Chindemi

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Nel giorno in cui si celebra la Giornata mondiale dei senzatetto, da Reggio Calabria vi raccontiamo una bella storia di fraternità e speranza nata nel cuore e dal cuore della parrocchia di Santa Maria della Candelora. Ogni giorno un esercito di 150 volontari si alterna per distribuire un pasto caldo e una parola di conforto agli "invisibili" della città dello Stretto.

A Reggio Calabria un pasto caldo e una parola d'amore a, la testimonianza dei senzatetto

«Se non ci fossero loro, non so se questa sera mi troverei qui o magari dietro le sbarre, con l’accusa di aver rubato un panino per sfamarmi». È una delle tante testimonianze raccolte per strada tra gli “invisibili” della città di Reggio Calabria, raggiunti da un vero e proprio “mantello” fatto di un pasto caldo, carità e soprattutto tanto amore.

Il servizio, nato dall’esperienza della mensa “Mantello di San Martino” della Caritas della parrocchia Santa Maria della Candelora in Reggio Calabria e, in particolare, dal gran cuore dell’intera comunità, in poco meno di due anni si è esteso dal centro storico ai luoghi più nascosti della città, dove a regnare non è solo la povertà, ma anche l’abbandono e la solitudine.


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Come quello del celebre Santo, ogni giorno un “pezzo” di questo mantello ricamato di tanta umanità, viene steso per “coprire” chi ha più bisogno. A comporlo è una rete attiva tutti i giorni (sabato, domenica e festivi compresi) a cui appartengono circa centocinquanta persone, ciascuna con un’esperienza e una storia personale diversa, ma legati dallo stesso amore per l’altro.

Volontari, nel vero senso del termine, non tutti appartenenti ai gruppi parrocchiali. Alcuni, anzi, si sono avvicinati solo da poco alla comunità parrocchiale guidata da don Luigi Cannizzo. Come Mimmo che prima di iniziare il suo lavoro di chef presso un noto locale della città, ogni giorno alle 14:30, raggiunge gli altri volontari presso la casa che la benefattrice Franca Aspra, prima di lasciare la vita terrena, ha donato alla parrocchia perché venisse messa a disposizione degli ultimi.

Quell’appartamento è stato trasformato in una vera e propria cucina professionale. Sull’uscio ci accoglie Pasquale, rigorosamente con guanti, mascherina e grembiule. Oggi tocca a lui coordinare le attività insieme ad altri volontari e volontarie che, a gruppi, si alternano giorno dopo giorno.

«È il cuore del nostro Mantello di San Martino», ci spiega. «Aperta sette giorni su sette - prosegue - qui prepariamo i pasti caldi. La squadra in pulmino provvederà, poi, a consegnarli a senzatetto e bisognosi durante l’ormai consueto itinerario serale. Circa cinquanta porzioni giornaliere, ma se capita anche qualcuna in più.

Caricate buste e contenitori, saliamo anche noi sul pulmino bianco della parrocchia. Alla guida c’è Bruno. A bordo, insieme a lui, altri tre volontari. «Adesso andiamo dai nostri amici» dice. È l’inizio di un viaggio «fatto di tanto amore e parole di speranza» da donare al prossimo, insieme ad un pasto caldo.

Servizio ai senzatetto di Reggio Calabria, il parroco: «Più che prezioso, lo definisco un servizio “bello”»

«Più che prezioso preferisco definirlo bello perché ricalca la bellezza di Dio che incontra la povertà degli uomini». Don Lugi Cannizzo, parroco della Candelora, usa un semplice aggettivo per raccontarci del servizio di prossimità che in poco tempo è riuscito a coinvolgere tutta la comunità parrocchiale, interi nuclei familiari compresi.

L’esperienza, nata circa due anni fa durante la pandemia, racconta il sacerdote, «nasce dell’esigenza dell’intera comunità, in particolare dalla Caritas parrocchiale, di fornire un servizio che fosse utile a quanti si trovassero in difficoltà. Un servizio che andasse oltre la consegna di pacchi dono o buste con generi alimentari».

Inizialmente si era pensato ad un servizio che «coprisse al massimo due giorni alla settimana, come facciamo per il pranzo dei poveri. Poi - prosegue don Cannizzo - abbiamo pensato che la carità del Vangelo non conosce confini e che bisogna dare tutto per i poveri, altrimenti non avrebbe avuto senso. E oggi siamo qui a parlarne. In poco tempo abbiamo aumentato le nostre forze. Ogni giorno una nostra squadra è in strada, mentre un’altra prepara cibo caldo e un pasto».

L’esempio: la mensa su strada per i senzatetto di suor Speranza

 L’esempio è il «servizio su strada della Caritas diocesana legato al nome di suor Speranza. È sulla strada che si incontra Gesù, povero e sofferente», ancora le parole di don Luigi.


PER APPROFONDIRE: Tamponi ai senzatetto, l’azione della Caritas di Reggio Calabria diventa un modello accademico


«Tuttavia - aggiunge don Luigi - non è importante solo portare un pasto caldo che riscalda lo stomaco. Ci vuole qualcosa che riscaldi il cuore delle persone che incontriamo: senzatetto e "invisibili" che vivono le strade di Reggio Calabria. Una persona non va a finire sulla strada solo per un motivo di indigenza. Finisce sulla strada perché dietro c’è una storia. Magari non ti sei riconciliato con il passato, con i tuoi familiari. Vivi un momento di disagio e quindi, insieme al pasto caldo, è fondamentale portare anche la nostra presenza e il nostro conforto, il nostro sorriso, una parola di speranza». Anche questo serve ad alleviare le sofferenze di chi vive in strada.

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