In questi giorni di particolare recrudescenza del Covid-19, che ha determinato la zona rossa di Sinopoli dallo scorso 5 ottobre e la diffusione del virus anche nella confinante Sant’Eufemia d’Aspromonte, sono in continuo aggiornamento con i rispettivi Parroci, don Domenico Zurzolo e don Marco Larosa, che ringrazio delle cure premurose che stanno avendo per le loro comunità. Parimenti ringrazio i responsabili Caritas della tendopoli di Rosarno dove diversi fratelli africani sono risultati positivi al virus. Ciò reca motivi di apprensione, certamente destinata ad esser superata come in precedenti casi analoghi nella nostra Diocesi, ma non per questo di tono minore. Esperienza di ansia è sapersi contagiato e di trovarsi sotto controllo più serrato.
L’applicazione delle procedure tende alla normalità. Ciò costituisce motivo di serenità, ma restano sempre veri il senso e la pratica della responsabilità a livello personale, senza distinzione di età per chi è in grado di comprendere la gravità del momento, di doversene fare carico per l’altro, il più prossimo che ci sta accanto, in famiglia, fuori, negli ambiti della vita sociale: in questo consiste la prima prevenzione dal contagio.
I media stanno da mesi aggiornando i loro bollettini informativi a conferma di questo scenario, per cui l’invito si fa appello accorato: ognuno osservi le regole e aiuti l’altro a fare lo stesso. Alleggeriremo così il peso di chi, con ruoli direttivi istituzionali, non deve trovarsi ad affrontare difficoltà serie a motivo della nostra incuria.
Ancor più occorre stare attenti perché il comprensorio reggino attualmente si trova a registrare il numero maggiore di contagi. Coloro che stanno vivendo questo momento delicato, in quarantena o in terapia intensiva, avvertano tuttavia, di non sentirsi soli o dimenticati. La lontananza fisica è superata dalla vicinanza spirituale perché vengono ricordati ogni giorno nella preghiera. La speranza più viva è che presto tutto possa incamminarsi per il superamento definitivo delle difficoltà in atto. Sosteniamo questa speranza, ancora una volta, con il richiamo alla nostra responsabilità.
+ Francesco Milito Vescovo