Avvenire di Calabria

Soccorso, la Madre accoglie tutti i figli

Un quartiere difficile e popoloso nella zona Sud di Reggio. La Chiesa ha fatto crescere generazioni di ragazzi, oggi uomini e donne

Sergio Conti

Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram
Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram

Alzando lo sguardo appena entrati in chiesa si nota subito, quasi irrompe, il grande mosaico che raffigura Maria Santissima del Divin Soccorso. Nel quartiere a Sud di Reggio Calabria, racchiuso trail quartiere di Sbarre Centrali e il viale Aldo Moro, accanto al quartiere Gebbione, questa parrocchia ha rappresentato da sempre l’accoglienza. Perché la Madonna – come non sfugge a un occhio attento sulla parete – aiuta tutti. I poveri, i disperati. E anche i richiedenti asilo, i migranti, che ben si riconoscono sulla destra, venuti da molto lontano sulle navi con il loro carico di sogni e speranze. L’accoglienza è la chiave per comprendere la missione evangelizzatrice che si opera in questa parrocchia, da tutti conosciuta come “Soccorso” e guidata da monsignor Giorgio Costantino. E proprio a sigillare l’attenzione nei confronti degli ultimi e più bisognosi l’inizio di ogni anno pastorale è caratterizzato da una missione, una visita alle famiglie, soprattutto quelle degli ammalati. E non ci va solo il parroco, ma anche un gruppo di laici, per celebrare concretamente l’amore del Signore e portare la buona notizia nelle varie zone della parrocchia. «È una realtà complessa» lo ammette don Giorgio, che sottolinea come in questo quartiere così popoloso e difficile coesistano diverse condizioni sociali, diverse religioni.

C’è addirittura una pagoda buddista, insieme a musulmani, testimoni di Geova, gente che arriva da ogni parte della città. E il segno dei tempi che cambiano e delle culture che si mescolano è proprio la “Casa Accoglienza” parrocchiale, un luogo che apre i battenti ogni giorno a circa cinquanta persone, che possono fare colazione, trovare un pasto caldo, fare la doccia. Sono senzatetto, poveri che non saprebbero dove andare altrimenti. Sono quegli ultimi che Gesù ha insegnato ad amare mettendoli al primo posto: qui viene messa in pratica questa parola, su impulso di don Giorgio e grazie a un gruppo di volontari e alla generosità di tutti coloro che donano cibo, abiti, giocattoli, qualunque cosa possa servire. Angela ci porta a conoscere questi luoghi dove l’accoglienza è davvero di casa, in una traversa poco distante dalla chiesa, dove un centinaio di famiglie sanno di poter bussare trovando aperto. Sempre.

Che i laici uniti al presbitero rappresentino la forza di questa comunità è evidente: sono tutti intorno al pastore prima di guidarci tra le varie stanze e i vari gruppi e movimenti. «Lo diceva un mio professore in Seminario: attenti che da soli non farete mai niente, cercatevi dei validi collaboratori» ricorda don Giorgio evocando i tempi degli studi. E così ha fatto.

Tiziana è mamma e segretaria del consiglio pastorale. Da piccola le chiesero «Cosa vuoi fare da grande? » e lei rispose che voleva fare la suora e avere tanti bambini contemporaneamente, affascinata da queste figure con capo coperto che erano le sue insegnanti. Poi Dio l’ha chiamata al matrimonio, ma le è rimasto questo desiderio di servire. Tante attività le svolge in piazza con i bambini, «in modo tale che si veda la nostra felicità nello stare con Gesù» dice Tiziana.

Perché la vita di queste persone è trasformata dalla presenza di Cristo e tutti gli operatori non possono che annunciarlo. Lo dice Marisa, presidente dell’Azione cattolica parrocchiale: «L’incontro con Gesù risorto fa guardare il cristiano oltre l’orizzonte, la vita continua e viviamo su questa terra anche in attesa del paradiso». È così anche per Paolo che si è formato nell’adolescenza sotto la guida di don Nunnari, oggi arcivescovo emerito di Cosenza, allora parroco al Soccorso. «Ci diceva che il cristiano è monaco della strada, che accompagna chiunque». La vocazione della Chiesa in uscita, come la vorrebbe il Papa, è chiara.

Anche Rosaria, catechista del gruppo post–cresima, ci crede e per questo ogni settimana coinvolge anche i genitori negli incontri.

«Alcuni partecipano» dice, con la speranza che la misericordia di Dio possa raggiungere anche i più lontani e indifferenti. Una misericordia che accorre in soccorso di tutti coloro che lo cercano. Come questi laici, che al momento favorevole, Dio ha esaudito e chiamato a seguirlo.

Articoli Correlati

reliquiario ortì

Il Reliquiario della Madonna delle Lacrime di Siracusa a Ortì

L’arcivescovo di Reggio Calabria – Bova, monsignor Fortunato Morrone, ha celebrato l’arrivo del Reliquiario a Ortì. Presenti anche i rappresentanti delle istituzioni cittadine sollecitate dal presule alla valorizzazione dei borghi pre-aspromontani.