Avvenire di Calabria

La cerimonia si è svolta il primo dicembre nell’aula magna del Seminario arcivescovile Pio XI

Staglianò ha inaugurato l’Anno accademico degli Istituti teologici di Reggio Calabria

Il presidente della Pontificia accademia di teologia ha tenuto la prolusione sul tema: “La teologia a venire nelle prospettive di Veritatis Gaudium, nuovi orizzonti nel rapporto tra teologia, cultura popolare e saperi scientifici”

di Davide Imeneo

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Giovedì 1 dicembre alle ore 16, presso l’aula magna del Seminario arcivescovile Pio XI, si è svolta l’Inaugurazione dell’Anno accademico dell’Istituto teologico Pio XI e dell’Istituto superiore di Scienze religiose “Monsignor Vincenzo Zoccali”. La prolusione è stata tenuta dal vescovo Antonio Staglianò, amministratore apostolico di Noto e presidente della Pontificia accademia di teologia.


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L’inaugurazione dell’Anno accademico è un momento molto importante per le realtà accademiche diocesane: è l’occasione, infatti, per condividere con la comunità diocesana non solo la riflessione teologica offerta dal relatore che tiene la prolusione, ma anche le progettualità e le linee di azione che caratterizzano la vita dei due enti formativi.

Le realtà degli Istituti teologici di Reggio Calabria

L’Istituto teologico Pio XI si occupa della formazione teologica dei futuri presbiteri, in piena collaborazione con i formatori del Seminario e con i Superiori delle famiglie religiose che affidano i loro professi alla realtà accademica della collina di Modena. Quest’anno gli studenti iscritti sono 32, mentre 7 sono coloro che hanno conseguito il Baccalaureato in Sacra Teologia nel giugno scorso.

L’Istituto superiore di Scienze religiose “Monsignor Vincenzo Zoccali” si occupa, in piena complementarietà con l’Istituto Pio XI, della formazione teologica dei fedeli laici. Ad inizio anno accademico 2021-2022 gli studenti immatricolati erano complessivamente 95, provenienti dalla nostra diocesi e da altre calabresi e siciliane. Undici studenti hanno conseguito il titolo a gennaio e otto a giugno scorso. Dopo che, con il coinvolgimento entusiasta di studenti ed ex studenti, si è organizzata una capillare promozione dell’Istituto - nelle comunità parrocchiali e con l’open day – è stato accolto un significativo numero di persone, che si sono iscritte al percorso triennale di Baccalaureato ed al percorso di Licenza, per un totale di 27 nuove immatricolazioni, con un incremento numerico che non si registrava da tempo. Gli iscritti al nuovo anno 2022-2023 sono pari a 100, un numero che lascia trasparire una profonda vivacità delle realtà accademiche diocesane.

Dopo la preghiera iniziale animata dal coro Corona gospel quair diretto dal maestro Francesca Ferrara, don Tonino Sgrò, sacerdote reggino che dirige l’Istituto teologico “Pio XI”, ha aperto i lavori della cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico comunicando alcune importanti novità riguardanti le attività formative: «Su sollecitazione del nostro Moderatore monsignor Morrone – ha spiegato don Tonino - nel primo semestre sono stati implementati i corsi comuni con l’Istituto superiore di Scienze religiose, per un totale di 5 discipline, che ci vedono impegnati in due pomeriggi a settimana. Tale scelta non è motivata tanto da una opportuna ottimizzazione delle risorse, quanto dalla convinzione che non esiste una teologia per chierici e una per laici, come sempre monsignor Morrone ci ricorda, ma un pensiero teologico che, similmente al Vangelo quadriforme, si compone armonicamente di diverse sensibilità. Anche questa è espressione di una sinodalità semplice e feconda».

A questo proposito, gli Istituti accademici teologici reggini si inseriscono pienamente nel cammino sinodale della Pontificia facoltà teologica dell’Italia meridionale: «Nella sintesi dei contributi al cammino fin qui svolto – ha spiegato il direttore dell’Istituto teologico “Pio XI” - sono stati indicati gli ambiti di ricerca e di impegno per impostare un rilancio della presenza e dell’azione della Pontificia facoltà teologica dell’Italia meridionale al servizio delle chiese locali e dei territori delle regioni del Meridione d’Italia: a) Teologia, città e spazio pubblico; b) Teologia e fragilità -povertà in ogni sua forma cura del creato-; c) Teologia, territorio e realtà; d) Teologia, dialogo culturale, intergenerazionale e interreligioso; e) Teologia, fraternità e comunione accademica».

Il progetto sinodale, commenta don Tonino Sgrò «potrebbe apparire ambizioso, ma lo Spirito Santo ci spinge ad assumere con audacia e abnegazione profetica il compito di evangelizzazione che, in piena collaborazione col Magistero dei nostri Pastori, sentiamo di portare avanti a servizio del Regno di Dio».

La professoressa Annarita Ferrato, direttrice dell’Istituto superiore di Scienze religiose “Mons. Vincenzo Zoccali”, ha raccontato come l’ente accademico da lei diretto si è operato per favorire una migliore integrazione tra percorso di studi e impegni lavorativi degli studenti: «Novità di quest’anno – ha detto la Ferrato - è l’articolazione oraria delle discipline su 3/4 giorni di lezione settimanali, che rende più appetibile e agevole il percorso di studi, soprattutto per coloro che hanno impegni lavorativi e familiari. Infatti è noto come caratteristica propria dell’ISSR è la presenza sia di giovani che di adulti, con situazioni personali e professionali molto diverse». Importanti aggiornamenti riguardano anche l’istituzione di due nuove realtà in seno al Consiglio di Istituto: «Sono state istituite la Commissione “Donne e Chiesa” – ha raccontato la direttrice - con l’obiettivo di studio, ricerca e formazione in una prospettiva che valorizzi la soggettualità femminile all’interno del Popolo di Dio, e la Commissione per gli “Studenti con Bisogni Formativi Speciali”, al fine di garantire il diritto allo studio e offrire strumenti e opportunità di successo formativo a tutti, anche mediante il tutoraggio, nell’ottica di una didattica sempre più inclusiva». Infine, la direttrice ha comunicato che l’Issr si è dotato di un nuovo sito internet, veloce, efficace e ben strutturato.

La prolusione del vescovo Staglianò

Dopo l’intervento dei due direttori, ha preso la parola il moderatore degli Istituti teologici, l’arcivescovo di Reggio Calabria – Bova, monsignor Fortunato Morrone, il quale ha presentato all’assemblea il relatore, il vescovo Staglianò, sottolineando come il presule ha un approccio particolare alla teologia: non compie solo un percorso speculativo e dottrinale, ma spesso la sua ricerca approda a concrete indicazioni di carattere pastorale.

La prolusione di Staglianò è stata centrata sul tema: “La teologia a venire nelle prospettive di Veritatis Gaudium, nuovi orizzonti nel rapporto tra teologia, cultura popolare e saperi scientifici”. L’illustre teologo ha aperto il suo intervento citando il poeta Eugenio Montale: «Non domandarci la formula che mondi possa aprirti, sì qualche storta sillaba e secca come un ramo. Codesto solo oggi possiamo dirti, ciò che non siamo, ciò che non vogliamo». La teologia, scienza della fede, prova a “dire Dio”, con la consapevolezza che questo “provare a dire” è un’iniziativa estremamente ardua: «Per dire di Dio – ha detto Staglianò – è come se noi provassimo a svuotare il mare con un secchiello: non diciamo per dire, ma per non essere condannati a tacere. Il verso di Montale dice bene l’approccio col quale noi dovremmo teologizzare».

In ossequio alla prima parte del tema della sua prolusione (nuovi orizzonti nel rapporto tra teologia e saperi scientifici), Staglianò sostiene che «La teologia può avere degli spazi di dialogo con le scienze anche apparentemente più lontane, come la fisica. Oggi abbiamo la possibilità, considerando gli sviluppi delle scienze come la meccanica quantistica, di avviare dialoghi fecondi, si apre la strada di una interdisciplinarietà auspicata da Veritatis Gaudium, cioè non in senso debole, ma in senso forte: transdisciplinarietà. Che vuol dire? Che la varietà dei saperi, tutti, deve poter essere trasportato linguisticamente nel sapere teologico e nello stesso tempo che la teologia possa – a partire dal proprio sapere – trandisciplinarsi negli altri saperi».

Il relatore fa subito un esempio di questa possibile transdisciplinarietà: «Nell’evoluzione della scienza il dibattito su cosa sia una particella è stato anche feroce: la luce è un’onda, una particella o un corpuscolo? Si è dimostrato che allo stesso tempo la luce è sia un’onda che un corpuscolo: c’è quasi un’assonanza con la doppia natura umana-divina. Su questo punto Staglianò spiega come «questa ricerca nell’infinitamente piccolo dovrebbe entusiasmare il credente. Qui funziona un “ordine disordinato”, potremmo dire: un ordine oltre l’ordine del macrocosmo. E però la realtà che viviamo è fatta proprio di queste particelle elementari. C’è “una logica oltre la logica”, dove l’invisibile giustifica l’esistenza del visibile. A queste strutture di pensiero ci si deve agganciare nel dialogo tra scienza e fede e cercare “analogie”, che ci consentano di superare la confusione del concordismo (che non fa bene alla fede) e l’indifferenza del discordismo (che fa male alla scienza)».

Nella seconda parte del suo intervento, il relatore si è soffermato su un altro tema previsto dal titolo della sua prolusione: il rapporto tra teologia e cultura popolare.

«Oggi le eresie sono diverse da quelle di un tempo, sono eresie pratiche», ha affermato Staglianò. «Quando diciamo che il verbo di Dio si è fatto carne siamo disposti ad aprire lo sguardo sulla carne che soffre? L’eresia è mettere la verità cristiana sul “Letto di Procuste”, un letto troppo corto dove tutto ciò che non vi entra, non si “adatta” viene tagliato: ecco, oggi l’eresia è un taglio».

Per verificare il livello di eresia, secondo il presule pitagorico, bisogna utilizzare il termometro della carità: «se non operi attraverso la carità allora non sei un credente. Se la fede non diventa Sequela Christi, allora abbiamo un mondo che crede di essere cristiano solo perché è cattolico».

Rispetto alla pietà popolare, Staglianò si rifà al compianto vescovo reggino, monsignor Giuseppe Agostino, e aggiunge: «Da decenni diciamo che la religiosità popolare deve essere purificata: ma quando iniziamo a farlo? Si deve operare sulle feste religiose del Sud un discernimento teologico e teologale, purtroppo a volte possano manifestare un’esperienza cristiana terribilmente pagana, che portano il cristianesimo a prima di quando è sorto. C’è idolatria nella pietà popolare? Questo lo stabiliscono i vescovi, adoperando un discernimento serio con il presbiterio e con i laici: urge una conversione».


PER APPROFONDIRE: Issr, l’incontro con monsignor Varone: Famiglia “icona” della Chiesa


La stessa conversione, conclude Staglianò, è necessaria anche per quanto concerne l’uso dei linguaggi: «L’80% delle persone che partecipa all’eucaristia non ascolta la Parola di Dio: il cattolico convenzionale è un religioso ateo. C’è bisogno di un investimento teologico per innovare la pastorale della Chiesa: scoprire nuovi linguaggi perché l’incontro con Gesù accada davvero, affinché la Grazia venga percepita e vissuta realmente».

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