Avvenire di Calabria

Non mancano tensioni tra tante famiglie calabresi che vivono in condizioni di grave disagio economico.

Povertà, stop al reddito di cittadinanza: adesso chi rischia

L'allarme dell'operatrice Caritas: «In aumento gli indigenti». La testimonianza dell'ex percettore: «Così sono rinato»

di Redazione Web

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Non mancano tensioni tra tante famiglie calabresi che vivono in condizioni di grave disagio economico. Da settembre già in 14mila non ricevono il sussidio. Dalla Regione, intanto, al via percorsi di inserimento lavorativo per far fronte alla nuova misura di inclusione in vigore dal primo gennaio 2024.

Reddito di cittadinanza, cosa cambia?

Già dal primo settembre oltre 14 mila calabresi non ricevono più il reddito di cittadinanza. Altri continueranno a percepirlo fino alla fine di quest’anno. Ma dal primo gennaio il governo chiuderà definitivamente i “rubinetti”, facendo così calare il sipario sulla misura di sostegno al reddito che negli ultimi anni, al netto dei soliti “furbetti”, si è rivelato il principale e più efficace strumento di welfare capace di arginare in parte emigrazione e microcriminalità in Calabria.


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In particolare nella regione in punta di Stivale, secondo i dati dell’Osservatorio Inps, nel solo 2023 la misura di contrasto alla povertà ha coinvolto oltre 184 mila e 400 persone, ovvero quasi 82 mila nuclei familiari. L’anno precedente (2022) erano state molte di più: 230.390 con 101.651 in tutto a beneficiarne.

Gli ex percettori della fascia d’età compresa fino a 67 anni potranno far richiesta dell’Assegno di inclusione. La nuova misura di sostegno economico e di inclusione sociale e professionale introdotta dal governo Meloni è condizionata al possesso di determinati requisiti (cittadinanza e soggiorno, situazione reddituale del beneficiario e del suo nucleo familiare) e all’adesione a un percorso personalizzato di attivazione e di inclusione sociale e lavorativa. La quota mensile per ciascun beneficiario varia tra le 150 e 300 euro e sarà erogata per un periodo non superiore ai 18 mesi.

In una regione come la Calabria in cui c’è “sete” di lavoro, non mancano le preoccupazioni. Già negli anni del reddito di cittadinanza in molti, anche plurilaureati o madri sole, come vi abbiamo già raccontato, hanno trovato difficoltà ad accedere al mercato del lavoro. La Regione ha cercato di correre ai ripari, istituendo con apposita legge regionale, l’Arpal in supporto dei centri per l’impiego. L’agenzia, che prende il posto della soppressa “Calabria lavoro”, punta a formare nuovi lavoratori da inserire nel mercato. Non è un’impresa facile.

Proprio in queste settimane non è mancato si registrassero situazioni di tensione in particolare presso molti centri dell’impiego, presi d’assalto da gente che ancora percepisce o ha beneficiato di reddito e che chiede chiarimenti circa il da farsi. Spesso la situazione diventa difficile da gestire e quanto successo qualche giorno fa a San Giovanni in Fiore, con spiacevole protagonista la sindaca Succurro, è la dimostrazione di questo stato di cose.

Il racconto dell'ex percettore: «Così sono rinato»

«Dopo aver vissuto per mesi senza alcun sostegno economico, mi sono rapidamente trasformato in un “invisibile”, escluso dalla collettività. Ciò che per gli altri è considerato scontato, per me è diventato una lotta costante». È toccante la testimonianza di Luigi ex percettore di Rdc.

Dall’oggi al domani si è trovato senza più nulla. «Le scarpe rotte rappresentavano uno dei disagi più inaccettabili, giorni senza cibo, il furto di bustine di zucchero nei bar e bere dalle fontane pubbliche erano la mia realtà quotidiana», racconta. «Ho cercato aiuto nella Chiesa, ho pregato Dio, sono stato aiutato dal prete.

Ho trovato rifugio in una struttura dormitorio e ho portato con me uno zaino contenente tutto ciò che avevo. Ho persino superato il mio orgoglio e pregiudizio, chiedendo l’elemosina per la prima volta. Alla fine - ci dice - lo Stato ha notato la mia esistenza e mi ha concesso il Reddito di cittadinanza. Solo 500 euro, ma vitali. Soldi che mi hanno restituito la possibilità di vivere».


PER APPROFONDIRE: Verso la Giornata mondiale dei poveri a Reggio Calabria, l’invito della Caritas


«Finalmente ho potuto permettermi un paio di scarpe nuove. Sono diventato “visibile”. Ma soprattutto, potevo pensare, agire e rinascere. Il Rdc- conclude - è stata la mia rinascita, la possibilità di reintegrarmi nella collettività esprimendo le mie capacità. Da invisibile sono tornato visibile».

L'allarme dell'operatrice Caritas: «Aumentano gli indigenti»

Il suo è un osservatorio privilegiato di chi vive a stretto contatto con i bisogni degli ultimi. Non nasconde la sua preoccupazione Bruna Mangiola, tra le “anime” della Caritas diocesana di Reggio Calabria e referente dell’Help Center diocesano “Casa di Lena”. «Per molti - dice - il Reddito di cittadinanza in questi anni ha rappresentato un’ancora di salvezza», dice.

Non si tratta certamente di “furbetti”, ma di chi cerca di sopravvivere ogni giorno con quel poco che ha e «grazie a questa forma di sostegno che sarà abolita per tutti a partire dal primo gennaio riuscivano, in qualche modo, ad andare avanti». «Capisco - continua Bruna - che qualcuno ne ha approfittato, forse sarebbe stato necessario un maggiore controllo all’origine. Ma l’abolizione del reddito per la maggior parte dei percettori, in particolare per coloro che non sono più in età occupabile, è coincisa con un ritorno alla povertà».

Il polso della situazione, dice ancora l’operatrice della Caritas diocesana, «ce l’abbiamo presso le nostre mense, ma anche all’Emporio o nelle parrocchie, dove distribuiamo la spesa. Le mense, in particolare, sono tornate ad essere piene. Presso quella della parrocchia di San Francesco contiamo in media ogni giorno quasi 40 persone, altrettanto ad Archi». In buona parte, continua Bruna, «si tratta di persone che si erano “allontanate” e appena è stato tolto il Rdc sono ritornate. È triste dover rivedere persone in cerca di cibo, ma anche indumenti per sé stessi o per i loro figli. Noi lo facciamo

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