
Caritas, tutte le mense attive a Reggio Calabria nel periodo compreso tra Pasqua e il 2 Giugno
Ecco dove poveri e indigenti potranno trovare insieme a un pasto caldo anche sorriso e ascolto
Don Giacomo Panizza ci mostra subito le ferite del suo Progetto Sud, dovute ai tanti attentati contro quel prete bresciano trapiantato a Lamezia Terme. Gesti inequivocabili, come quella volta che tagliarono i freni alla macchina di Marco, un volontario. Segni della prepotenza mafiosa. «Vi garantisco che schierarsi contro la ‘ndrangheta è assolutamente inevitabile in questa terra». Il suo servizio sacerdotale è da sempre sostenuto grazie a fondi dell’8xmille.
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Sono qui da oltre quaranta anni. Come sono arrivato? Lo ammetto: per caso. Stavo scrivendo la mia tesina in Seminario, a Brescia, sui sacramenti alle persone con disabilità intellettiva. Era un tempo di grande ricerca interiore partendo dai Vangeli, ma anche di incontri. Uno di questi è stato quello con la comunità di Capodarco, a Fermo, in cui ho conosciuto la Calabria.
La parola “sud” per me era solo una connotazione geografica. Mi colpiva la gente, tantissima, che emigrava nelle nostre fabbriche del nord. Figuriamoci il termine “mafia”: chi l’aveva mai preso in considerazione?
Quando sono arrivato a Lamezia Terme mi sono ritrovato che le due fabbriche più grandi erano l’ospedale e il comune.
Dopo due settimane dall’avvio del nostro primo laboratorio di rame sono venuti due giovani a chiedere il pizzo. C’erano tutti ragazzi in carrozzina a lavorare e loro volevano soldi da noi? Non ci avevo mai riflettuto: i mafiosi sono dei balordi senza scrupoli.
I mafiosi non ti attaccano frontalmente: ciò che conta per loro è il “non detto”, le sfumature. La prima volta che mi hanno chiesto i soldi erano per “gli amici detenuti” non capii. Andavo settimanalmente in carcere a confessare, ma nessuno mi aveva mai parlato di problemi economici.
Andai alla riunione della mia zona pastorale, ma gli altri sacerdoti mi dicevano come – in realtà – la mafia non esistesse. Ero io, secondo loro, a capire male le cose che mi succedevano. Prepotenti sì, ma ‘ndrangheta no. Ci sono voluti venticinque anni, nel 2001, affinché la Chiesa lametina si fermasse a riflettere sulla mafia di Calabria. Ce ne è voluto di tempo.
Quando la Polizia mi intercettava mi ha dovuto, ad un tratto, spiegare che alcune telefonate – di cui io spesso disconoscevo il significato minatorio – in realtà avevano una finalità intimidatoria nei miei confronti.
In realtà è grazie a monsignor Giovanni Nervo se ci conosciamo. Eravamo un gruppetto di preti, di cui io ero il più giovane, che cercavamo di avviare il concetto di “volontariato” nel nostro Paese.
Gli chiesi: «Don Italo perché mi arrivano le minacce e gli altri mi dicono che la mafia non esiste?». Fu quello il momento in cui lui mi spiegò come ragiona la ‘ndrangheta. La mafia preferisce le sfumature alle tinte fosche.
Un consiglio che mi diede, lo applicai alla lettera. Un giorno mi disse: «Se ti chiedono i soldi in Chiesa, prendili per il bavero». Una volta entrò un giovane in sagrestia e provò ad estorcermi dei soldi. Mi giocai la carta–don Italo: l’ho inchiodato al muro.
Si mise a tremare e mi chiese scusa. Una volta sull’altare lo vidi seduto in prima fila; rimase lì fino alla benedizione finale. Poi non l’ho più visto in vita mia.
Macché. Don Italo mi diceva sempre di «fare finta di essere un prete tonto».
Sì, e forse questo mi ha salvato la vita.
«La trasparenza della gestione dei fondi dell’8xmille? Probabilmente parte dello Stato dovrebbe prenderla ad esempio per la gestione dei fondi pubblici», questa la “provocazione” di Roberto Di Palma, procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Reggio Calabria. «I dati statistici vanno sempre interpretati - ha detto magistrato - il quadro in questo caso è estremamente trasparente, anzi lo Stato dovrebbe prenderlo ad esempio per alcuni settori della gestione della Cosa pubblica». Proprio il Tribunale per i minorenni di Reggio Calabria sta portando avanti il protocollo “Liberi di scegliere” anche grazie al sostegno dei fondi dell’8xmille destinati alla Chiesa Cattolica.
Anche Ettore Triolo, avvocato di Reggio Calabria, sentito sull’importanza della scelta di destinare l’8xmille alla Chiesa cattolica ha aggiunto: «Nei giorni silenziosi del primo lockdown, mentre tutto nel mondo sembrava fermarsi, in ogni diocesi d’Italia, in centinaia di parrocchie, tantissimi parroci e volontari, instancabilmente, si sono messi dalla parte degli ultimi, dei più fragili, dei tanti che a causa della pandemia sono inesorabilmente scivolati sotto la soglia della povertà» racconta Triolo. Di quel tempo, aggiunge, è impossibile dimenticare «gli operatori pastorali, i catechisti, i responsabili e gli educatori delle associazioni, dei movimenti e dei gruppi che si prodigavano, con tanta fantasia, per proseguire le attività formative e pastorali, dimostrando una grande capacità di utilizzazione di tutti quegli strumenti di comunicazione, che in un tempo di distanziamento hanno consentito di mantenere e qualche volta di riallacciare legami. Spesso anche di far sì che la Chiesa potesse essere ancora compagna soprattutto di coloro che maggiormente hanno patito le conseguenze della solitudine, pensiamo agli anziani». Anche per questo Triolo devolve l’8xmille alla Chiesa cattolica, - in quanto «donare vale quanto fare» - e la sua firma è una firma convinta, perché vedono nella comunità ecclesiale una «compagna di strada, capace di riscaldare i cuori e di indicare sempre l’essenziale».
Un grazie per il dono dei sacerdoti in mezzo a noi, questo il significato profondo delle offerte deducibili. I nostri preti infatti sono ogni giorno al nostro fianco ma anche noi possiamo far sentire loro la nostra vicinanza. Una partecipazione che ci rende “Uniti nel dono”: questo il messaggio al centro della nuova campagna Donare vale quanto fare della Conferenza episcopale italiana che intende sensibilizzare i fedeli alla corresponsabilità economica verso la missione dei sacerdoti e si sofferma sul valore della donazione, un gesto concreto nei confronti della propria comunità.
«Ogni offerta destinata al sostentamento dei sacerdoti è il segno tangibile della vicinanza dei fedeli, un mezzo per raggiungere tutti i sacerdoti, dal più lontano al nostro - sottolinea il responsabile del Servizio Promozione per il sostegno economico alla Chiesa cattolica, Massimo Monzio Compagnoni – Anche nel pieno dell’emergenza dell’ultimo anno i preti diocesani hanno fatto la differenza. La Chiesa, grazie anche all’impegno dei nostri preti e delle comunità, ha aiutato nei giorni più bui tante famiglie a rialzarsi». Ideata e prodotta da Casta Diva Group la campagna, on air da novembre, si snoda tra spot tv, radio e video online oltre alla campagna stampa con lo scopo di approfondire storie di diverse comunità attraverso video interviste e contenuti dedicati.
Un viaggio in giro per l’Italia, tra città metropolitane e centri piccoli, a volte piccolissimi. Un percorso che permette di toccare con mano la bellezza che nasce dall’unione delle vocazioni: quelle dei sacerdoti e quelle dei laici che collaborano con loro. In particolare lo spot ci conduce dentro una parrocchia, quella di Sant’Antonio Maria Zaccaria guidata da don Davide Milanesi in un quartiere popolare nella periferia meridionale di Milano. Nel suo oratorio, luogo capace di coinvolgere sia gli adulti che gli adolescenti, frequentato da circa 400 ragazzi, in una zona dove convivono persone di nazionalità ed età diverse. Ci porta nella comunità, vera e propria protagonista, motore delle numerose attività rese possibili grazie all’impegno dei volontari, coesi intorno al proprio parroco, visti e intravisti fino alla scena finale, tutta dedicata a loro. In questo luogo, don Davide, infaticabile promotore di iniziative, sempre sorridente, anche nei mesi più difficili della pandemia, è considerato dai parrocchiani un amico cui rivolgersi nel momento del bisogno e con cui condividere i momenti importanti della propria vita.
Nei 4 filmati di approfondimento, oltre a quella di don Davide, si racconta attraverso delle interviste ai collaboratori laici, anche l’opera di altri sacerdoti come don Massimo Cabua, che in Sardegna, a San Gavino Monreale, è in prima linea nell’organizzazione di iniziative tra cui la “Spesa Sospesa” a sostegno di una collettività stremata dall’emergenza coronavirus e don Fabio Fasciani, guida della parrocchia dei Santi Fabiano e Venanzio, nel quartiere Tuscolano a Roma, che dall’inizio della pandemia ha fatto un vero e proprio salto di qualità nell’assistenza alle povertà, prendendosi cura delle persone in difficoltà. Nei filmati è presente anche don Luigi Lodesani, parroco, tra le altre comunità, anche di Borzano di Albinea, in provincia di Reggio Emilia, dove un paese intero collabora ad un progetto educativo per le nuove generazioni.
Non solo video ma anche carta stampata. “Ci sono posti che esistono perché sei tu a farli insieme ai sacerdoti” o “Ci sono posti che non appartengono a nessuno perché sono di tutti” sono alcuni dei messaggi incisivi al centro della campagna. «I nostri sacerdoti hanno bisogno della vicinanza e dell’affetto dei fedeli. – conclude Monzio Compagnoni - Oggi più che mai ci spingono a vivere il Vangelo affrontando le difficoltà con fede e generosità, rispondendo all’emergenza con la dedizione». A supporto della nuova campagna anche la pagina www.unitineldono.it/donarevalequantofare interamente dedicata ai filmati e collegata al nuovo sito in cui oltre alle informazioni pratiche sulle donazioni, si possono scoprire le esperienze di numerose comunità che, da nord a sud, fanno la differenza per tanti.
PER APPROFONDIRE: Storie di 8xmille. Una vita “scommessa” sul Vangelo. E sui fratelli
Oggi le Offerte per i sacerdoti raggiungono circa 33.000 sacerdoti al servizio delle 227 diocesi italiane e, tra questi, anche 300 sacerdoti diocesani impegnati in missioni nei Paesi del Terzo Mondo e 3.000 sacerdoti, ormai anziani o malati, dopo una vita spesa al servizio agli altri e del Vangelo. L’importo complessivo delle offerte nel 2020 si è attestato sopra gli 8,7 milioni di euro rispetto ai 7,8 milioni del 2019. È una cifra ancora lontana dal fabbisogno complessivo annuo necessario a garantire a tutti i sacerdoti una remunerazione pari a circa mille euro mensili per 12 mesi. Nel consuntivo relativo al 2020, il fabbisogno complessivo annuo per il sostentamento dei sacerdoti è ammontato a 529,9 milioni di euro lordi, comprensivi delle integrazioni nette mensili ai sacerdoti (12 l’anno), delle imposte Irpef, dei contributi previdenziali e assistenziali e del premio per l’assicurazione sanitaria.
Per sostenere i sacerdoti diocesani con le offerte Uniti nel dono, si hanno a disposizione 4 modalità:
Si può utilizzare il c/c postale n. 57803009 per effettuare il versamento alla posta.
Carta di credito
Grazie alla collaborazione con Nexi, i titolari di carte di credito Nexi, Mastercard e Visa possono inviare l’Offerta, in modo semplice e sicuro, chiamando il numero verde 800 825000 oppure collegandosi al sito Internet www.unitineldono.it/dona-ora/
Versamento in banca
Si può donare con un bonifico sull’iban IT 90 G 05018 03200 000011610110 a favore dell’Istituto Centrale Sostentamento Clero specificando nella causale “Erogazioni Liberali” ai fini della deducibilità. L’elenco delle altre banche disponibili a ricevere un ordine di bonifico è consultabile su www.unitineldono.it/donaora/.
Istituti Diocesani Sostentamento Clero
Si può anche effettuare il versamento direttamente presso gli Istituti Diocesani Sostentamento Clero (elenco Istituti Diocesani Sostentamento Clero www.unitineldono.it/listaidsc). L’offerta è deducibile. Il contributo è libero.
Per chi vuole queste offerte sono deducibili dal proprio reddito complessivo, ai fini del calcolo dell’Irpef e delle relative addizionali, fino ad un massimo di 1032,91 euro annui. L’Offerta versata entro il 31 dicembre di ciascun anno può essere quindi indicata tra gli oneri deducibili nella dichiarazione dei redditi da presentare l’anno seguente. Conservare la ricevuta del versamento.
Ecco dove poveri e indigenti potranno trovare insieme a un pasto caldo anche sorriso e ascolto
Concluso l’iter di selezione per il progetto “In cammino con gli ultimi – Calabria”.
Quasi 38mila richieste di aiuto accolte in un decennio: un’opera della Caritas che restituisce dignità e fraternità agli “invisibili” della città.