Avvenire di Calabria

Voci e racconti dal Campo base allestito dalla Croce rossa italiana presso il porto della cittadina ionica

Storie di accoglienza: Roccella Jonica, un approdo sicuro e amorevole

La testimonianza del presidente Gioffrè: «Qui si incontrano drammi e disperazione, ma anche tanta voglia di vivere, sognare e sperare»

di Francesco Chindemi

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Lontano dai riflettori, continuano numerosi gli sbarchi di immigrati nella Locride. Qualcuno l'ha definita una seconda Lampedusa. Al di là dei paragoni, un dato su tutti: la macchina dell'accoglienza non si è mai arrestata. Siamo andati a conoscere il "carburante" e con esso le numerose storie che, ogni giorno, si incontrano al campo base allestito dalla Croce rossa presso il Porto di Roccella Jonica.

La rotta turca è quella che ha condotto sulle coste della Locride, negli ultimi mesi, un numero record di migranti. Non solo intercettati e soccorsi, al largo, dalle motovedette di Capitaneria di porto e Guardia Costiera e accolti al Porto delle Grazie di Roccella Jonica.

Roccella Jonica, volontari Cri e giovani migranti. Sullo sfondo le imbarcazioni dei viaggi della speranza

Ma anche coloro che scendono autonomamente a terra dalle imbarcazioni, per lo più a vela, arenatesi lungo tutto il tratto di costa ionica reggina. Un tratto di costa che si è trasformato in una sorta di nuova Lampedusa: l’ennesima «porta di ingresso» d’Europa attraverso cui entrano in Italia, quasi con cadenza quotidiana, natanti carichi di uomini, donne, bambini e, soprattutto, tanta disperazione.


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Un’umanità dolente che guarda all’Europa come un’occasione di riscatto, di nuovo inizio, di sogni da realizzare. Uno sguardo al vecchio continente talmente carico di speranza da avere sulla bilancia della vita un peso maggiore rispetto all’incolumità di sé stessi e dei propri congiunti. Sin dai primi sbarchi il Comitato “Riviera dei Gelsomini” della Croce rossa italiana, insieme alle altre realtà di volontariato locali e internazionali, ha offerto aiuto, assistenza e conforto, rendendo concreta, l’asettica definizione di «porto sicuro » di cui si si parla da anni nelle cronache legate agli sbarchi.

A guidare la Cri della Locride è Concetta Gioffrè. Da anni in prima linea, insieme agli altri volontari “crocerossini”, sul fronte dell’accoglienza dei migranti. Un servizio iniziato nel lontano 2008, quando ancora il fenomeno migratorio non aveva raggiunto i numeri imponenti di quest’ultimo periodo. «Nell’ultimo anno - dice - gli sbarchi sono aumentati considerevolmente». Da inizio anno ad oggi, secondo i dati del Commissariato della polizia di stato di Siderno e della prefettura, si contano oltre 7 mila arrivi. Numeri destinati ad aumentare e a cui vanno aggiunti i cosiddetti sbarchi autonomi, difficilmente monitorabili dalle forze dell’ordine. Nel 2021 gli sbarchi al porto di Roccella erano stati invece 5.300.

I volontari della Croce Rossa accolgono dei minori appena sbarcati

«Numeri che ci danno l’idea della situazione a cui ogni giorno siamo chiamati a far fronte, insieme agli altri attori impegnati sul campo», aggiunge Concetta Gioffrè. Comprensibile la difficoltà nella gestione di quella che è una vera e propria emergenza. Un lato, forse, meno conosciuto del fenomeno della tratta di esseri umani rispetto alla questione delle navi delle Ong che, ormai da tempo, sta monopolizzando l’informazione. «Qui non ci confrontiamo solo con i numeri, ma con vite e storie diverse», continua la presidente del Comitato “Riviera dei Gelsomini” della Croce rossa.

«Il contatto coi migranti (tanti uomini, donne e bambini, molti non accompagnati), non lo nascondo, ci coinvolge emotivamente. Soprattutto quando sei chiamato a donare, insieme alle cure sanitarie, supporto psicologico a chi, durante il viaggio, a causa degli stenti e di condizioni davvero disumane, ha perso un figlio, un marito o un genitore». Casi, purtroppo, che si ripetono con una certa frequenza, «come se fossimo in un teatro di guerra», ci dice ancora Gioffrè, nel ricordare la drammatica vicenda di un giovane ingegnere, perseguitato politico, fuggito dall’Iran con tutta la sua famiglia.

«Ha perso la vita a poche miglia dalla nostra costa. Gli scafisti volevano gettare il suo corpo in mare, ma la madre si è opposta e ora le sue spoglie riposano nel nostro cimitero. La donna, insieme al marito e alla figlia superstite, ha denunciato gli stessi scafisti. A questa famiglia, agiata ma che ha venduto tutto per fuggire alle persecuzioni nel suo Paese, come Croce rossa - ancora la testimonianza della presidente - abbiamo fornito assistenza psicologica durante il processo». Di storie, continua, «ce ne sarebbero tante da raccontare. Proprio nei giorni scorsi abbiamo ospitato nel nostro campo una famosissima cantante afgana e una reporter della stessa nazionalità». Storie intrise di tanta disumanità, disperazione e paura.

Il Comitato Cri "Riviera dei Gelsomini" insieme ai volontari del Corpo militare della Croce rossa

Per far fronte alle difficoltà crescenti, dal 6 novembre scorso, a supportare il Comitato locale Cri, c’è il Nucleo reggino del Corpo militare della Croce rossa italiana, coordinato dall’ufficiale medico Francesco Principato a cui il comando generale ha affidato il compito di coordinare le attività del personale .


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La nuova sfida nel campo della solidarietà, vede impegnati in una turnazione di circa dieci militari, tra ufficiali e militari, tutti volontari, nella gestione del Campo attendato allestito presso il Porto delle Grazie di Roccella Jonica per ospitare e assistere i migranti in arrivo. È stata la stessa Gioffrè a chiedere che venisse rafforzata la macchina della solidarietà per poter gestire, 24 ore su 24, una emergenza la cui soluzione sembra ancora lontana.

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