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Per cento lavoratori delle strutture psichiatriche di Reggio Calabria non sarà una Natale sereno. Nei loro confronti sono state avviate le procedure di licenziamento. Sul loro futuro pesa la situazione di incertezza del settore ancora in attesa di risposte dalla Regione.
Ricoveri ancora bloccati e mancato accreditamento delle strutture preesistenti da oltre trent'anni. È passato più di un mese dal tavolo con i vertici della sanità calabrese alla Cittadella regionale.
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Legacoop Calabria e UniCoop si vendono costrette - hanno annunciato in queste ultime ore - «a dover cessare la gestione dei servizi».
Il motivo è spiegato in una nota stampa in cui viene denunciata la «cinica indifferenza che ha caratterizzato i soggetti che hanno in mano la gestione della cosa pubblica nel settore della residenzialità psichiatrica».
Sotto accusa Regione e Asp e le «mancate promesse di soluzione» a cui sono seguiti, ancora la denuncia, «provvedimenti antitetici. Ad esempio: aumenti di 80 posti letto rispetto quelli inizialmente previsti, a cui invece ha fatto seguito una riduzione di ben 20 posti».
Insomma, la soglia di sopportazione ha superato ogni limite, nonostante la "resistenza" mossa dalla «consapevolezza delle drammatiche conseguenze per i soci-lavoratori, gli operatori tutti, i pazienti ed i familiari».
Le procedure di licenziamento collettivo, spiegano ancora Legacoop e UniCoop, «prevedono che le singole cooperative ne diano preventiva comunicazione alle organizzazioni sindacali; ad esse ci appelliamo perchè richiedano che l’ente pubblico si faccia carico della ricollocazione dei 100 lavoratori, molti dei quali soci delle cooperative, dei quali la quasi totalità, di età compresa fra i 50 ed i 60 anni, ben difficilmente potrebbero trovare diversamente collocazione nel “mercato” del lavoro».
C'è una data indicata. È quella del 10 gennaio 2024. Quel giorno, annunciano le cooperative, saranno concluse le attività e consegnate le chiavi al prefetto Vaccaro.
Da qui l'appello ad Asp e Regione, «enti ove notoriamente ingentissime spese vengono effettuate sperperando denaro pubblico». Almeno in questa circostanza, l'invito, «l’ente pubblico si faccia correttamente carico diretto della gestione delle strutture, quindi degli utenti e degli operatori».
Dove verranno ricollocati gli attuali pazienti? «Andranno a ingrassare strutture extra-provinciali che, lontanissime dall’idea di piccole comunità di assistenza, stanno diventando sempre più nuovi maxi manicomi?». È quanto si chiedono Usb e CooLap di fronte al nuovo scenario delineatosi.
PER APPROFONDIRE: Strutture psichiatriche ancora in attesa di risposte, oggi nuovo sit-in a Reggio Calabria
Le due sigle hanno chiesto un incontro urgente con il Prefetto «per capire se ci sono ancora margini per salvare il salvabile». In ogni caso, proseguono, c'è da definire il futuro di cento lavoratori che «dopo trenta e più anni di servizio, rischiano di finire in mezzo a una strada e di altrettanti pazienti che, come se non fossero sufficienti le loro problematiche, a gennaio rischiano di essere sballottati chissà dove».
«Anche se ormai la speranza che la politica regionale, dopo decenni di indifferenza bipartisan, decida di dare risposte a questi pazienti e a questi lavoratori è ormai ridotta al lumicino, non possiamo arrenderci e fino all’ultimo - concludono Usb e CooLap - continueremo a manifestare, protestare e evidenziare le enormi colpe delle istituzioni pubbliche per questa vergogna».
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