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Reggio Calabria, il Serra Club incontra don Simone Gatto
Nel salone parrocchiale del Santuario di San Paolo, il direttivo del Club Serra di Reggio
Abbandonata a sé stessa, senza corrente e acqua, la tendopoli di San Ferdinando è la terra di nessuno, «in cui persino lo Stato fa mancare i suoi presidi». È quanto denuncia la Cisl di Reggio Calabria, in una nota a firma del segretario generale Rosy Perrone e dei responsabili FNS e Fai, Giuseppe Rodà e Romolo Piscioneri.
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Con dignità e abnegazione restano soltanto i vigili del fuoco che per la sicurezza dei migranti continuano un servizio di prossimità con un alto rischio di incolumità. «Adesso basta! Non è più possibile continuare a prestare un’attività di controllo se mancano le forze dell’ordine e soprattutto se mancano i criteri indispensabili di umanità, in quello che può essere definito un ghetto senza regole e senza sicurezza, igiene e condizioni di vivibilità», prosegue la denuncia.
È dell’altro ieri, la notizia di un vero e proprio attacco da parte degli ospiti della tendopoli, nei confronti del presidio dei Vigili del Fuoco, in cui è stato danneggiato un mezzo dei pompieri ma per fortuna non ci sono stati feriti. «L’ennesimo campanello di allarme – prosegue la Cisl – di uno stato di abbandono in cui versa la tendopoli, oramai fuori da ogni controllo e da diversi giorni sotto scacco della frustrazione e della rabbia degli ospiti che rischia, inevitabilmente, di essere sfogata contro l’unico presidio delle istituzioni rimasto, quello dei Vigili del Fuoco appunto».
«Sosteniamo dunque in maniera convinta – ancora Perrone, Rodà e Piscioneri – la richiesta del personale dei vigili del fuoco al Comandante provinciale Carlo Metelli, del ritiro del presidio presso il distaccamento di Gioia Tauro, perché è inconcepibile e paradossale che venga messa a repentaglio - in un contesto drammatico - la vita di coloro i quali sono i custodi della sicurezza».
Per la Cisl di Reggio Calabria, c’è necessità di «risorse e non possono esserci dinieghi istituzionali locali, anche se gli importi sono inadeguati, quando si tratta di migliorare le condizioni di vita e messa in sicurezza della tendopoli di San Ferdinando e con i quali forse si sarebbero potuti garantire i servizi essenziali; anche perché altre soluzioni nel breve termine non sembrano emergere. E non si capisce perché non siano state affidate - cosi come annunciato qualche anno addietro - delle case sfitte o assegnati moduli abitativi per superare il problema della creazione di un ‘bidonville’».
Infine, come più volte proposto dalla Cisl Fai, «attraverso un percorso di integrazione e aggregazione lavorativa nelle aziende che insistono sul territorio, si sarebbe potuto evitare il fenomeno diffuso del caporalato, piaga irrisolta del territorio della Piana di Gioia Tauro».
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«Basta a soluzioni tamponi» è la conclusione. Per la tendopoli di San Ferdinando se ne sono viste parecchie negli anni, senza alcun risultato concreto. Da qui la richiesta, in particolar modo, a «dar seguito alle riunioni e ai tavoli tecnici, con risposte celeri e che possano far maturare una risoluzione del problema della tendopoli che ormai ci si trascina da anni». Per la Cisl infatti, da soli «le associazioni, il mondo della rappresentanza e gli enti locali, adesso possono far ben poca cosa senza un intervento incisivo, organico e ben definito dello Stato, la cui immediatezza è fondamentale per la sicurezza dei migranti stessi».
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