Avvenire di Calabria

Tendopoli e Immobili, Gioia Tauro accelera sull’integrazione

Francesco Creazzo

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La Piana di Gioia Tauro si prepara a un lungo inverno. Le istituzioni calabresi iniziano a pianificare l’anno che verrà. Tra meno di tre mesi infatti, come sempre è accaduto negli ultimi vent’anni, i paesini della zona saranno il punto di arrivo dei braccianti stagionali per la nuova stagione di raccolta degli agrumi. La grande maggioranza di loro è di origine africana, gli stessi lavoratori che nel gennaio 2010 diedero vita alla rivolta di Rosarno, per protestare contro le condizioni inumane di lavoro e di vita in cui ancora si trovano. Quest’anno, la piana di Gioia Tauro li accoglierà in un clima di transizione: la vecchia tendopoli di San Ferdinando, uno slumin cui quasi 600 migranti vivono per tutto l’anno, sta per essere definitivamente abbandonata. La nuova struttura di accoglienza temporanea ha aperto i battenti lo scorso 18 agosto: un centinaio di persone ha abbandonato il vecchio slum per le nuove tende. Un esodo proseguito lunedì scorso: altre 464 persone hanno trasferito la propria dimora nella struttura costata 300mila euro in finanziamenti regionali. Mancano 122 braccianti all’appello e i posti nella nuova tendopoli sono già terminati, prima ancora dell’inizio del flusso invernale dei lavoratori. È questo ciò di cui si è discusso martedì in Prefettura a Reggio Calabria: il prefetto Michele Di Bari ha presieduto la riunione operativa per l’accoglienza dei lavoratori extracomunitari stagionali. Al tavolo anche il neocommissario straordinario per l’area del Comune di San Ferdinando, i rappresentanti della Regione, gli altri sindaci e commissari dell’area, oltre a sindacati, forze dell’ordine, associazioni di categoria e una piccola delegazione di braccianti.

«In prossimità della nuova tendopoli – ha fatto sapere la Prefettura – è in via di allestimento una ulteriore struttura per i migranti che amplierà la disponibilità dei posti per l’accoglienza e consentirà di procedere allo smantellamento della vecchia tendopoli e alla bonifica del sito». «Ho voluto riunire – ha dichiarato a margine del vertice il prefetto Di Bari – gli 'Stati Generali dell’accoglienza' per sensibilizzarli verso un progetto di accoglienza diffusa anche ai fini di serie politiche di integrazione. Ciò nella consapevolezza che un equilibrato inserimento sociale tra le comunità locali è la condizione prima per il sereno svolgimento della vita quotidiana. A tal fine è necessario operare una circostanziata mappatura di immobili disponibili sul territorio da destinare alle esigenze alloggiative dei lavoratori migranti stagionali. Certo il percorso è lungo, tuttavia solo in questa prospettiva è possibile evitare l’incancrenirsi, come avvenuto in passato, di forme di 'emergenza' e di criticità al pari di potenziali rischi per l’ordine e la sicurezza pubblica».

Una situazione delicatissima, quella della prossima stagione degli agrumi sulla Piana di Gioia Tauro. La transizione dalla vecchia alla nuova tendopoli ha persino incontrato le rimostranze di un gruppo di nigeriani che lo scorso 18 agosto, sotto la guida della rete 'Campagne in lotta' e dell’attivista Veronica Padoan, figlia dell’attuale ministro all’Economia, avevano inscenato una lunga protesta contro lo sgombero del vecchio campo. Nella stessa struttura, lo scorso 2 luglio, un incendio aveva quasi totalmente distrutto le baracche di fortuna, fatte di lamiere, bastoni e teli di plastica dove, durante la stagione della raccolta, arrivavano ad alloggiare oltre duemila persone, contro una capienza massima di seicento. La priorità, adesso, è quella di trovare immobili, strutture 'solide' e agibili dove ospitare la marea umana che ogni inverno invade i paesini della zona, pur di guadagnare 20 euro per una giornata di lavoro nei campi.

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