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La scorsa settimana Regione Calabria e principali sigle sindacali hanno siglato un accordo per garantire un sostegno economico ai tirocinanti over 60 fino alla pensione. Tuttavia, la vertenza rimane aperta: Usb e Csa contestano l’intesa e un gruppo di lavoratori ha avviato una diffida per ottenere la stabilizzazione.
La Regione Calabria e Cgil, Cisl, Uil, NIdiL, Felsa e Ugl hanno siglato, la scorsa settimana, un accordo per garantire un sostegno economico ai tirocinanti over 60, appartenenti al bacino dei Tirocini di Inclusione Sociale (Tis), accompagnandoli fino alla pensione. L’intesa, raggiunta dopo un incontro con il presidente Roberto Occhiuto e l’assessore al Lavoro Giovanni Calabrese, prevede un assegno mensile di 631 euro fino al compimento del 67° anno di età, equivalente all’attuale pensione minima contributiva.
Obiettivo dell’accordo è permettere l’uscita graduale dal bacino dei precari attraverso un accompagnamento economico sicuro, riducendo al contempo la pressione sulle istituzioni pubbliche e favorendo percorsi di stabilizzazione per le fasce più giovani. Tuttavia, i tirocinanti over 60 potranno ancora essere assunti presso enti pubblici o privati, usufruendo degli incentivi previsti per le assunzioni di questa categoria. In tal caso, il sussidio economico decadrà automaticamente.
Per le sigle sindacali l’accordo sottoscritto è «un primo passo importante» per la risoluzione della vertenza, pur evidenziando la necessità di trovare soluzioni adeguate per gli oltre 3.000 tirocinanti ancora in attesa di una stabilizzazione. L’accordo, però, non placa le tensioni. L’Usb e il Csa, non presenti al tavolo, si sono dichiarati contrari all’intesa, considerandola «un escamotage che non risolve il problema delle stabilizzazioni ». Sul fronte legale, un centinaio di Tis si è rivolto all’avvocato Giovanni Mazzei, esperto di diritto del lavoro, annunciando una diffida con messa in mora della Regione Calabria.
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La richiesta è chiara: «la stabilizzazione del rapporto di lavoro a seguito dell’uso improprio del contratto a tempo determinato. Le norme europee parlano chiaro, e il percorso deve portare alla conversione a tempo indeterminato con tutti i diritti giuridici ed economici maturati nel tempo». Per Mazzei, «il meccanismo creato ha portato a un’illusione e a un raggiro delle regole, impedendo la trasformazione di questi rapporti in contratti stabili. La legge di settembre 2024 ha finalmente introdotto delle tutele per i lavoratori, e ora dobbiamo farle valere».
L’azione legale, qualora venisse avviata, avrebbe l’obiettivo di ottenere la conversione dei contratti a tempo indeterminato e il risarcimento dei danni subiti dai lavoratori. Parliamo sia del danno forfettizzato stabilito dalla Comunità Europea, sia di danni maggiori che potranno essere comprovati caso per caso».
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