Avvenire di Calabria

La data di celebrazione della Trasfigurazione è il 6 agosto, ovvero quaranta giorni prima della crocifissione di Gesù

Si celebra la Trasfigurazione del Signore, la fonte che rivela l’identità di Cristo

Si ricorda la miracolosa trasformazione di Gesù davanti agli occhi di tre dei suoi discepoli: Giovanni, Giacomo e Pietro

di Vincenzo Rini

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Dopo quaranta giorni dalla prima Esaltazione della Santa Croce, la commemorazione della Crocifissione, si celebra la Trasfigurazione del Signore. Oggi vediamo insieme cosa significa e perché si festeggia.

Perché Trasfigurazione?

Il termine “trasfigurazione” indica una sorta di trasformazione, che muta l’aspetto di qualcosa o di qualcuno, fino a renderlo diverso da come era in precedenza. In questo caso, la Trasfigurazione di Gesù si riferisce alla miracolosa trasformazione di Gesù davanti agli occhi di tre dei suoi discepoli: Giovanni, Giacomo e Pietro.

Perché si celebra il 6 agosto?

La data di celebrazione della Trasfigurazione è il 6 agosto, ovvero quaranta giorni prima della crocifissione di Gesù che, dalla Chiesa d’Oriente, veniva celebrata il 14 settembre. L’Esaltazione della Santa Croce in Oriente ha origini antiche, mentre In Occidente questa celebrazione ha avuto inizio solo a partire dal IX secolo.

Trasfigurazione del Signore, Dio presenta al mondo il figlio

La celebrazione delle domeniche del tempo ordinario viene oggi interrotta dalla celebrazione della Trasfigurazione del Signore. Per aiutarci a leggerne il significato ci vengono presentate dalla Messa tre testi che si completano a vicenda. Anzitutto la visione apocalittica di Daniele nella quale il “Vegliardo”, cioè Dio, presenta al mondo uno “simile a un figlio d’uomo”, che è reso partecipe in pienezza della gloria di Dio, unito al suo “potere eterno”.


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Si tratta di una profezia messianica che preannuncia Gesù: lui, che ripetutamente si presenterà come il “figlio dell’uomo”, partecipe della natura divina e della natura umana, uomo e Dio, che, assunto nella gloria del Padre, sarà dotato di un “potere eterno” perché “il suo regno non sarà mai distrutto”.

L'identità del Signore

E se Daniele preannuncia questo figlio d’uomo assunto a partecipare alla gloria di Dio, il brano evangelico di Matteo ci presenta il Signore Gesù trasfigurato nella gloria di Dio, accanto a Mosè ed Elia. Pietro vuole fare tre “capanne”, luoghi – secondo il linguaggio anticotestamentario – della presenza di Dio, mettendo in qualche modo sullo stesso piano Mosè, Elia e Gesù: ma resta poi solo Gesù, a significare che il “luogo” vero e unico della presenza di Dio è Gesù, lui che porta a compimento la legge e i profeti. E interviene la voce di Dio dalla nube, cioè dal cielo, a rendere noto che la vera, piena presenza di Dio sta solamente in Gesù, figlio di Dio, l’amato di Dio. In lui il Padre ha posto il suo compiacimento.

Lui ora è da ascoltare; lui solo è la “capanna” della presenza perfetta di Dio. La profezia di Daniele si è quindi realizzata in Gesù: lui che, nell’ultima frase del racconto evangelico precisa di essere quel “Figlio dell’uomo” preannunziato da Daniele, partecipe del potere e della gloria di Dio Padre.


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E mentre porta a compimento la profezia antica, la trasfigurazione di Gesù diventa essa stessa profezia. Gesù, infatti, annuncia ai suoi apostoli che la pienezza della sua manifestazione sarà quando lui sarà “risorto dai morti”. La trasfigurazione di Gesù, mentre rende manifesta la verità della profezia di Daniele, diventa profezia della gloria piena di Cristo morto e risorto.

La seconda lettera di Pietro

A completamento di questa rivelazione, ecco il brano della seconda lettera di Pietro, nella quale l’Apostolo documenta il valore della trasfigurazione, con la sua attestazione di “testimone oculare”: la voce di Dio che riconosce Gesù come Figlio suo, “noi l’abbiamo udita discendere dal cielo mentre eravamo con lui sul santo monte”.

Aggiunge, Pietro, che la verità di quella rivelazione deve diventare la “lampada” che illuminerà le oscurità della vita dei cristiani e della storia umana: Gesù Figlio dell’uomo, Figlio di Dio sarà per tutti i secoli “la stella del mattino” a cui l’umanità dovrà “volgere l’attenzione” fino al raggiungimento della Pasqua definitiva, nella luce di quel “giorno” in cui il Regno sarà compiuto e Cristo sarà tutto in tutti.

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