Avvenire di Calabria

Le parole di Irene Gaeta, figlia spirituale del Santo, che racconta di «quando Padre Pio mi disse: 'Aiuta la Calabria'»

Tropea, posata la prima pietra della Cittadella di Padre Pio

Redazione Web

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Il giornale onoine InTerris.it si è occupato della storia Irene Gaeta, signora di 81 anni, figlia spirituale di Padre Pio che vive a Roma, ma con il cuore ancora in Calabria. Quella terra per la quale sta lavorando a un progetto inspirato proprio dal Santo di Pietralcina: «Figlia Mia! La Calabria è una cosa grossa, grossa, grossa! Lì verranno a curarsi da tutte le parti del mondo». Così, scrive nella sua intervista Loredana Suma, nasce l'idea della “la cittadella di Padre Pio”, 180mila metri quadrati nel territorio comunale di Drapia. «È una cosa grande, grandissima per le mie forze, - spiega Irene Gaeta - ma è stato lui a chiederlo, un giorno, in un'apparizione, mi disse: 'Irene in Calabria ci sono tanti bambini e ragazzi che si ammalano, devi costruire una cittadella con un Centro di Cura Pediatrico, un Santuario, un Centro di Ricerca e un villaggio per i sofferenti perché ci saranno malattie e povertà'. Mi fece vedere il terreno dove costruire tutto questo, ma io non conoscevo e non conosco la Calabria, quindi che fare? Mi dissi! Raccontando ad un conoscente la richiesta di Padre Pio, mi disse che quel terreno esisteva, si affacciava sul golfo di Tropea e in tempi passati pare sia stato luogo privilegiato di apparizioni di Gesù dove si dice si sia proclamato Re dei Re. Era il 2006, non avevo soldi, né fondi, ma Padre Pio diceva ' vai avanti' e così ho fatto e sto facendo».

«Siamo in tanti ormai, ma devo fare un passo indietro, far capire che la costruzione della cittadella è lo sforzo di tante persone, io sono solo un mezzo. Una che 'ubbidisce', come mi disse il Padre nel 1962. Non è Irene, ma Padre Pio, io  sono la Fondatrice e presidente del gruppo di preghiera 'I Discepoli di Padre Pio, ci muoviamo insieme'. Negli anni '60 fui affidata da Padre Pio a padre Luigi Cattaneo, sacramentino, romano, morto in odore di santità. Tutt’oggi il mio direttore è padre Guglielmo Alimonti, ha ereditato i carismi di Padre Pio e il suo cuore cammina con noi. Chiesi a padre Gerardo di scrivere la regola dei Discepoli, ma lui disse di no: perché come frate di san Giovanni Rotondo non era ammissibile. Padre Gerardo si ammalò gravemente, stava morendo. Alle 5 del mattino all’improvviso vidi San Pio e gli chiesi la grazia per lui. Mi rispose:"La grazia gli è concessa! Digli che ti faccia la regola per i Discepoli di Padre Pio”. Alle 6.30 padre Gerardo si svegliò completamente guarito. Venne a Roma nella nostra casa di accoglienza a Vitinia e stese la bozza dello Statuto e la Regola di vita dei Discepoli di Padre Pio. Da allora le autorità della Chiesa mi hanno sempre sostenuta, ringrazio profondamente l'arcivescovo Rino Fisichella, che insieme al Cardinale Camillo Ruini ha approvato l’Associazione privata di fedeli 'I Discepoli di Padre Pio', nel gennaio del 2003. Successivamente è stata eretta anche l'omonima fondazione di culto e di religione».

«Tutte le opere volute da Padre Pio sono state realizzate con la Divina Provvidenza. Quante notti insonni, quante lacrime. Allo scadere della prima rata del mutuo per l’acquisto del terreno -2 milioni di euro - non avevo i soldi, servivano 550 mila euro. Era il 29 agosto 2007. La notte non dormii, pregai, Padre Pio chiese: 'Ma tu figlia hai fede nella Divina Provvidenza?'. Domandai: “Ma quale provvidenza?". Poi mi inginocchiai e risposi: “Sì padre ho fede'.  Il successivo 31 agosto alle 15.45 fu tutto risolto. Con mia grande meraviglia si era compiuto un miracolo. Da quel momento la Provvidenza non è mai mancata. Ad ogni scadenza, sul conto dell’Associazione dei Discepoli di Padre Pio si materializzava il denaro necessario per pagare quanto dovuto".L’attività di ricerca, assistenza e formazione sarà predisposta con i progetti in linea con gli obiettivi sanitari del piano Sanitario nazionale e regionale. Il personale sarà composto da medici, infermieri, psicologi, operatori socio-sanitari, maestri, direttori spirituali, sacerdoti e volontari, appositamente preparati per assistere sia le sofferenze del corpo che dell’anima. Non dimentichiamo che Casa Sollievo è stata voluta da Padre Pio con lo stesso scopo. Il progetto tecnico-scientifico è stato studiato e redatto dalla dott.ssa Marcella Marletta, direttore generale del Ministero della Salute. L’architetto che ha presentato il progetto è l'architetto Luciano Messina. Tengo a precisare che sono tutti e due volontari, hanno messo a disposizione con grande generosità la loro professionalità».

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