Avvenire di Calabria

Turismo e Sviluppo, Reggio Calabria accelera ma brucia energie

Attese ripagate: domanda in crescita, calendario dilatato e reputazione consolidata dentro e fuori confine. È stata un’estate positiva per lo Stretto

di Mariarita Sciarrone

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Il presidente di Confcommercio vede entusiasmo e chiede strategie servono scelte organizzative e di prodotto turistico più mature

A Reggio Calabria sono finalmente arrivati i turisti tanto attesi. Una stagione che si avvia a chiudersi con il segno più: flussi in crescita, destagionalizzazione avviata e una città che consolida la propria immagine nel panorama nazionale e internazionale. A fare il punto è Lorenzo Labate, presidente di Confcommercio Reggio Calabria. Dalle sue parole emerge una fotografia doppia: entusiasmo per l’aumento delle presenze da un lato, prudenza sulle ricadute economiche — ancora troppo concentrate su ristorazione e ospitalità breve — dall’altro.



Qual è secondo Confcommercio il bilancio dell’estate a Reggio Calabria? Il bilancio è complessivamente positivo. La città ha beneficiato di un incremento dei flussi turistici che non nasce dal nulla, ma prosegue un trend già visibile dallo scorso anno. Settembre, ancora caldo dal punto di vista climatico, ha di fatto allungato la stagione, contribuendo a consolidare la percezione di Reggio come una destinazione ormai in via di riconoscimento anche a livello internazionale. Questo non significa che il percorso sia compiuto: si intravede una traiettoria chiara verso la definizione di un vero polo turistico, ma perché tale prospettiva si traduca in risultati stabili e più diffusi occorre accompagnare i numeri con scelte organizzative e di prodotto turistico più mature.

Dove si concentrano i benefici economici e quali criticità emergono? I benefici, per quanto reali, non sono stati omogenei. Le attività che hanno intercettato in misura maggiore la spesa dei visitatori sono quelle legate al food e all’ospitalità, mentre altre tipologie di impresa hanno risentito di un turismo relativamente parsimonioso nelle spese sul territorio. Anche all’interno della ristorazione si nota una polarizzazione: i locali che richiedono un budget medio più alto, non hanno registrato gli stessi risultati dei format più accessibili. Alla base c’è una permanenza ancora troppo breve: Reggio viene spesso vissuta come tappa di transito verso mete vicine, da Tropea alla Sicilia fino alle Eolie. Questa funzione di hub non è di per sé negativa— immaginare l’aeroporto come porta d’accesso alle isole potrebbe anzi essere un’opportunità— ma per trattenere valore in città bisogna strutturare esperienze che spingano il turista a fermarsi, programmando itinerari e servizi già dal momento dell’arrivo. L’idea è non lasciare al visitatore tempi morti o scelte dispersive: accoglienza coordinata, pacchetti pronti e una regia condivisa possono trasformare un passaggio veloce in una permanenza significativa.


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Come si può valorizzare il territorio e l’identità locale? La leva principale è ricucire con decisione il rapporto con la provincia, che custodisce siti e tradizioni di straordinario valore. Gerace è un esempio emblematico: un luogo in cui la storia si è conservata, capace di offrire al visitatore quell’immersione culturale che in città, per ragioni storiche, è più difficile ritrovare. Ma la valorizzazione non è solo questione di luoghi: serve una scelta più “campanilista” nel senso positivo del termine, promuovendo in modo convinto i prodotti reggini sulle tavole e nello street food. Il bergamotto, soprattutto, dovrebbe diventare presenza visibile e quotidiana nell’esperienza del turista: penso a carretti ciclabili con succhi, granite e preparazioni a base di bergamotto, ad esempio. Valorizzare i nostri vini con la stessa convinzione— anche laddove oggi la ristorazione attinge a etichette siciliane — completerebbe il racconto di un’identità gastronomica coerente e orgogliosa.

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