Avvenire di Calabria

L'avvocato Francesca Panuccio racconta la due giorni di lavori in riva allo Stretto organizzata dal Servizio tutela minori e persone vulnerabili della diocesi di Reggio Calabria - Bova

Minori, la tutela del “cucciolo d’uomo” ferito

La professionista è componente della commissione: «È importante per l'adulto che affronta determinate situazioni di difficolta mettersi in ascolto innanzitutto partendo dal cuore»

di Francesca Panuccio *

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Tutela dei minori a Reggio Calabria. Qui di seguito vi proponiamo il racconto della due giorni di studi in riva allo Stretto fatto dall'avvocato Francesca Panuccio, componente della Commissione Servizio tutela minori e soggetti vulnerabili della diocesi di Reggio Calabria - Bova.

Tutela dei minori, al centro c'è la persona

L’incontro che si è tenuto al Seminario il 26 e il 27 giugno e che ha visto il Servizio per la tutela minori e delle persone vulnerabili, con la Commissione istituita da Sua Eccellenza monsignor Morrone, coinvolta in tutte le sue componenti e rappresentata da suor Ausilia Chiellino, in questo primo incontro di presentazione alla città, ha lasciato sicuramente in ognuno di noi tracce grazie alla testimonianza di suor Grazia Vittigni, psicologa e docente, tra le prime referenti del Servizio tutela minori e persone fragili, che ha suggerito spunti di riflessione e di azione.


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Quanti volti e quante voci sussurrate, quante lacrime sono tornate alla mente, mentre la relatrice parlava, a segnalare che la Persona resta al centro della nostra Vita.

Proprio mettendo insieme la tematica dello sguardo e quella dell’incontro, nella duplice funzione che svolgo da anni in città come avvocato e curatore di minori, voglio proseguire sul percorso di cui abbiamo sentito. È vero, come ci ha ricordato suor Grazia, che l’avvocato arriva sempre dopo che il fatto è accaduto, ma è altrettanto vero che deve dare voce in giudizio a un minore maltrattato o abusato, ferito profondamente nella sua duplice vulnerabilità come abbiamo sentito: sia in quanto oggetto di malsano “potere” da parte degli adulti, sia in quanto bisognoso di una protezione specifica, che la legge gli riconosce, perché minore di età.


PER APPROFONDIRE: Tutela dei minori, suor Grazia Vittigni: «Impegno di tutti». Ascolta il Podcast


Quando un avvocato incontra gli occhi di un bambino, sa di leggere nel suo sguardo spento, indifferente, rabbioso, sempre una richiesta di aiuto, che porta con sé il dovere dell’ascolto senza tempo, ma pieno di cura.

L'importanza dell'ascolto che parte dal cuore

L’ascolto adulto, quello vero, parte dal Cuore, e dunque non può essere pieno di ansia di giustizialismo, peggio ancora di voglia di protagonismo, o alla ricerca di scoop, che poco servono alla persona minore - che tenta di darci credito prima e fiducia poi - per farle recuperare serenità. E tanto più delicata è la vicenda che le carte ci fanno leggere, tanto maggiore ed oculata deve essere la ricerca degli strumenti più idonei da mettere in campo, e tanto più silenziosa e rispettosa della privacy del minore, nel suo esclusivo interesse.

La ricerca della verità processuale deve essere accompagnata dalla conoscenza delle norme e dunque dalla professionalità e dalla certezza che non si può restare in silenzio. Occorrerà perciò leggere gli atti, scrivere le difese, incontrare l’adulto abusatore nelle aule giudiziarie, non accettare strumentali rinvii, essere sentinelle vigilanti, durante le udienze, prima e dopo, allontanare con fermezza i tentativi di avvicinamento della famiglia allargata (sempre troppo presente in questi casi) e molto altro.

Aiutare il minore a riappropriarsi del "bello"

Accanto a questa figura vi è quella altrettanto significativa del curatore (speciale o no) che, come dice il termine, accompagna e cura la relazione con il minore, soggetto fragile, ferito, vulnerabile, al quale la nuova Cartabia attribuisce compiti sostanziali e processuali, affidando al magistrato il compito di indicarli, ma che potremmo dire - utilizzando quanto abbiamo sentito in questi giorni - deve prendersi cura della relazione. Ecco che allora la conoscenza del minore affidato, del contesto in cui vive, dei suoi interessi diviene, per chi è più piccolo, un’ancora nei primi momenti di solitudine, in cui l’adulto può diventare crudele, perché cerca di minarne la credibilità, e il minore si difende isolandosi, chiudendosi sulla sua ferita aperta e sanguinante.

Ancora una volta, spreco del tempo, pazienza, l’aiuto di persone competenti, il fare venir fuori le sue risorse nascoste, l’aiutarlo nella riscoperta del bello, di ciò che è pulito e trasparente, sono gli elementi necessari che il curatore, attraverso i propri compiti di vigilanza, sollecitazione e intervento processuale, deve realizzare nel prendersi cura di una relazione tutelante. E molto altro ancora...

«Necessario rendersi contro delle nostre fragilità»

Come ci ha ricordato suor Grazia Vittigni, non sono sufficienti le competenze isolate, mi sembrerebbe anche di potere aggiungere che potrebbero diventare autoreferenziali, mentre è certo che occorre il molto altro ancora. Il termine cura, questo atteggiamento che nasce dal cuore, può, direi deve, tradursi in attenzione, ascolto e azione. Ma perché questo avvenga, occorre un’assunzione di consapevolezza delle nostre fragilità.

Sono queste le linee lungo cui intende muoversi la Commissione diocesana Reggio-Bova che ha avviato il proprio lavoro, nella consapevolezza che occorre formarsi, per poi non chiudersi in autodifesa, anzi aiutare gli animi tiepidi a diventare risoluti, non giustizialisti, ma alla ricerca della verità, tessendo una rete di cui ognuno si senta parte, pronti anche a rispondere nel ruolo istituzionale che ricopre, a prevedibili attacchi, dettati a volte dalla non conoscenza, più spesso dalla volontà di creare confusione e discredito.


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Nel manifesto, la mano dell’adulto che si spinge a toccare quella del bambino ancora non la sa stringere, ma ci prova, nella consapevolezza che prenderci cura del “cucciolo d’uomo” significa continuare a crescere in un cammino difficile, per costruire una società in cui il “grido silenzioso dei piccoli” sia subito colto da ognuno di noi.

* Componente della Commissione diocesana Servizio tutela minori e soggetti vulnerabili

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