Avvenire di Calabria

Durante la prima udienza generale in presenza post Covid, il Pontefice: «Vogliamo essere padroni della terra ma roviniamo la biodiversità e l'equilibrio ecologico»

Udienza papa Francesco: «No alla sindrome di Babele»

Michela Nicolais

Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram
Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram

«Vogliamo essere padroni della Terra, ma roviniamo la biodiversità e l’equilibrio ecologico». Così il Papa, nella prima udienza generale in presenza dopo l’insorgere della pandemia di Covid-19, svoltasi nel Cortile di San Damaso, ha sintetizzato la "sindrome di Babele”, che avviene «quando non c’è solidarietà». Il racconto della Torre di Babele, infatti, per Francesco «descrive ciò che accade quando cerchiamo di arrivare al cielo – cioè la nostra meta – ignorando il legame con l’umano, con il creato e con il Creatore. È un modo di dire, questo accade ogni volta che l’uomo vuole salire, salire, salire senza tener conto dgli altri - ha spiegato a braccio: Pensiamo alla torre: costruiamo torri e grattacieli, ma distruggiamo la comunità. Unifichiamo edifici e lingue, ma mortifichiamo la ricchezza culturale. Vogliamo essere padroni della Terra, ma roviniamo la biodiversità e l’equilibrio ecologico. Vi ho raccontato in qualche altra udienza di quei pescatori di San Benedetto del Tronto che sono venuti quest’anno», ha proseguito il Papa ancora fuori testo: «Mi hanno detto: ‘Abbiamo tolto dal mare 24 tonnellate di rifiuti’, dei quali la metà erano plastica. Questi hanno la mistica di prendere pesci, ma anche rifiuti e portarli fuori per pulire il mare. Questo è rovinare la terra, non avere solidarietà con la terra, che è un dono, ed equilibrio ecologico». Poi Francesco ha citato un racconto medievale che descrive questa «sindrome di Babele», che avviene «quando non c’è solidarietà»: Dice che, durante la costruzione della torre, quando un uomo cadeva e moriva nessuno diceva nulla. Al massimo: ‘Poveretto, ha sbagliato ed è caduto’. Invece, se cadeva un mattone, tutti si lamentavano e se qualcuno era colpevole era punito. Perché? Perché un mattone era costoso. C’era bisogno di tempo e di lavoro per fabbricare mattoni. Un mattone valeva di più della vita umana. «Ognuno di noi pensi cosa succede oggi - l’invito a braccio - Purtroppo anche oggi può succedere una cosa del genere. Cade qualche quota del mercato finanziario - l’abbiamo visto sui giornali in questi giorni - e la notizia è in tutte le agenzie. Cadono migliaia di persone a causa della fame, della miseria e nessuno ne parla».

Articoli Correlati