Avvenire di Calabria

Un migliaio di persone provenienti da tutta la diocesi crotonese ha preso parte al momento di preghiera e ricordo

Un anno dopo il naufragio, a Cutro una Via Crucis per non dimenticare

Il vescovo Panzetta: «È nostro impegno, nessuno escluso, creare un clima di accoglienza, fraternità, rispetto e amicizia»

di Redazione Web

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Si è svolta ieri sera a Steccato di Cutro una partecipata Via Crucis per commemorare il primo anniversario del tragico naufragio che il 26 febbraio dello scorso anno causò la morte di 94 migranti, tra cui 35 minori.

Un anno dopo, una Via Crucis per ricordare le vittime del naufragio

Un migliaio di persone provenienti da tutta la diocesi crotonese hanno partecipato alla Via Crucis organizzata dall'arcidiocesi di Crotone - Santa Severina. Si sono incamminati sul lungomare, dietro la croce realizzata con i legni della barca naufragata un anno fa.


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Ad ogni stazione si è pregato e sono state lette riflessioni e testimonianze di migranti e soccorritori raccolte negli anni da volontari e operatori Caritas. È stata ripercorsa la drammatica vicenda di un anno fa, ma anche di chi intraprende i cosiddetti viaggi della speranza. Sono stati così riaccesi i riflettori sulle sofferenze e le speranze di chi cerca un futuro migliore, lontano dai drammi della guerra, delle violenze e della povertà.

L'esortazione del vescovo Panzetta

L'arcivescovo di Crotone, monsignor Angelo Panzetta ha guidato la Via Crucis. Accanto a lui c'erano il sindaco di Cutro, Antonio Ceraso, e l’imam della moschea di Cutro, Mustapha Achik. L'ultima stazione si è svolta proprio nel punto esatto della spiaggia di Steccato di Cutro in cui è avvenuta la tragedia. Nella sua riflessione il presule ha invitato, innanzitutto, a non dimenticare le vittime del naufragio. Ha richiamato, inoltre alla responsabilità di ciascuno, «nessuno escluso», affinché «intorno a noi si crei un clima di accoglienza, fraternità, rispetto e amicizia».

La testimonianza finale è stata quella di Vincenzo Luciano, il pescatore che per primo è intervenuto a soccorrere i naufraghi nella quale si fa un appello alla politica: «Sembra che in 10 anni, da Lampedusa a Cutro, non sia cambiato nulla: le persone continuano a morire in mare. Da non esperto non posso dare consigli, dico solo una cosa: impariamo a essere più umani. Vorrei dire al governo italiano ed europeo che quelli che partono sono nostri figli, sono uguali a noi, impariamo a essere più umani e vedrai che la legge si trova».


PER APPROFONDIRE: I vescovi calabresi sulla tragedia di Cutro: «Naufragio di umanità»


Prima della benedizione finale il vescovo Panzetta ha aggiunto: «Noi siamo qui a gridare che la fraternità inclusiva che il Vangelo ci chiede è l’unica strada per affrontare questi problemi. Non accogliamo per la paura, per la difficoltà di immaginare e progettare un futuro. Io confermo quello che ho detto l’anno scorso: abbiamo fame di uomini. L’arrivo dei migranti, quelli che hanno desiderio di lavorare di vivere dignitosamente, costituisce una prospettiva di benessere per il territorio. Serve una lungimiranza per progettare le cose e un cambiamento di mentalità».

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