
Tobia entra al Gom: cura e dignità per tutti
La commissaria Tiziana Frittelli: «Ascolto, accoglienza e accompagnamento sono le parole chiave per garantire dignità e diritto alla cura anche nelle situazioni complesse»
Don Stefano Iacopino attende la nostra telefonata al mattino, il nostro leggero ritardo - si sa i giornalisti vanno sempre di fretta - lo porta a scriverci su WhatsApp: «Veloce che devo andare in reparto». Adesso - nel svolgere il suo ministero di cappellano del Grande ospedale metropolitano - è più sereno. Pochi giorni fa si è sottoposto al vaccino, un primo passo verso la normalità.
Don Iacopino, come si sente?
Sto bene. Se la sua domanda è se ho avuto “effetti collaterali” dopo il vaccino anti-Covid, la mia risposta è no. Un po’ di mal di testa e un piccolo livido dove è stato inoculato il vaccino. Se devo dirle la verità, in passato, ho avuto più malessere dopo la somministrazione del consueto vaccino anti-influenzale.
Dalle sue parole sembra che sia stata una passeggiata...
Sarò sincero: prima di sottopormi al vaccino avevo qualche dubbio. Onestamente vedendo la risposta massiccia del personale ospedaliero, parlando a tu per tu con diversi medici ho capito che dovevo fidarmi. Per me, ma anche per il servizio che faccio: se conto le ore che passo fuori dall’ospedale sono davvero poche.
In effetti, lo scetticismo c’è, ma il Covid-19 non sembra volersi fermare.
Proprio per questo bisogna vaccinarsi! Attualmente è l’unica arma contro il Coronavirus. In questi mesi ho visto la situazione in cui versano le persone ricoverate: spesso è stato atroce. La verità è che, senza vaccino, non c’è cura specifica al momento. Per cui, con molto serenità, chi è nelle condizioni di farlo, deve farlo.
Com’è la situazione al Gom?
Ho notato negli ultimi giorni un aumento dei ricoveri. Ogni volta che i numeri crescono, chiaramente, aumenta anche la difficoltà a gestire la situazione. L’assenza delle famiglie per assistere i propri cari fa pesare ancor di più le mancate assunzioni che non sono state fatte come promesso. Il personale è ridotto all’osso e purtroppo molta gente rischia di restare sola. Pensiamo agli anziani che non riescono a gestirsi da soli e che sono i più colpiti dalla pandemia.
La sua azione non si è mai fermata, un bel segnale.
Siamo contenti di aver avuto tante volte anche l’arcivescovo con noi. Sono stati dei momenti vissuti con molta intensità che ci hanno aiutato a ricordarci la presenza del Signore nella nostra vita.
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